Ficarra & Picone, cinema e aneddoti di due cantastorie
Vite Ornella Sgroi racconta per HarperCollins la coppia di comici siciliani, dall’incontro in un villaggio turistico ai successi sul grande schermo
Curiosi, viaggiano. E raccontano, piccoli diogene in cerca della lanterna. Portandosi dietro un bagaglio di teatro, cabaret e tv satirica: da Zelig a Striscia la notizia, appena lasciata «per trovare nuovi orizzonti». Forti di una comicità geometrica, a strappi, misurata. Ficarra & Picone, 25 anni di carriera alle spalle, hanno nel Dna la narrazione per immagini dei cantastorie siciliani. La lanterna, la chiave di tutto, è il cinema. I due si incontrarono nel 1993 in un villaggio turistico a Giardini Naxos: Salvo l’animatore e Valentino il cliente. Subito amici. Il cinema, allora, era solo un sogno. «Lontanissimo».
Comincia così È la coppia che fa il totale (HarperCollins). La giornalista Ornella Sgroi, firma del «Corriere», racconta Ficarra & Picone dopo averli seguiti (e inseguiti) sul set e più volte incontrati come si incontrano gli amici per scambiarsi le idee e condividere una passione. Nel titolo viene citata, con un giro di parole, la battuta più celebre di un film del 1960, Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi di
Mario Mattoli. «È la somma che fa il totale». Più di un trattato sociologico. Roberto Andò nella prefazione scrive che se «la comicità è una delle sintesi supreme della cultura di un popolo» Salvo e Valentino hanno contribuito a spiegare il carattere degli italiani del nostro tempo, «un tempo non facile da intercettare, caratterizzato da una oscura inclinazione al risentimento».
I Nati stanchi del film del 2002 che segnò il loro debutto sono diventati il prete e il ladruncolo de Il primo Natale, uscito un anno fa nelle sale e ora in streaming. In mezzo c’è l’impegno civile de L’ora legale, l’attitudine al romanzesco e tanto olio di gomito. Pagina dopo pagina, arrivano aneddoti, confessioni e (pochi) rimpianti. Le serate nei pub dell’Isola. Le idee e i progetti finiti in 7 film. I pigmalioni come Luigi Maria Burruano, anima del teatro siciliano, e la regista Roberta Torre. La tradizione comica e l’esperienza di scena confluita nel 2017 nella rappresentazione de Le rane di Aristofane al Teatro Greco di Siracusa. Il ricco racconto di Sgroi è spezzato da brani di sceneggiatura. I dialoghi entrano nella narrazione, giunture di pensiero che aiutano a capire il vissuto di un film e il percorso creativo di due buffi con un’idea del cinema sempre più matura.