Sci, altro trasloco per Covid Dall’Nba alle moto: i nuovi stop L’eccezione Marcialonga
Dopo Wengen, anche Kitzbuehel rinuncia. Alla gara di fondo 6 mila al via
Il Circo Bianco non sa più dove piantare le tende. Respinti dalla svizzera Wengen — nel bernese ci sono diversi focolai di Covid — lo slalom e la discesa di Coppa del Mondo del prossimo fine settimana erano stati riprogrammati sulle piste di Kitzbuehel, dove gli austriaci si erano impegnati a smaltire gli arretrati in due weekend successivi: due slalom, due discese e un superG. Ma, ieri, un’esplosione di casi (attribuita a un gruppo di aspiranti maestri di sci britannici in trasferta) ha scombinato le carte: Kitz è «rossa», i due slalom saranno ospitati nella vicina Flachau sperando che la situazione si normalizzi e più avanti si possa confermare la discesa sulla Streif, cruciale dal punto di vista mediatico.
L’ondata invernale dell’epidemia sta mettendo a dura prova tanti grandi eventi sportivi. Sul fronte Nba, dopo il rinvio di Celtics-Magic, stessa sorte ieri per Hawks-Suns: il tracciamento dei contatti con positivi al virus non consente ai padroni di casa di Atlanta di disporre del numero minimo di otto giocatori a referto. Le squadre con almeno un giocatore positivo o in isolamento sono dieci con Miami (otto casi) in testa alla classifica. La Nba ha irrigidito il protocollo Covid, giudicando decisive per la sopravvivenza stessa del campionato le prossime due settimane. Giocatori e staff sono confinati in albergo o a casa, la permanenza negli spogliatoi è limitata a 10 minuti, si entrerà in campo solo un attimo prima del match (durante il quale ogni contatto non di gioco è proibito, dal «cinque» agli abbracci) e si uscirà di corsa al suono della sirena. La mascherina dovrà essere indossata appena messo un piede fuori dal rettangolo e ci sarà una «cool down chair» per squadra, una poltrona isolata dove gli atleti sostituiti rifiateranno senza protezione sul viso.
Se la F1 al momento si è limitata a rimandare a novembre il Gp d’Australia previsto in apertura (e ha reintrodotto Imola), l’atletica ha ridotto all’osso la stagione indoor e cancellato quella del cross country, annullando Europei e Mondiali. In un contesto in cui tutti gli eventi di massa (come le maratone di Londra e Parigi) sono stati spostati in autunno dopo la prima cancellazione del 2020, stupisce resista la Marcialonga, antica e celebre gara di fondo con 6.000 partenti. Com’è pensabile convogliare il 31 gennaio migliaia di persone in Val di Fiemme e Fassa in un’Italia paralizzata dai divieti dov’è consentita solo l’attività d’elite? Sfruttando una circolare dello scorso 23 novembre con cui il presidente della Fisi, Flavio Roda, ha attribuito la qualifica di «atleta di interesse nazionale» a decine di migliaia di tesserati. Al pari di Sofia Goggia e Dorothea Wierer, uno sciatore settantenne può viaggiare liberamente sul suolo italiano per gareggiare in decine di eventi. In caso di controllo delle autorità di polizia, gli basterà esibire tesserino Fisi e copia della circolare. Gli organizzatori della Marcialonga garantiscono distanziamento e protocolli rigidissimi lungo i 70 chilometri del percorso ma qualche perplessità resta.