Corriere della Sera

Troppo spazio alla concorrenz­a, le anomalie del servizio pubblico

- Di Aldo Grasso

Ci sono cose che proprio non capisco. Colpa mia. Non capisco perché le immagini del presidente Giuseppe Conte che provengono da Palazzo Chigi non sono girate dal Servizio pubblico, ma da una struttura alle dipendenze di Rocco Casalino. Quando Silvio Berlusconi mandava ai tg le cassette registrate dei suoi interventi, tutti abbiamo gridato allo scandalo. Adesso è normale? È giusto che un premier usi il Covid come scusa per una simile forma di controllo? La Rai giustifica questa anomalia sostenendo di voler evitare che operatori dell’azienda possano «infettarsi» nelle stanze di Palazzo Chigi.

Non capisco perché la Rai dia così tanto spazio alla concorrenz­a, nella fattispeci­e a Maria De Filippi. Inviti al Festival di Sanremo, inviti in trasmissio­ni, inviti di lunga durata da Fabio Fazio.

È normale? Maurizio Costanzo e Maria De Filippi godono di così tanti privilegi da poter praticare il crossover a loro piacimento? O vedremo presto Fazio ospite di «Amici»? O vedremo presto Maria De Filippi produrre per la Rai e condurre per Mediaset? Non capisco perché il ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni abbia voluto creare una piattaform­a streaming, ITsArt, «per valorizzar­e nel mondo l’offerta culturale italiana e in particolar­e gli spettacoli dal vivo». L’idea è stata subito battezzata, con sprezzo del ridicolo, la «Netflix della cultura» o la «Netflix di Stato». Al di là di ogni discorso sugli investimen­ti (soldi del Recovery fund, della Cassa Depositi Prestiti o del Fondo unico dello spettacolo?), il ministro non ha fatto altro che svilire il già precario ruolo del Servizio pubblico. Non bastano Rai5 o Rai Storia? Salvo Nastasi pensaci tu. Non capisco perché la docu-serie «SanPa», di cui tutti abbiamo scritto bene, abbia voluto infierire su Vincenzo Muccioli affidando la difesa del Fondatore e dei suoi metodi di recupero al «soldato di San Patrignano» Red Ronnie. Una vera perfidia.

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