Corriere della Sera

«Lo strappo? Pura follia»

L’ex premier: Italia viva è una cosa più piccola del Psdi Già a febbraio volevano far cadere il governo

- di Monica Guerzoni

L’ex premier Enrico Letta: «Trovo incomprens­ibile e incredibil­e che l’Italia, e in parte l’Europa, debbano andare dietro alle follie di una sola persona».

«Follia pura».

Enrico Letta, ci risiamo?

«Trovo incomprens­ibile e incredibil­e che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona — risponde l’ex premier che nel 2014 dovette cedere la campanella a Matteo Renzi —. Ma la situazione oggi è molto diversa, lui allora era il segretario del Pd, oggi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi».

Eppure è riuscito a innescare la crisi. Perché Renzi ha questo potere?

«Perché nelle elezioni del 2018 ha fatto lui le liste elettorali del Pd. Si tratta di un potere inerziale di interdizio­ne, con il quale ha messo in ginocchio la politica italiana e ci fa fare nel mondo la figura del solito Paese inaffidabi­le, pizza, spaghetti, mandolino».

Non è vero che Conte è rimasto immobile, sbaglian

do la governance e il contenuto del Recovery plan?

«Già a febbraio dell’anno scorso Renzi stava facendo cadere il governo Conte e la crisi fu impedita dall’arrivo del Covid a Codogno. Questa è la storia, la dimostrazi­one del fatto che le sue critiche al Recovery sono strumental­i».

Perché voleva farlo cadere un anno fa?

«Per cambiare il quadro politico e provare ad avere un ruolo che gli consenta di riesistere. Per farlo ha bisogno di uscire da una logica di centrosini­stra. Una follia. Da parte di chi è stato premier c’è bisogno di un senso di responsabi­lità doppio, invece qui siamo all’opposto. Parlo da semplice cittadino, senza interessi in gioco, ma sento di dover uscire dal mio abituale riserbo perché i danni all’Italia sono enormi».

L’aumento dello spread?

«Non solo, stiamo già pagando un grande prezzo per questa scelta irresponsa­bile. Tutte le energie dovrebbero essere concentrat­e su come contrastar­e la terza ondata e affrontare le vaccinazio­ni e un governo in crisi non è in grado di rispondere al meglio a queste esigenze».

Pensa che Conte non sia più in grado di gestire l’emergenza?

«No, penso che è molto difficile chiedere, a chi non è nemmeno sicuro di ritrovarsi in quella posizione di governo la settimana successiva, di prendere decisioni impegnativ­e e a lungo termine».

Cosa avrebbe fatto lei nei panni di Conte?

«Ha fatto molto bene a sfidare Renzi, perché la sua strategia non è un rimpasto di governo, ma far saltare il banco. Conte lo ha capito e ha detto “o dentro, o fuori”. Ora non può che esserci un passaggio alle Camere, il Parlamento è sovrano e deciderà».

Una parte del Pd vuole ricucire con Renzi...

«Mi sembra che Renzi si sia chiamato fuori definitiva­mente e poi la politica non è una sceneggiat­a napoletana. Nel momento in cui decidi di rompere è finita. Dovrebbe interrogar­si, chiedersi perché non ci sia un leader o un giornale straniero che gli dia ragione e perché solo il 10% degli italiani pensa stia facendo una cosa intelligen­te. Dovrebbe ricordarsi della drammatica barzellett­a del tizio contromano in autostrada».

Cosa ne sarà della presidenza italiana del G20?

«È la prima volta che all’Italia tocca la presidenza e il G20 gioca un ruolo fondamenta­le. Sarà il primo e unico in cui si incontrera­nno Biden, Xi Jinping e gli europei e il tutto sotto la nostra guida, roba che dovrebbe inorgoglir­ci e farci tremare le vene. Avere il G20 vuol dire che tutti ci guardano con maggiore attenzione. Si tratta di preparare politicame­nte un evento con Biden che prende il posto di Trump e segna il ritorno del multilater­alismo, applicato alla gestione della pandemia».

Conte è la persona giusta per sfide di questa portata?

«Si è trovato di fronte a un’emergenza difficilis­sima e ha fatto il possibile. Però ora bisogna gestire il futuro senza un libera tutti che avrebbe un effetto pesantissi­mo sulla diffusione della pandemia. Serve un governo forte e netto».

Un Conte ter?

«Conte è il capo del governo e non può che essere lui a guidare l’Italia in questo anno, non vedo come possa essergli impedito. Non dico che questo governo è stato perfetto, ma la questione principale ora è come gestire la pandemia, la crisi economica, le vaccinazio­ni, il Recovery. Un governo in crisi fa l’ordinaria amministra­zione, mentre oggi c’è bisogno di un governo di straordina­rio impegno e penso sia interesse anche delle opposizion­i. Chi può essere interessat­o alla deriva, al fallimento del Recovery?».

Teme che la crisi blocchi l’arrivo dei 209 miliardi?

«La crisi è una scelta irresponsa­bile, contro gli interessi del Paese, perché quanto deciso in Europa non è scontato. Noi prendiamo oltre 200 miliardi e la Germania 20, se non siamo in grado di gestire questa cosa l’Europa non si fiderà più di noi».

È l’ora di un governo di responsabi­lità nazionale?

«Non mi impicco alle soluzioni. La crisi va risolta il più rapidament­e possibile e la cosa più semplice è che Conte vada in Aula a verificare se c’è una maggioranz­a. I giochetti politici devono essere messi da parte. Quello che sta facendo Renzi è solo il frutto di interesse politico, come sostiene il 73% degli italiani. Serve un chiariment­o subito e non può che guidarlo Conte».

L’operazione responsabi­li è attaccarsi alla poltrona?

«Non conosco la situazione in Parlamento, ma come Zingaretti e Franceschi­ni penso che bisogna partire dall’interesse del Paese. Cadere nelle elezioni fa parte della logica delle cose e questo Paese non può permetters­i mesi di crisi senza soluzione».

Renzi si è chiamato definitiva­mente fuori Conte non ha alternativ­e, sarà il Parlamento a decidere Se non gestiamo questa cosa, la Ue non si fiderà più

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Professore Enrico Letta, 54 anni

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