Di Maio evoca la maggioranza «trasversale» di von der Leyen
Cinque Stelle in attesa: la via — quella di un ingresso dei «responsabili» nel governo — è tracciata, la scelta chiara, ma gli sviluppi sono imprevedibili. E dipendono anzitutto dalle mosse di Giuseppe Conte e dalla volontà del premier di assecondare o meno le garanzie che chiedono gli eventuali nuovi volti della maggioranza.
Così, i pentastellati si trovano in un limbo. I vertici ribadiscono che «Il Movimento è compatto, tutte le anime hanno la stessa unità di intenti». Fonti parlamentari ribadiscono che «l’idea che si possa andare avanti con altri equilibri di maggioranza è stata accettata». E a muoversi in prima linea è Luigi Di Maio, che da tempo lavora sottotraccia a una exit strategy viste le frizioni con i renziani. Il ministro tesse la tela della diplomazia, segue la regia della crisi. I suoi rapporti con i forzisti sono migliorati, sono più saldi (non a caso Renato Brunetta poche settimane fa lo ha elogiato).
Di Maio getta il sasso nello stagno con un post su Facebook in cui cita «l’elezione della presidente Ursula von der Leyen» (che ha visto un asse trasversale tra le forze della maggioranza giallorossa e gli azzurri, ndr) e lancia un appello «a tutti i costruttori europei che, come questo governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto». Poi più tardi ai suoi ripete: «È importante dare stabilità al Paese, non abbiamo bisogno di scossoni, l’Italia non può permettersi uno choc, la priorità per tutti deve essere il Paese».
«Il presidente Mattarella è il nostro faro — prosegue il ministro — e dobbiamo lavorare affinché arrivino risposte ai cittadini, quanto accaduto è sconcertante e sarà la storia a esprimere il suo giudizio». Di Maio parla di un appello, il suo, «rivolto a tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore l’Italia e gli italiani». «Dobbiamo stringere un patto di responsabilità al fianco del presidente Conte, che tuteli il comparto produttivo e le nostre imprese», spiega l’ex capo politico.
Ma gli scenari restano complessi e potrebbero portare a conseguenze impreviste anche nel Movimento. Si parla di un pressing dem per passare in ogni caso a un Conte ter. Ma c’è chi obietta: «Siamo e restiamo nel Conte bis. L’alternativa, fatte salve le indicazioni del Colle, è il voto». Lo spettro di un rimpasto agita ancora le acque in casa pentastellata: una fetta dei parlamentari ha nel mirino la riconferma di alcuni big come Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.
Non solo. La variabile impazzita in questo scenario è rappresentata prima di tutto dalla nascita dei gruppi «di Conte». Nel Movimento sono convinti che l’eventuale nuovo gruppo comporterebbe inevitabilmente uno strappo da parte di decine di parlamentari ora nei gruppi M5S pronti però a traslocare tra le fila del premier, ipotizzando un futuro a lungo termine del progetto. «Se ciò dovesse accadere Il Movimento si lacererebbe definitivamente», commenta un esponente di primo piano. Ma c’è chi è convinto del contrario: «Sarebbe una bad company composta da chi non crede più in noi». Un altro dubbio nell’attesa.
Il ministro si rivolge ai «costruttori europei»: il Paese non ha bisogno di scossoni