Dalle new entry a Marcucci e Cancelleri, chi prende quota nel totonomi
In 24 ore gli scenari si sono semplificati brutalmente, spazzando, almeno per ora, ipotesi di premier terzi, di larghe intese e chissà che altro. Ora Giuseppe Conte sembra avviato a chiedere la riconferma, con l’aiuto dei veri o presunti «responsabili» e senza Italia viva. L’alternativa sembra solo un governo «elettorale», che ci porti cioè alle urne a giugno, con premier possibili come Marta Cartabia o Luciana Lamorgese.
La prospettiva di un Conte ter porta a ragionamenti diversi rispetto all’organigramma del governo che verrà (sempre che venga). Perché il premier ora si trova di fronte a un’alternativa secca: provare a sostituire solo i due ministri e il sottosegretario che sono venuti meno con la defezione di Italia viva (Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto), oppure allargare l’operazione di maquillage, consentendo qualche aggiustamento in corsa rispetto a uno scheletro che rimarrà comunque analogo al precedente.
La composizione del governo è un gioco di prestigio: si tratta di individuare le personalità migliori, le più competenti, senza tralasciare gli equilibri dei partiti, e, ancora più difficile, i rapporti di forza interni dei singoli componenti della coalizione. I responsabili non sono un partito. Saranno tre o quattro gruppi e parlamentari singoli.
Come ricompensarli? Con la prosecuzione della legislatura, naturalmente. Ma anche e soprattutto con poltrone. Considerando che ce ne sono due da ministro, difficilmente andranno a peones. Tra i personaggi di peso coinvolti c’è Bruno Tabacci, che potrebbe ambire a una poltrona. Se l’operazione si allargasse ci sarebbe Renato Brunetta. I ministri, con gli spacchettamenti di Trasporti e Infrastrutture e Cultura e Turismo, potrebbero crescere. Accontentando un responsabile alla Camere e due al Senato, più difficilmente controllabile. Girano nomi anche poco noti, come quello di Lorenzo Zulino, presidente del Forum italiano dell’Export, che potrebbe diventare sottosegretario. Conte, poi, potrebbe decidere di allargare il rimpasto. Il Pd è pronto con tre uomini di punta: Andrea Orlando (all’Ambiente al posto del M5S Sergio Costa), Andrea Marcucci (al Lavoro, al posto di Nunzia Catalfo, M5s) e Graziano Delrio (ai Trasporti). I 5 Stelle sperano che il ministro del Sud Giuseppe Provenzano (vicino anche a Orlando) levi le tende per piazzare il loro Giancarlo Cancelleri. Alle Infrastrutture potrebbe farsi largo Stefano Buffagni. E poco altro. Perché comunque, in questo caso, la necessità per il premier sarebbe di rimarcare la continuità con il governo precedente.
Scenario totalmente differente se dovesse tornare in scena, ma ora pare difficile, Italia viva. In quel caso tornerebbero nel tabellino i nomi di Maria Elena Boschi e di Ettore Rosato. Ma la suspence sarà sciolta solo con il voto in Parlamento.