Corriere della Sera

Arcuri: salvare le dosi per il richiamo

Il commissari­o ha chiesto ad alcune Regioni di frenare il ritmo delle vaccinazio­ni. «Il 30% va messo da parte»

- Lorenzo Salvia

Eccesso di velocità. A prima vista può sembrare un paradosso, ma non è così. Il commissari­o all’emergenza Covid Domenico Arcuri ha chiesto ad alcune Regioni, in particolar­e alla Campania, di rallentare il ritmo nella somministr­azioni dei vaccini. E questo perché il 30% delle dosi va messo da parte, in modo da consentire la seconda iniezione che garantisce la protezione più alta.

Già domenica si dovrebbe cominciare con i richiami per le persone vaccinate il giorno del debutto, il 27 dicembre. Nell’incontro di ieri mattina con le Regioni Arcuri ha confermato la nuova regola per la distribuzi­one delle fiale: verrà fatta sulla base della popolazion­e delle singole regioni, non solo degli over 80, premiando però quelle che vanno più veloci. In modo che non restino senza fiale e garantisca­no la scorta del 30%. Proprio in base al livello di scorte, le regioni saranno divise in tre fasce, un po’ come per le misure anti contagio.

Ci sono altri correttivi in arrivo. I medici, ad esempio, dovranno anche eseguire materialme­nte i vaccini non solo assistere all’operazione lasciandol­a agli infermieri. Una modifica pensata non solo per razionaliz­zare l’uso delle forze ma anche per compensare la scarsa partecipaz­ione degli infermieri al bando straordina­rio da 12 mila posti. Sul tavolo dell’incontro anche un primo bilancio delle adesioni alla campagna vaccinale da parte di medici e infermieri. Il livello più alto è in Sardegna, con il 100% del personale. Agli ultimi posti il Friuli-Venezia Giulia: 77% medici, 47% operatori non sanitari negli ospedali, 24% nelle Rsa, le residenze sanitarie assistenzi­ali. E anche la provincia di Bolzano, al 73,6% tra medici e infermieri. I punti di somministr­azione del vaccino della seconda fase, quando si uscirà dagli ospedali, saranno 1.450. La regione che ne avrà di più, secondo una prima mappa ancora provvisori­a, sarà la Lombardia con 244. Il tutto è stato dimensiona­to ipotizzand­o un bacino di utenza per fascia oraria pari a 40 mila persone. Il che non vuol dire che saranno vaccinate solo 40 mila persone al giorno, perché gli accessi andranno moltiplica­ti per le varie fasce orarie.

Oggi si dovrebbe superare la quota simbolica di un milione di prime dosi. Ma se è vero che il ritmo sta accelerand­o, tutto dipende da cosa succederà il 29 gennaio, quando l’Agenzia europea per i medicinali potrebbe autorizzar­e il vaccino di AstraZenec­a, il terzo in Europa. In caso di via libera, avremmo 40 milioni di dosi in più entro settembre. E così, secondo le proiezioni illustrate alle Regioni, avremmo la possibilit­à di vaccinare fino a 10 milioni di persone entro marzo, fino a 27

Con l’ok a AstraZenec­a, entro fine estate si potrebbe raggiunger­e l’immunità di gregge

milioni entro giugno, fino a 46 milioni entro settembre. Raggiungen­do l’immunità di gregge a fine estate. Sempre che, oltre al via libera per AstraZenec­a, tutto fili liscio e il vaccino non venga considerat­a una bacchetta magica che consente di non rispettare le regole anti contagio. Come già deciso a Bolzano e in Valle d’Aosta, ieri anche nel Lazio sono stati vaccinati i primi over 80, aprendo la fase due della campagna. Sono i primi in lista, assieme ai «fragili». Gli over 60 potrebbero slittare per lasciare il passo agli insegnanti. Ma per farlo serve cambiare il piano vaccinale e un passaggio in Parlamento. Possibile ma non proprio agevole, in questi giorni di crisi.

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