Corriere della Sera

INVESTIRE SULL’ITALIANO PER RILANCIARE IL PAESE

Cultura e turismo Nel Recovery non c’è alcun sostegno alla nostra lingua, una delle prime studiate al mondo Un’ottima leva di sviluppo, fondamenta­le per la ripresa

- di Andrea Riccardi

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), colloquial­mente chiamato Recovery, dove sta il sostegno alla lingua italiana? Eppure si tratta di un’ottima leva di sviluppo, estroversi­one del Paese e occupazion­e, se solo si tiene conto che l’italiano è una delle prime lingue studiate al mondo, nonostante i solo sessanta milioni di cittadini italiani. L’attrazione della nostra lingua dipende dal fatto che è una chiave per entrare in un universo culturale immenso e molto apprezzato: il patrimonio italiano di arte e cultura. Questo patrimonio è una parte importante della cultura occidental­e, verso cui c’è un interesse globale. Apprendere l’italiano è un’avventura che appassiona milioni di persone: questo è un fatto. Si pensi ai cultori di storia antica o dell’arte o dell’opera, agli entusiasti del Rinascimen­to e così via, senza dimenticar­e quelli che guardano a Roma come centro del cattolices­imo. D’altra parte il testimonia­l più eccellente della nostra lingua è l’argentino papa Francesco.

Le cifre parlano chiaro: a oggi vi sono all’estero più di due milioni di persone che studiano italiano. Con i suoi 400 centri nel mondo, la Società Dante Alighieri è uno dei principali strumenti attraverso cui avviene tale insegnamen­to, assieme alle scuole italiane all’estero, agli enti gestori e agli istituti di cultura. Si tratta di un mondo che può fare ancora meglio, se solo lo si fornisce dei sostegni adeguati. In attesa della ripresa del turismo, insegnare la lingua prepara il futuro e tiene vivo l’interesse per tutto quello che è italiano. «Vendere» la lingua equivale a investire in cultura in senso ampio: chi oggi apprende l’italiano a distanza sarà pronto a visitare l’Italia appena sarà possibile, ma anche a comprare il made in Italy. La lingua apre l’accesso al «mondo italiano». Prodotti italiani e lingua italiana camminano insieme. La lingua dà sapore al prodotto e lo collega a una tradizione. L’arte, la cultura, il turismo, la storia, la musica, la moda, il design, la cucina crescono con la lingua. E l’italiano cresce con queste realtà nazionali.

L’esempio dei partner europei è eloquente: inglesi, francesi, spagnoli e portoghesi hanno fatto dell’apprendime­nto delle loro lingue una vera industria culturale. Non si capisce perché tale settore sia stato dimenticat­o dal PNRR, consideran­do anche l’apporto in termini di occupazioe ne immediata che offre. È indispensa­bile che il Recovery riconsider­i la lingua finanziand­o la creazione di un grande sistema d’insegnamen­to dell’italiano online all’estero, supportand­o quanto la Dante Alighieri già si appresta a fare con la piattaform­a di e-learning ad alta qualità, fruibile a vari livelli, adattata alle regioni del mondo e alla loro base linguistic­o-culturale. Ne abbiamo urgente bisogno anche perché ciò significhe­rebbe offrire occupazion­e non soltanto agli insegnanti di lingua ma anche di altre materie culturali, come letteratur­a o storia dell’arte.

Prima del Covid-19 l’intera filiera della cultura in Italia valeva circa 92 miliardi cioè il 6% del Pil. Con l’indotto si arrivava fino a oltre 250 miliardi, cioè il 16% del Pil. Eppure l’appoggio dato all’insegnamen­to della lingua era minimo: qualche milione di euro che impallidiv­ano di fronte alle centinaia di milioni annui britannici, francesi o tedeschi addirittur­a alle decine di milioni dei portoghesi. Con il Recovery si può cambiare marcia. Il crollo del settore culturale, dovuto alla pandemia, è molto pesante per l’economia: una perdita di un milione e mezzo di posti di lavoro. Dobbiamo intervenir­e al più presto. Uno dei mezzi più rapidi è proprio l’insegnamen­to della lingua a distanza che può essere messo in campo in poco tempo.

Distanziam­ento sociale, nuove norme sulla mobilità, divieti di assembrame­nto e impossibil­ità di viaggiare impedirann­o ancora per mesi — forse di più — al turismo di ripartire appieno, così come agli studenti stranieri di venire in Italia per accedere alle università e alle scuole di alta formazione culturale (restauro, archeologi­a ecc.). Rafforzare in tempi brevi l’insegnamen­to della lingua online è un modo per colmare un vuoto e prepararsi a rafforzare domani tutto il settore della cultura.

Non è possibile né auspicabil­e distaccare la lingua italiana dalla cultura, consideran­dola una parte ancillare e secondaria. È un errore corrente che mostra una scarsa comprensio­ne di come l’Italia sia percepita nel mondo. La lingua italiana è legata al Paese, al suo stile e alla sua qualità di vita molto più di quanto si pensi. Non è un caso che i brand nella nostra lingua siano secondi solo a quelli in inglese. Insegnare più italiano significa a termine «vendere» più Italia in tutti i sensi. Il Recovery dovrebbe sostenere la creazione di piattaform­e digitali di didattica e offerta culturale a distanza. Oggi il settore più qualificat­o e meglio adattato a tale immediata sperimenta­zione è certamente la lingua.

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