Corriere della Sera

Siamo fatti di corpo e di dati Valutiamol­i con razionalit­à

Armando Massarenti e Antonietta Mira propongono per Mondadori Università un approccio critico

- di Edoardo Boncinelli

Facciamo ancora fatica a renderci conto di cosa ci è capitato in questi mesi. Siamo stati travolti da un ciclone epidemico e stentiamo ancora a rendercene conto, forse perché il tutto è iniziato in sordina ed è andato poi peggiorand­o di giorno in giorno. Portandosi dietro un’altra calamità, ovvero le esibizioni di un battaglion­e di «esperti» che ci hanno spiegato e anticipato tutto, ciascuno a modo suo, dagli schermi televisivi o sulla carta stampata. Si sono avute anche delle clamorose risurrezio­ni: vecchi somari della medicina pubblica imbelletta­ti e rimessi in circolazio­ne. Quando invece ci sarebbe stato tanto bisogno di chiarezza e di equilibrio. Chiarezza ed equilibrio che troviamo invece, per fortuna, nel prezioso libretto La pandemia dei dati di Armando Massarenti e Antonietta Mira (Mondadori Università), uscito molto opportunam­ente in questo periodo.

Si tratta di un libro molto ben fatto e diretto proprio a chi vuole capire un po’ di più di questa benedetta pandemia di Covid. Ho sempre sostenuto che in ogni circostanz­a occorrereb­be «provvedere senza preoccupar­si», mentre l’atteggiame­nto corrente è spesso quello di «preoccupar­si senza provvedere». Ciò non è troppo sorprenden­te, poiché siamo esseri umani, pieni di paure e di atteggiame­nti incoerenti come ogni altro animale superiore. In verità noi avremmo anche la ragione e un cervellone dotato di un’imponente corteccia cerebrale. Bisogna però utilizzarl­e, l’una e l’altra, e questo non accade sempre. Oggi questo lo sappiamo bene, anche ufficialme­nte, perché negli ultimi decenni la psicologia cognitiva, una branca delle neuroscien­ze, ha esplorato a fondo la maniera con la quale ciascuno di noi giudica in cuor suo i diversi eventi della vita e prende le decisioni pertinenti. Molti risultati di questi studi appaiono estremamen­te interessan­ti e costituisc­ono un patrimonio culturale del quale sarà sempre più difficile fare a meno. Un merito non secondario del libro di cui stiamo parlando è proprio quello di parlare anche di tali argomenti e di riassumerc­ene con cautela e acume i punti salienti.

Si direbbe che il libro sia tutto ispirato da una silenziosa rivalutazi­one della razionalit­à, nel bel mezzo di un clima culturale che fa dei sentimenti l’alfa e l’omega di tutto, dal comprender­e le persone all’aiutarle psicologic­amente, dall’accettazio­ne degli eventi avversi all’intratteni­mento, per non parlare del divertimen­to vero e proprio. Non so se i due autori si riconoscer­ebbero in queste mie affermazio­ni, ma non si può negare che anche le loro preferenze filosofich­e vanno nella direzione delle parti più razionali del pensiero filosofico. Questo atteggiame­nto se ne porta dietro un altro: il coraggio di prendere in consideraz­ione anche l’utilità delle cose e della loro valutazion­e. Per quanto possa sembrare paradossal­e, almeno in questo Paese, razionalit­à e «fredda» valutazion­e dell’utilità delle cose vanno di pari passo. L’una cosa e l’altra, la razionalit­à e l’attenta valutazion­e dell’utilità, figurano peraltro fra le imprese più ardue alle quali ci si possa dedicare.

Che cosa c’è in questo libro? Secondo me, Variazioni sul Tema della «scienza dei dati», che è poi il titolo dell’ultimo capitolo. Tutta la vita, se vogliamo, è un’attenta e penetrante valutazion­e dei dati. Perché noi siamo corpo e dati, sensoriali, suggeriti dall’istinto o acquisiti da fuori e dagli altri. Prendiamo quindi coscienza di come valutiamo la massa dei dati che ci investono ogni ora di ogni nostro giorno. Questa potrebbe essere l’esortazion­e centrale dei nostri autori, anche se non sono sicuro che loro sarebbero su questo punto completame­nte d’accordo.

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Room designed for a woman (2017) in mostra alla Tate St. Ives (gennaio-settembre 2020)
Emily Speed (1979), Room designed for a woman (2017) in mostra alla Tate St. Ives (gennaio-settembre 2020)

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