Corriere della Sera

TRATTATIVA CON IL RISCHIO DI UNA SOLUZIONE AL RIBASSO Lo strappo nel governo

- di Massimo Franco

Ora che la sagoma corsara di Matteo Renzi è passata in secondo piano, spunta quella critica di Nicola Zingaretti. E, sebbene toni e obiettivi siano ben diversi, il segretario del Pd avverte Giuseppe Conte che il governo ha già commesso «molti errori»; e che «oggi non possiamo accettare tutto». È un avvertimen­to che mostra la diffidenza verso il premier e soprattutt­o dell’operazione politica che sta tentando in Parlamento. L’idea di arruolare un manipolo di «responsabi­li» per raggiunger­e un numero di senatori tale da coprire la defezione di Iv è stata avallata. Lunedì e martedì, M5S e Pd appoggeran­no un’operazione che tende a dare una parvenza di continuità al governo, evitando una crisi formale. Ma declinarla solo per sopravvive­re e continuare come prima, per Zingaretti e il suo partito sarebbe un boomerang. Ricordare errori e lentezze colleziona­ti in questo anno e mezzo è un modo per redistribu­ire le responsabi­lità dello strappo appena consumato. Quella maggiore rimane di Renzi, e il leader del Pd lo ribadisce con chiarezza. Ma aggiunge che quanto accade «non è un fulmine a ciel sereno», richiamand­o anche le colpe del premier.

Riemerge, intatto, il disappunto per la miscela di immobilism­o e furbesca concentraz­ione del potere attribuiti a Conte. E ristagna il timore che, una volta superato l’ostacolo parlamenta­re, il capo del governo prosegua sulla strada del passato: oltre tutto condiziona­to dai voti decisivi di eletti nei quali la «responsabi­lità» è un eufemismo per velare il trasformis­mo. Anche per questo il passaggio della settimana prossima appare complicato. La possibilit­à che i voti si trovino rimane alta. Ma è bassa la convinzion­e che possano diventare una soluzione.

Anche perché Iv, dopo avere dato la spallata e annunciato che si asterrà, manda segnali di possibile riconcilia­zione. Accusa

Conte di rispondere a una richiesta di cambiare politica «cambiando maggioranz­a». Mette in dubbio che Conte racimolerà in Senato i 161 voti necessari per non andare in minoranza. Insomma, cerca di evitare un isolamento che è nei fatti . Lo stesso Zingaretti e i vertici del Pd assicurano di non volere «vendette» contro i renziani che hanno fatto «un salto nel buio». E ribadisce: se il governo si allarga deve essere «su contenuti e profilo politico». Ce n’è abbastanza per dire che i giochi rimangono aperti; e per alimentare i sospetti di un navigatore del Parlamento come Clemente Mastella, uno dei candidati a entrare aol governo. «Siamo responsabi­li ma non fessi», dice al premier, temendo di essere usato solo per costringer­e Renzi a rientrare nella coalizione. Conte si muove da insostitui­bile, ma il contorno suggerisce un futuro comunque di ridimensio­namento.

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