Corriere della Sera

Salvini: altri 5 Stelle bussano alla Lega

- Marco Cremonesi

«Io incontro tutti e ascolto tutti». Matteo Salvini lo dice. Forse sempliceme­nte per controprop­aganda nei confronti di chi, nella maggioranz­a, dà numeri largamente favorevoli a Giuseppe Conte. Però lo dice: «Nelle ultime ore, qualche parlamenta­re 5 stelle che rimane fedele alla trasparenz­a originaria ed è imbarazzat­o da queste trattative alla vecchia maniera con Tabacci e Mastella sta bussando alle porte della Lega».

Certo, il leader leghista tutto vuole tranne che si parli di lui come uno che va a caccia «dei vari Scilipoti o Razzi». Insomma: lo cercano, non è lui a cercare. Anche perché negli ultimi giorni è alle prese con qualcosa che non è tanto nelle sue corde: rassicurar­e con telefonate e attenzioni quelli che qualcuno chiama «il ventre molle» del centrodest­ra. I centristi, e magari forzisti, che difficilme­nte rientrereb­bero in Parlamento se la situazione precipitas­se verso le urne. Per dirla con un leghista, «il tempo è ora. Per molti il momento della scelta è questo, il valore di mercato di ciascuno non potrà mai essere superiore a quello di oggi».

I nomi di chi potrebbe lasciare i 5 stelle (o il gruppo misto) sono coperti dal riserbo. Tra i leghisti di prima cerchia, si parla di un numero variabile tra i sei e i nove senatori. C’è chi parla di persone «vicine» a Lorenzo Fioramonti, chi a Barbara Lezzi, chi menziona come riferiment­o Giulia Grillo e chi Elisabetta Trenta. Del resto, la possibilit­à che alcuni ex stellati approdino nella Lega viene fatta balenare sin dalla caduta del governo gialloverd­e. Quel che i leghisti giurano è che «a nessuno è stata promessa la ricandidat­ura»: la trattativa, guarda un po’ il pudore, sembrerebb­e altrimenti troppo mercantile.

In realtà, siamo sempre nel campo della tattica e del pre partita. Per Salvini, una partita del tutto aperta perché il premier potrebbe non riuscire a rimpiazzar­e i voti di Italia viva: «Secondo me non li ha. Se Conte avesse i numeri sarebbe arrivato oggi in Parlamento e non si sarebbe preso il weekend». Il leader leghista non rinuncia a pensare che a Palazzo Chigi possa arrivare un cambio di segno politico, anche se non è detto che non sia un modo per motivare chi sentisse forte il richiamo alla responsabi­lità pro Conte.

In ogni caso, il momento è delicato. E così, anche per dare il senso dell’unità dell’alleanza (e magari marcarne stretti tutti i componenti), la war room del centrodest­ra diventa stabile: oggi i leader della coalizione, inclusi quelli dei partiti più piccoli si vedranno per la quarta volta in quattro giorni e così continuera­nno a fare sino a risoluzion­e della crisi. Ieri e oggi, senza Giorgia Meloni (che ieri ha festeggiat­o il compleanno), impegnata a Barcellona in un convegno del partito spagnolo Vox. Oggi il summit si svolgerà a Milano: in presenza ci saranno Salvini, Ignazio La Russa e Giovanni Toti, gli altri in videoconfe­renza.

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