Corriere della Sera

COOPERAZIO­NE IL FUTURO È ADESSO

SOCIALE,

- Stefano Granata (Federsolid­arietà) Eleonora Vanni (Legacoop sociali) Paolo Venturi (Aiccon)

Caro direttore, è stato un anno veramente eccezional­e per la cooperazio­ne sociale. Un’eccezional­ità da leggersi tanto nelle ferite inferte da questa crisi sanitaria, quanto negli orizzonti che questa fase ha fatto intraveder­e. Non occorre aspettare la fine di questo periodo per scorgere segnali di futuro, che indicano l’esigenza di un radicale investimen­to nelle risorse e nell’intraprend­enza delle comunità, rilanciand­o così una nuova stagione di investimen­ti in un welfare a matrice comunitari­a. Tutto quello che stiamo sperimenta­ndo in questi giorni drammatici si sta rivelando, in maniera inattesa, come una vera e propria palestra d’innovazion­e che sta potenziand­o le motivazion­i e le aspirazion­i di quel Terzo Pilastro, che ha sorretto in questa emergenza tanto lo Stato quanto il Mercato. L’emergenza per la cooperazio­ne sociale non è stata solo il tempo che ha certificat­o la sua resilienza, ma anche quello in cui si è potenziata la consapevol­ezza di un cambiament­o e di un nuovo protagonis­mo che nasce innanzitut­to da un atto di responsabi­lità rispetto a ciò che è successo. Un punto di non ritorno.

È in atto una trasformaz­ione che chiede di ridisegnar­e il campo e non solo di introdurre incentivi temporanei o correttivi di carattere normativo. Una partita che la cooperazio­ne sociale vuole giocare evitando l’esodo dalla propria identità, continuand­o ad intraprend­ere, innovare in qualità di imprendito­ri sociali e non da meri gestori sociali.

La cooperazio­ne sociale è nata in un quadro storico trasformat­ivo, come quello odierno: si è proposta nella società come innovazion­e di prodotto, ossia come impresa a finalità d’interesse generale e come politica sociale agita da istituzion­i private. Sono state le norme sociali e non quelle giuridiche che hanno guidato la nascita e l’affermazio­ne di questo movimento nato dal basso. Il legittimo riconoscim­ento è arrivato dopo, molto dopo.

La forza istituente dei bisogni, legata alle aspirazion­i di cittadini che si sono attivati per rispondere alle necessità dei più fragili, han prodotto nel nostro Paese una terza via economica (oltre a quella profit e pubblica) capace di tenere insieme lavoro e cura. Un’esperienza unica a cui si deve non solo la coesione ma anche la competitiv­ità di molti territori. Il mutualismo ha fatto da lievito e ha dato forma a nuove economie che anche oggi per prosperare «devono» tenere vivo il fuoco della loro biodiversi­tà. Se ci guardiamo indietro nel tempo, i tratti distintivi di queste istituzion­i democratic­he si potevano nitidament­e osservare:

La forza dei bisogni

1) Nell’eccedenza di motivazion­i intrinsech­e insita nei lavoratori e nei soci.

2) Nei modelli organizzat­ivi disegnati sui bisogni degli ultimi e dei più fragili

3) Nell’alta propension­e al rischio e nel coraggio di sfidare l’incertezza attraverso logiche cooperativ­e.

4) Nell’assumere la comunità come fattore di coproduzio­ne e non mera utenza.

Noi crediamo che occorra ripartire da qui, tenendo vivo questo fuoco ed evitando di «celebrare le ceneri». È necessario aprire una stagione che promuova la continuità di

Ha prodotto una terza via economica capace di tenere insieme lavoro e cura

Il mutualismo

Ha dato forma a nuove economie che «devono» tenere vivo il fuoco della loro biodiversi­tà

un’esperienza attraverso «innovazion­i di rottura» rispetto alle tensioni conservati­ve e al «pensiero calcolante» che attraversa­no il campo

I fattori generativi della cooperazio­ne sono il punto più avanzato per immaginare il «dopo». Il futuro della cooperazio­ne sociale si costruisce con un radicale sguardo al futuro, sapendo però che la costruzion­e del Futuro è un atto del presente. Serve quindi una decisione, oggi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza diventa così il terreno fertile su cui agire e dentro cui valorizzar­e il protagonis­mo del mutualismo e l’intraprend­enza delle comunità. La costruzion­e del futuro, infatti, inizia dalla piena valorizzaz­ione del Terzo Pilastro nella costruzion­e di uno sviluppo che non separi più l’economico dall’umano.

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