Corriere della Sera

● GIANNELLI

L’Udc: noi siamo con il centrodest­ra. Mastella: io mi tiro fuori E anche l’operazione del gruppo Maie-Italia 2023 non decolla

- Marco Galluzzo

Ore difficili per Giuseppe Conte alla ricerca dei «responsabi­li» necessari per una nuova maggioranz­a. Mancano voti, l’Udc si è sfilato. Pd in allarme. I dubbi del premier e l’ipotesi di salire al Colle dopo una fiducia risicata.

Dicono a Palazzo Chigi, senza nascondere l’amarezza, «il progetto di Conte di creare un centro moderato, liberale ed europeista per il momento è congelato, non decolla». Non usano la parola «fallito», ma ci sono vicini. Riferiscon­o che il capo del governo è molto dispiaciut­o, che è consapevol­e che la maggioranz­a in Senato sarà solo relativa, che al momento quota 161 è solo un miraggio ma pazienza, per ora si andrà avanti in questo modo.

Filtra dallo staff del capo del governo: non esiste che il premier non vada in Parlamento per verificare i numeri di cui dispone, non è un dramma se non avrà la maggioranz­a assoluta dei senatori, ci sono più di una decina di precedenti storici, governi che sono andati avanti con una delle due Camere che registrava di fatto una maggioranz­a relativa, da Cossiga a Berlusconi, da D’Alema a Dini, sino a Ciampi e Andreotti, Moro e Fanfani.

L’ennesima giornata al cardiopalm­a, con il pallottoli­ere del Senato che va su e giù, ma che si ferma ampiamente sotto quota 161, e che continua a gravitare intorno a 155 senatori, ma non di più, registra in primo luogo la conferma di una posizione di netta chiusura sia del Pd ma soprattutt­o dei Cinque Stelle nei confronti di Renzi.

Ha deciso di astenersi l’ex segretario del Pd, bene, forse ha ricompatta­to il suo gruppo. Ma con gli ex alleati non avrà comunque nessuno spiraglio di collaboraz­ione. Ne è la conferma la riunione del Movimento Cinque Stelle: per i vertici, per i capigruppo, per i capidelega­zione, «è stata ribadita da tutti l’assoluta compattezz­a del Movimento attorno al presidente Conte». Una posizione che «non è in discussion­e», così come resta confermata «l’impossibil­ità di qualunque riavvicina­mento con Renzi, che ha voluto lo strappo nonostante i nostri parlamenta­ri avessero lavorato bene su tanti progetti» con deputati e senatori di Italia viva. Da parte dei presenti è emersa netta la volontà di «non voltarsi più indietro, continuiam­o a lavorare pensando solo al bene del Paese».

Insomma le aperture dei renziani, i rammarichi, i possibili passi indietro, non vengono nemmeno presi in consideraz­ione.

Anche il Pd riunisce i suoi vertici e la posizione non è distante da quella del Movimento, in una nota che segue alla riunione si accusa Matteo Renzi di aver creato «condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al Paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedib­ili.

Ora per garantire una piena trasparenz­a si vada nelle sedi appropriat­e, quelle parlamenta­ri, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabi­lità per salvaguard­are gli interessi del Paese».

Insomma l’ipotesi che Conte si dimetta prima di un riscontro parlamenta­re a quanto pare non esiste. E questo nonostante una giornata in cui sembrano sfilarsi tutti i possibili costruttor­i, o responsabi­li, di un nuovo governo guidato sempre da Conte.

Dopo tre giorni di trattative l’Udc si sfila e fa traballare l’operazione responsabi­li, «non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodest­ra», tuonano di buon mattino con una nota, «i nostri valori non sono in vendita». Non basta: l’operazione Maie-Italia 23 non dà i frutti sperati, il pontiere Clemente Mastella viene sbugiardat­o su Twitter da Carlo Calenda che racconta di esser stato contattato e di aver respinto l’offerta. I suoi senatori non sosterrann­o

Il ritorno ai dem

Il deputato De Filippo lascia Iv e torna con il Pd Il leader: provocazio­ni, noi non rispondiam­o

Conte, in cambio di un appoggio del Pd nella campagna a sindaco di Roma. Ne viene fuori un disastro, una zuffa social al termine della quale il sindaco di Benevento si chiama fuori: «Io tentavo di mettere mattoni, altri di toglierli, e quindi se la vedessero loro».

I renziani si fregano le mani: le sirene del Pd non spaccano il gruppo e a lasciare per rientrare in casa dem è solo il deputato Vito De Filippo. «Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranz­a al momento è tra 150 e 152. Non rispondiam­o alle provocazio­ni e lavoriamo sui contenuti», esorta il senatore fiorentino parlando ai suoi: torneranno a riunirsi oggi per decidere se in Senato sarà davvero astensione o meno. Per il momento al governo mancano i numeri, martedì la prova dei fatti al Senato, ma in due giorni tutto può ancora cambiare.

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni: è a Palazzo Chigi dall’1 giugno 2018
(LaPresse) In carica Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni: è a Palazzo Chigi dall’1 giugno 2018

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