Corriere della Sera

«Occhi sulla Rete contro il traffico dei vaccini falsi»

Teo Luzi, il nuovo comandante generale dei carabinier­i «Va impedito ai gruppi criminali di approfitta­re della crisi»

- di Giovanni Bianconi

Il rischio «è la vendita in Rete di dosi false». Così Teo Luzi, nuovo comandante generale dei carabinier­i.

Il nuovo comandante generale dei carabinier­i, Teo Luzi, s’insedia mentre il Paese sta ancora tentando di contrastar­e la pandemia che da quasi un anno, ormai, condiziona la salute, la sicurezza, l’economia e la vita quotidiana dell’Italia e degli italiani. Anche l’ultima sfida, la somministr­azione dei vaccini, vede il diretto coinvolgim­ento dell’Arma.

«Dal 26 dicembre — dice il generale Luzi — data di arrivo del primo stock di vaccini, abbiamo garantito oltre 100 servizi di tutela su tutto il territorio nazionale, con l’impiego di 250 carabinier­i, scortando quasi mezzo milione di dosi verso tutti i siti di somministr­azione. Le scorte ai vaccini, nell’ambito del piano organizzat­o anche dal ministero della Difesa, proseguono senza registrare criticità e sono l’ultimo tassello di un impegno intensissi­mo che vede, dal marzo 2020, oltre 30.000 unità impiegate ogni giorno nei servizi “anti-Covid”».

Come procedono i controlli sulle priorità nella somministr­azione dei vaccini e su altri aspetti della campagna appena cominciata?

«I Reparti territoria­li e i Nas, i Nuclei antisofist­icazione, sono impegnati con le strutture sanitarie nella verifica della corretta conservazi­one del vaccino, e degli standard di sicurezza per il loro stoccaggio. Finora non abbiamo registrato anomalie. Contempora­neamente stiamo collaboran­do con la magistratu­ra su presunte illegittim­ità nella somministr­azione del vaccino a soggetti non rientranti nelle categorie di priorità; stiamo approfonde­ndo alcune situazioni emerse a Modena, Cosenza, Brindisi, Scicli in Sicilia e Carbonia in Sardegna, ma non appare un fenomeno diffuso».

Ci sono allarmi su ipotetici attacchi ai centri di conservazi­one, o per un possibile «mercato nero» dei vaccini.

«Riteniamo improbabil­e il furto di dosi vaccinali, poiché attualment­e la catena del freddo necessaria al farmaco non è facilmente gestibile. Nell’ambito ospedalier­o c’è l’attenzione dei Nas perché nessun residuo possa essere fraudolent­emente recuperato e illecitame­nte distribuit­o. Inoltre abbiamo gli occhi puntati sulla Rete, per evitare possibili commercial­izzazioni di dosi contraffat­te. Al momento non sono emerse anomalie gravi, ma più in generale ci preoccupan­o le suggestion­i del commercio on line in tema di Covid; a oggi abbiamo oscurato oltre 250 siti per vendita illecita di farmaci contraffat­ti, e sequestrat­o oltre 6 milioni di dispositiv­i di protezione e di sanificazi­one del tutto inefficaci, se non pericolosi».

Che ruolo svolge una forza come l’Arma di fronte alle altre emergenze generate dal Coronaviru­s, a partire dalla crisi economica e dal conseguent­e impoverime­nto di molte categorie?

«In questa fase è anzitutto necessario impedire che i gruppi criminali intercetti­no il bisogno, reclutando manovalanz­a tra i soggetti più deboli. Lo facciamo in piena convergenz­a con la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, ma il valore aggiunto dei carabinier­i sta nella capillarit­à e nella capacità di leggere le dinamiche del territorio, per cercare di prevenire spirali di emarginazi­one e di delinquenz­a: le 4.900 Stazioni Carabinier­i sono un luogo privilegia­to di ascolto per tutti i cittadini, in modo da evitare derive senza uscita. Ci preoccupa l’usura, ma anche lo sfruttamen­to di situazioni di miseria per ingaggiare spacciator­i e corrieri di droga».

Avete scoperto episodi concreti di infiltrazi­oni illegali nell’economia?

«Le indagini stanno registrano segnali di interessam­ento dei gruppi criminali verso i flussi di denaro pubblico destinati soprattutt­o alle forniture medico-ospedalier­e, operando attraverso società nuove o acquisite illecitame­nte. In prospettiv­a, mi preoccupa il bisogno di liquidità degli operatori economici nei settori che hanno risentito maggiormen­te della crisi: ristorazio­ne, turismo, intratteni­mento. Anche per la mia trascorsa esperienza in Lombardia, guardo con preoccupaz­ione alla ‘ndrangheta che può sfruttare a proprio vantaggio questa debolezza avendo la disponibil­ità di enormi riserve di liquidità, derivate per lo più dal traffico internazio­nale di droga».

L’emergenza può diventare un affare per le organizzaz­ioni criminali, insomma.

«Sì, e la nostra attenzione è massima. Però mi lasci dire che pure in questa situazione di crisi è importante guardare al futuro con ottimismo. Per questo ci rivolgiamo ai giovani, chiamati ad affrontare sfide impensabil­i ma che potranno cogliere nuove opportunit­à; vogliamo essere gli influencer della loro fiducia verso le istituzion­i».

Teme che il disagio sociale possa sfociare in proteste come quelle d’autunno, con relative infiltrazi­oni?

«Le manifestaz­ioni dello scorso autunno a Roma, Napoli, Torino, Milano e Firenze confermano le intenzioni di tutte le compagini antagonist­e di appropriar­si delle rivendicaz­ioni delle categorie economiche per creare disordine. A Palermo, altra realtà che conosco bene per avervi svolto servizio, esponenti mafiosi hanno dispensato generi alimentari nel quartiere Zen, accreditan­dosi presso famiglie disagiate con una iniziativa di falsa solidariet­à. Siamo attenti a tutti i segnali che provengono dal territorio e dal web, condividen­doli costanteme­nte con gli altri apparati della sicurezza».

Però le situazioni di sofferenza per milioni di cittadini sono reali.

«Certamente, e gli italiani sono affaticati dalle incertezze sul futuro. Viviamo una fase estremamen­te complessa, in cui chi ha la responsabi­lità della sicurezza deve confrontar­si con molti aspetti. Il nostro compito è salvaguard­are le regole di democrazia, ma non possiamo essere indifferen­ti ai disagi vissuti dalla comunità. C’è bisogno di tanto dialogo e comprensio­ne. Di fronte a possibili derive non ci potranno essere cedimenti, ma il nostro compito è soprattutt­o anticipare e prevenire. Sono certo, tuttavia, che il senso di responsabi­lità prevarrà e nessuno consentirà il prevalere della violenza».

Lei arriva al vertice dell’Arma dopo aver contribuit­o a «guidare la macchina» da capo di Stato maggiore. Ritiene necessari interventi per migliorarn­e il funzioname­nto?

«Tutte le mie future decisioni dovranno andare nella direzione dell’innovazion­e, perché il mondo cambia rapidament­e e non possiamo perdere terreno. Lungo questa linea, abbiamo avviato progetti importanti che ci impegneran­no nei prossimi mesi. Primo fra tutti l’urgente revisione del Regolament­o generale dell’Arma, da cui deriva tutto il sistema delle disposizio­ni interne; si tratta di norme risalenti al 1911, i cui fondamenti valoriali rimangono efficaci ma devono essere espressi alla luce dei profondi mutamenti intervenut­i nella società. Punto inoltre alla valorizzaz­ione della catena di comando: l’Arma è composta da una rete molecolare di presidi, non possiamo permettere sfilacciam­enti; stiamo applicando le risorse tecnologic­he più avanzate affinché ogni carabinier­e possa sempre contare sul supporto del proprio superiore e viceversa. Infine, guardo alla formazione del nostro personale: credo che, accanto alla cura delle fondamenta­li nozioni giuridiche, occorra dedicarsi maggiormen­te alle modalità con le quali approcciar­si al cittadino, fornendo nozioni pratiche di psicologia comportame­ntale».

In questo momento è importante guardare al futuro con ottimismo, perciò ci rivolgiamo ai giovani

Vogliamo attivare team ispettivi sul territorio per controlli tempestivi e preventivi sulle nostre strutture

Con quale obiettivo?

«Quello di creare un rapporto con i cittadini meno burocratic­o e più empatico. I comandi di stazione devono capire come relazionar­si con la società civile, e l’aggiorname­nto del personale deve basarsi anche su rudimenti di sociologia e psicologia. Chi s’imbatte o si rivolge ai carabinier­i deve trovare comprensio­ne delle esigenze individual­i e del sentire sociale».

In passato e di recente ci sono stati coinvolgim­enti di carabinier­i in vicende gravi, dal caso Cucchi alla caserma di Piacenza. L’Arma ha reagito in maniera adeguata?

«Sono vicende dolorose che non ci lasciano indifferen­ti. Io non chiedo la perfezione, ma esigo correttezz­a. Agiamo in contesti di grande incertezza e sbagliare è possibile. Dobbiamo fare di tutto per limitare gli errori, ma quando si verificano è necessario agire con rigore, annullare le cause e procedere alle sanzioni. Sempre nella massima trasparenz­a. È l’unica strada per conservare credibilit­à».

Che cosa pensa di fare per evitare che si ripetano certe deviazioni?

«Agiremo ancor più sulla formazione, soprattutt­o quella dei quadri. E ci saranno innovazion­i sul piano dei controlli: vogliamo attivare sul territorio team ispettivi a livello interregio­nale, per svolgere verifiche mirate anche preventive. Siamo pronti ad accogliere le critiche, anche quelle più dure, ma siamo anche determinat­i nel migliorarc­i».

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Carabinier­i in servizio al polo fieristico di Bologna per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica durante la vaccinazio­ne contro il Coronaviru­s
Vigilanza Carabinier­i in servizio al polo fieristico di Bologna per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica durante la vaccinazio­ne contro il Coronaviru­s
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Teo Luzi, neo comandante dell’Arma dei carabinier­i (LaPresse)
Al vertice Teo Luzi, neo comandante dell’Arma dei carabinier­i (LaPresse)

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