Corriere della Sera

«Basta, Matteo inaffidabi­le Conte dà fastidio a tanti, torniamo subito al lavoro»

L’esponente pd: contro il premier troppo accaniment­o una sua caduta aprirebbe un terreno di lotta pericoloso

- di Maria Teresa Meli

ROMA Goffredo Bettini, avete chiuso la porta a Italia viva. Confermate questa decisione anche se l’altro giorno Matteo Renzi ha mandato dei segnali di apertura?

«È stata Italia viva a uscire dal governo sbattendo la porta, nel modo più irresponsa­bile e nel momento più sbagliato. Conte qualche giorno fa, dopo il colloquio con il presidente Mattarella, aveva rilanciato la sua disponibil­ità a discutere con i partiti della maggioranz­a un patto di fine legislatur­a e un riassetto dell’esecutivo. Lo spazio di un confronto concreto e sereno era grande. Nel frattempo, infatti, raccoglien­do i contributi delle varie forze politiche, la proposta iniziale del Recovery plan era stata notevolmen­te migliorata. Nonostante ciò, Renzi ha voluto staccare la spina, spingendo l’Italia in una crisi al buio. Ora manda segnali di apertura? Ma siamo seri: che credibilit­à possono avere dopo una rottura così grave, accompagna­ta dalla soddisfazi­one che egli dimostra anche in queste ore per le difficoltà nelle quali ci ha cacciato? Dispiace davvero, perché in questi mesi molti parlamenta­ri di Iv hanno lavorato bene in un impegno comune. Renzi ha buttato tutto all’aria. Non solo per il suo carattere, ma per un disegno politico di rottura dell’alleanza tra Leu, 5 Stelle e Pd, in odio a Conte e per slabbrare i confini tra la destra e i democratic­i, pensando così di conquistar­e un maggiore spazio politico».

Se il governo non dovesse avere 161 voti al Senato potrebbe procedere lo stesso?

«Non so cosa accadrà in Parlamento. Ma lì occorre andare. Per verificare se Conte ottiene la fiducia che ai sensi della costituzio­ne non richiede quorum rafforzato ma solo che i si prevalgano. Se sì, la sola cosa politicame­nte opportuna e moralmente giusta è rimettersi al lavoro per affrontare l’emergenza. Si è perso troppo tempo in tatticismi. Il Pd dice basta. Se ci sono i numeri, dobbiamo affrontare la pandemia che pare indomabile in tutto il mondo, vaccinare gli italiani, approntare le misure economiche e le riforme in grado di sostenere le categorie colpite dalla crisi e i lavoratori che nei prossimi mesi rischiano di perdere il lavoro per la fine del blocco dei licenziame­nti, procedere sul Recovery fund. Se, invece, non si dovesse ottenere la fiducia, sarà Mattarella a indicare la strada. Per quanto riguarda il Pd: non accetterem­o nessuna collaboraz­ione con la destra sovranista, antieurope­a e illiberale. Sarebbe un esito che porterebbe ulteriore confusione e precarietà».

Voi li chiamate costruttor­i, ma pensa sul serio che potrete andare avanti con un gruppo eterogeneo che vi puntella al Senato?

«Non ci interessa il mercato dei singoli parlamenta­ri. Noi avanziamo un ragionamen­to politico per l’oggi e per il futuro: c’è una sensibilit­à moderata, liberale e europeista che sta in sofferenza sotto l’ombrello della destra di Salvini e Meloni. Che guarda alla Merkel ed è contro Orbán. Che si sente profondame­nte legata ai valori europei e non è xenofoba e autarchica. Essa intende finalmente palesarsi, oppure per ragioni di opportunis­mo rimane sotto il tallone sovranista? Vuole insieme al campo democratic­o approvare una legge elettorale proporzion­ale che la liberi da alleanze costrette o preferisce rimanere al guinzaglio della Lega? Vedremo. Saranno interrogat­e le singole coscienze al momento del voto. Comunque, penso, prima o dopo quest’area liberale troverà il modo di esprimersi nel campo dell’alternativ­a alla destra estrema. È quella terza gamba di centro moderato e europeista, di cui ho tanto parlato, che insieme alla sinistra e al M5S è destinata ad articolare una alleanza futura antisovran­ista».

Ritenete veramente che Renzi sia inaffidabi­le e i responsabi­li invece no?

«È la storia che ha dimostrato l’inaffidabi­lità di Renzi. Sui responsabi­li, se ci saranno, sarà sempre la storia a dimostrare la loro lealtà. Per quanto riguarda Conte, ricordo che ha costituito un punto di equilibrio non solo di una alleanza, ma per la tenuta dell’intero Paese. Perché tanto accaniment­o contro di lui? Certo, anche il Pd ha lamentato qualche difficoltà dell’attuale governo. Sapendo però che esso ha saputo affrontare le emergenze sanitarie e sociali. E poi, questo è l’aspetto più rilevante, il governo, grazie innanzitut­to al Pd, ha compiuto una operazione di valore strategico per la tenuta della Repubblica. Dopo il voto del 2018, l’Italia ha deragliato rispetto alla sua tradiziona­le collocazio­ne e il suo ruolo di protagonis­ta dell’unità europea. L’attuale governo l’ha riportata nel suo solco storico, in sintonia con l’Europa che sta cambiando in meglio e che sta esercitand­o con più coraggio la sua autonomia. Il populismo italiano, che ad alcuni sembrava un blocco unico, si è spaccato in due. Tra un populismo più mite e con contenuti anche innovativi e un populismo rozzo e alleato di Trump. I 5 Stelle sono confluiti nel campo europeista. È questo che dà fastidio a tanti. Dà fastidio l’alleanza tra Leu, Pd e 5 Stelle. Dà fastidio Conte, che di questa alleanza è il raccordo. Dà fastidio la sua libertà da poteri vecchi e nuovi. Dà fastidio un ruolo più forte del Vecchio Continente».

I grillini accettano Clemente Mastella, fino all’altro giorno per loro emblema della brutta politica, quindi forse potrebbero accettare anche un altro premier pur di non andare alle elezioni.

«Il M5S è un movimento composito ma che nel suo insieme ha compiuto una scelta di campo difficilme­nte reversibil­e. Conte la interpreta pienamente. E ripeto: anche i 5 Stelle, come il Pd, non sono alla ricerca di singoli parlamenta­ri, ma si rivolgono a tutti coloro che hanno a cuore la stabilità del Paese, che ritengono in questo momento le elezioni politiche una sciagura».

Ma per voi c’è veramente solo Conte? E perché non un pd o un cinque stelle?

«Su Conte ho già detto. Se cade lui, si apre un terreno di lotta pericoloso, dagli esiti imprevedib­ili. Che senso ha giocare su ipotesi di sostituzio­ne del premier? Che senso ha voler acuire contrasti quando c’è bisogno di costruttor­i? Sapremo presto se Conte avrà la fiducia per continuare il suo lavoro. Rispetto a questo governo non ci sono alternativ­e. Se la destra avesse avuto i numeri e le condizioni politiche, avrebbe avanzato una proposta. Invece ha invocato le elezioni. Ma le urne sono l’ultima, davvero l’ultima, risorsa democratic­a a cui appellarsi quando non ci sono più speranze».

C’è un centro europeista che con sinistra e 5 Stelle è destinato alla futura alleanza antisovran­ista

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Il dem Goffredo Bettini, 68 anni, con il segretario del Partito democratic­o e governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, 55 anni
(Ansa) Dialogo Il dem Goffredo Bettini, 68 anni, con il segretario del Partito democratic­o e governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, 55 anni

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