Salvini, rassicurazioni ai «piccoli»: alle elezioni la Lega penserà a voi
Il centrodestra vede il dopo Conte: pronti a governare La coalizione dirà sì a ristori e scostamento di Bilancio
Rimanere blindati, tutti uniti, fino a martedì, quando si chiarirà la sorte del governo Conte. Se i voti per la fiducia non dovessero esserci, allora «inizierà un’altra partita, e noi ne faremo parte». È Matteo Salvini nel quotidiano vertice del centrodestra che si tiene dal giorno dell’apertura della crisi — ieri in via Bellerio a Milano, presenti lo stesso leader della Lega, Tajani, Toti, Lupi mentre Berlusconi, Meloni e Cesa erano collegati via Zoom — a sintetizzare la linea sulla quale convergono tutti i leader. «Da mercoledì — le sue parole al termine dell’incontro —, se non hanno i numeri, saremo in grado di prenderci le nostre responsabilità.
Stiamo già ragionando di un progetto e di una squadra alternativi a questa sinistra». Disponibilità dichiarata anche in una nota di tutto il centrodestra: il voto è «la via maestra» ma la coalizione rappresenta una «alternativa forte e capace» a questa maggioranza. E Berlusconi aggiunge: «Se hanno i numeri governino, altrimenti la parola passi subito al capo dello Stato».
Si è molto ragionato sui numeri: «Al momento, non li hanno», è la conclusione. La maggioranza sarebbe ferma a 155-156 voti, grazie alla resistenza che finora sembra esserci proprio nel centrodestra, confermata anche dall’Udc in una secca nota: «Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. I nostri voti non sono in vendita». Chiaro però che nulla è certo fino all’ultimo, tanto più in un Parlamento in cui tanti sanno di non avere chances di ricandidatura in caso di voto e non vogliono tornare a casa a metà legislatura. Ecco allora che la strategia dei leader di centrodestra, dei quali Salvini si è posto come portavoce e garante, è quella di rassicurare («Se si va al voto la Lega si farà carico di voi», ha detto ai piccoli della coalizione). «Le elezioni sono l’ultima ipotesi possibile, se non ci sono altre soluzioni», dice Tajani.
«Noi — è stato il ragionamento di Salvini condiviso dagli alleati, Berlusconi in testa — andremo da Mattarella non chiedendo solo il voto: possiamo chiedere che venga affidato a noi l’incarico di formare un governo». Ipotesi realistica? Difficilissima, ma non impossibile. Nel vertice si è parlato di un Conte appeso a un filo, con pochi voti di maggioranza alla Camera e sotto la maggioranza assoluta al Senato, un Conte non necessariamente aiutato fino in fondo dal Pd che non vuole renderlo il trionfatore assoluto e dal M5S che non vuole morire per lui. Se non ce la facesse, se non nascesse un governo sempre giallorosso ma con un altro premier, allora «i numeri per un governo di centrodestra potrebbero esserci», dice Tajani, parlando di almeno «4 o 5 senatori del M5S,» che si sarebbero rivolti a Salvini e di un progetto che va avanti da tempo: «C’è malumore e movimento».
Un bluff? Possibile. Ma fa capire che la gran parte del
A Milano
Al vertice in via Bellerio anche Tajani, Toti, Lupi Collegati in video Cesa, Berlusconi e Meloni
Il leader di FI: se hanno i numeri governino o la parola passi subito al capo dello Stato
centrodestra, in caso di crisi, non vuole rimanere all’angolo. Sicuramente non FI e i partiti minori, ma anche la Lega sta riflettendo seriamente sull’ipotesi di prosecuzione della legislatura, con governi tecnici di area magari o come ipotesi meno gradita di scopo. Non a caso, Salvini ha confermato che l’opposizione unita voterà sì sia allo scostamento di Bilancio che al decreto Ristori. Un segnale non da poco. L’unica che mantiene una posizione rigida e al momento vede solo le elezioni è la Meloni. Ma questa è l’ora del serrare le file, non dei distinguo.