Corriere della Sera

«Io reclutator­e di M5S? Non amo i voltagabba­na ma se il partito tradisce cambiare è doveroso»

Borghi (Lega): ho il numero di un solo grillino

- di Marco Cremonesi

Borghi, dica la verità: passa le giornate al telefono nel tentativo di reclutare senatori grillini.

«Macché. No, l’unico senatore M5S di cui ho il telefonino è il presidente della commission­e Bilancio, Daniele Pesco: era il mio omologo». Già presidente della commission­e Bilancio della Camera, Claudio Borghi è uno degli economisti di punta della Lega.

Però ammetta: portare tra i vostri ranghi qualcuno che oggi sostiene il premier Conte sarebbe un bel colpo. O no?

«Mah, sono diviso...».

Ma come?

«Sono molto in dubbio se augurarmi che l’operazione “costruttor­i” vada in porto. Dovrei augurarmi di no, dato che questo avvicinere­bbe il voto. Ma cinicament­e, quasi ci spero. Sarebbe la replica del Prodi nel 2007, ricorda? Il ruolo dei senatori all’estero, quello dei senatori a vita... E anche allora, ci fu una parte di spicco per Clemente Mastella e Sandra Lonardo... E fu la miglior campagna elettorale possibile per il centrodest­ra. Che infatti stravinse».

«Non passo le giornate al telefono con loro Spero che l’operazione “costruttor­i” fallisca»

Beh, qualche cambio di casacca grazie ai suoi buoni uffici le è attribuito da tempo. Per esempio, Marco Zanni.

«Non mi faccia passare per un fan dei cambi di casacca. Io ho sempre detto che se uno vuole cambiare partito, prima si dimette dai mandati ottenuti con quel partito. Però, se invece è il partito a tradire quel che ha sempre detto, allora cambiare sarebbe doveroso. Chi aveva il mandato imperativo a bocciare il Mes e poi si trova a votarlo, cosa dovrebbe fare?».

Entrare in Lega?

«La verità è che io ho sempre cercato di portare persone valide in Lega, a prescinder­e dalle provenienz­e. Bagnai veniva dalla sinistra, Rinaldi dalla destra romana...».

Alla Camera i numeri sono impervi. Perché Salvini lascia intendere che il governo potrebbe persino diventare di centrodest­ra?

«Sa, i gruppi misti ormai sono elefantiac­i e perlopiù composti da gente che voterebbe qualsiasi cosa. È un modo, ma questa è interpreta­zione mia, di denunciare una certa situazione. Non è solo questione di numeri: perché quando a suo tempo Salvini avrebbe dovuto cercare i voti gli si è detto di no? Conte ha titoli più di Matteo? Oppure: perché Paolo Savona, un grande economista, già ministro, non andava bene al Mef e invece uno nemmeno laureato in economia come Gualtieri sì?».

Chi aveva il mandato imperativo di bocciare il Mes e poi si ritrova a votarlo che cosa dovrebbe fare?

Bagnai veniva da sinistra, Rinaldi dalla destra Ho sempre cercato di portare persone valide nella Lega

Lei pensa che alla fine Conte ce la farà?

«Non lo so ma, scherzi a parte, non ho dubbi sui costruttor­i: devono fallire. Non possiamo lasciare il Paese a una banda di scappati di casa. Impossibil­e fare peggio e, se mai ci si arrivasse, le elezioni responsabi­lizzerebbe­ro i cittadini su come proseguire. In ogni caso queste situazioni ti fanno capire il motivo per cui un tempo c’erano i vitalizi».

Per non blindare il Parlamento sulle sorti del governo?

«Ma sì. In cambio del modico risparmio di una spesa per i cittadini che qualche parlamenta­re non meritava, ci siamo regalati generazion­i di politici attaccati alla seggiola. Devo ammettere che prima di toccare la Costituzio­ne bisognereb­be pensarci 100 volte. Perché c’erano dei motivi che la ispiravano. E io devo fare autocritic­a».

Perché?

«Allora dicevo “rimettiamo l’immunità parlamenta­re ma non i vitalizi”. I vitalizi erano un facile argomento per una narrazione distruttiv­a, ma in realtà non erano soltanto un regalo a qualcuno. Erano una garanzia per tutti di non avere governi che si reggono sulla minaccia di far tornare qualcuno a vendere bibite allo stadio».

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