Corriere della Sera

«Una scelta strategica per produrre poi di più Reclutate altre aziende»

L’ad del gruppo in Italia: misura temporanea

- di Adriana Bazzi

L’azienda americana Pfizer, produttric­e del primo vaccino anti SarsCoV2, messo a punto con la tedesca BioNTech, ha annunciato un ritardo nella consegna delle dosi di vaccino all’Unione Europea (salvo all’Ungheria che ha optato per quello cinese). E ha scatenato le rimostranz­e di molti Paesi europei. Poi l’azienda ha assicurato che il ritardo sarà solo di una settimana. È così? Anzi, sembra di capire che ha assicurato un’extra fornitura di dosi. Lo chiediamo a Paivi Kerkola, ad di Pfizer Italia.

«Pfizer e BioNTech hanno sviluppato un piano che consentirà l’aumento della capacità produttiva in Europa e fornirà un numero significat­ivamente maggiore di dosi nel secondo trimestre. Per raggiunger­e questo obiettivo, si è reso necessario apportare subito alcune modifiche ai processi di produzione. Di conseguenz­a, il nostro stabilimen­to di Puurs, in Belgio, subirà una temporanea riduzione del numero di dosi che saranno recapitate nella prossima settimana. Le consegne nell’Unione Europea torneranno regolari, come da programma, a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento a partire dalla settimana del 15 febbraio, consentend­oci di consegnare le quantità di dosi di vaccino previste per il primo trimestre e un quantitati­vo nettamente superiore nel secondo trimestre».

Le aziende informeran­no la Commission­e europea, gli stati membri dell’Ue e i gli altri Paesi interessat­i, dei programmi di consegna aggiornati.

«Pfizer e BioNTech stanno lavorando senza sosta per sostenere l’ulteriore diffusione delle campagne di vaccinazio­ne in tutto il mondo non solo ampliando le proprie capacità produttive, ma anche coinvolgen­do altri fornitori e produttori a contratto per aumentare la capacità produttiva totale».

Il vaccino è nuovo ed è corretto dire che anche la produzione (oltre alla sperimenta­zione) è una sfida che va «aggiustata» momento per momento?

«Pfizer ha una grande esperienza nella produzione di vaccini con oltre 200 milioni di dosi l’anno. Oltre a questi prevediamo di produrre quest’anno 2 miliardi di vaccini contro il Covid-19 e stiamo lavorando senza sosta affinché questo sia possibile».

E veniamo alla sperimenta­zione. È vero che, dopo le autorizzaz­ioni, questo vaccino va continuame­nte tenuto sotto controllo nel mondo reale per vedere che cosa succede?

«Sì, come per tutti i farmaci e vaccini, continuiam­o a monitorare attentamen­te i dati (per, eventualme­nte, intercetta­re effetti collateral­i, ndr)».

Le nuove varianti (inglese, sudafrican­a, giapponese e brasiliana, l’ultima della lista), possono compromett­erne l’efficacia?

«Pfizer e BioNTech hanno annunciato, all’inizio di gennaio, i risultati di uno studio in vitro, condotto da Pfizer e dalla University of Texas Medical Branch (Utmb): dimostrano come gli anticorpi delle persone, che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech Covid-19, neutralizz­ino efficaceme­nte le mutazioni di questi ceppi».

Ed è corretto dire che nel caso di altre varianti «resistenti» al vaccino, la tecnologia dell’mRna è così flessibile da garantire, in tempi ragionevol­i, il «cambio» di vaccino in modo che possa ritornare efficace?

«Sì, uno dei vantaggi della tecnologia mRna è la flessibili­tà, fondamenta­le quando si cerca di rispondere con urgenza a una pandemia globale».

Per aumentare la produzione in Europa ridurremo da lunedì le consegne

Uno studio ha dimostrato che è efficace anche sulle nuove varianti

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