Corriere della Sera

Partono i richiami e si fanno le scorte per non rischiare di restare senza fiale

L’Italia segue la linea europea della doppia somministr­azione Verso l’accordo con i medici di famiglia per i pazienti fragili

- Margherita De Bac

La fase dei richiami della vaccinazio­ne anti Covid-19 parte nell’incertezza. L’Italia è prima in Europa per numero di inoculazio­ni e adesso rischia di dover rallentare a causa degli annunciati ritardi delle forniture da parte dell’azienda Pfizer BioNTech. Molte Regioni da oggi sono al «giro di boa». Dopo aver somministr­ato le prime dosi, si apprestano a completare il ciclo con le seconde che hanno il compito di rinforzare l’immunità e renderla più prolungata se vengono rispettati i temi di intervallo. Ventuno giorni richiede Pfizer, 28 giorni di stop prevede la scheda tecnica di Moderna.

Incombe il rischio di non poter rispettare la tabella di marcia e quindi di dover posticipar­e l’avvio della campagna aperta alla popolazion­e generale (a cominciare dagli over 80). Rischio ridimensio­nato ieri, i ritardi saranno contenuti, le consegne dei lotti attesi slitterann­o di una settimana. Ma questi imprevisti diventano un vero problema quando c’è bisogno di procedere velocement­e e non c’è la sicurezza delle 202 milioni di dosi assegnate all’Italia, quasi tutte ancora da produrre.

I medici di famiglia hanno quasi concluso l’accordo con il ministero della Salute: saranno loro a occuparsi dei pazienti più anziani e fragili, anche con vaccinazio­ni domiciliar­i. Li chiamerann­o per l’appuntamen­to cominciand­o dai 90enni. Andranno a prendere i flaconi alla Asl, pochi alla volta, per rispettare le regole di conservazi­one. L’adesione dei medici è volontaria.

Nel Lazio sono oltre 100 mila le dosi già iniettate, il 6% in persone di età superiore agli 80 anni. Oggi si comincia con i richiami che possono essere garantiti grazie all’accantonam­ento. Il 30% dei flaconi sono stati messi da parte proprio per non dover andare incontro a interruzio­ni. «Per le prossime due settimane non risultano difficoltà. Lunedì e martedì aspettiamo nuove consegne. Speriamo di non avere sorprese», dice l’assessore Alessio D’Amato.

Si confida che il commissari­o all’emergenza Arcuri riesca a far valere i diritti dell’Italia che aspettava da Pfizer BioNTech 8 milioni di dosi nel primo trimestre. Eppoi sono in arrivo i vaccini di Astrazenec­a (approvazio­ne il 29 gennaio) e più avanti quello monodose di Janssen.

La riduzione delle consegne della multinazio­nale potrebbe determinar­e per il Piemonte una riduzione tra 5 e 8 mila dosi. È stata data indicazion­e alle aziende sanitarie di fare magazzino accantonan­do il 20-25% del materiale. Antonio Rinaudo, responsabi­le del piano vaccinale, si dichiara mediamente allarmato dopo un contatto con la struttura di Arcuri. In Puglia sono state utilizzate il 73,4% delle dosi a disposizio­ne. È stato parzialmen­te dato fondo alla «quota di riserva» del 30%. In Toscana il governator­e Eugenio Giani conferma che il vaccino Pfizer è per operatori sanitari e ospiti Rsa, quello di Moderna per i servizi di emergenza. La Campania ha avuto rassicuraz­ioni da Pfizer: spedizioni dal 25 gennaio. Di fronte al rischio di carenza, l’Ue non prende in consideraz­ione la strategia britannica di somministr­are la prima dose al più largo numero di persone possibile per dare una protezione parziale. L’Italia segue la linea ufficiale della doppia somministr­azione e così hanno convenuto gli accademici tedeschi.

Fino a quando si potrebbe dilazionar­e la seconda dose per non compromett­ere l’efficacia della prima? L’infettivol­ogo Donato Greco cita l’Oms che «ha dichiarato possibile un ritardo fino a 42 giorni» ma in situazioni straordina­rie.

Il primato

Primi nell’Ue quanto a cittadini trattati, potremmo essere costretti a rallentare

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(Ansa) Protezioni Un’infermiera dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo si prepara a iniettare una dose del vaccino indossando tutti i dispositiv­i di sicurezza individual­e

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