Partono i richiami e si fanno le scorte per non rischiare di restare senza fiale
L’Italia segue la linea europea della doppia somministrazione Verso l’accordo con i medici di famiglia per i pazienti fragili
La fase dei richiami della vaccinazione anti Covid-19 parte nell’incertezza. L’Italia è prima in Europa per numero di inoculazioni e adesso rischia di dover rallentare a causa degli annunciati ritardi delle forniture da parte dell’azienda Pfizer BioNTech. Molte Regioni da oggi sono al «giro di boa». Dopo aver somministrato le prime dosi, si apprestano a completare il ciclo con le seconde che hanno il compito di rinforzare l’immunità e renderla più prolungata se vengono rispettati i temi di intervallo. Ventuno giorni richiede Pfizer, 28 giorni di stop prevede la scheda tecnica di Moderna.
Incombe il rischio di non poter rispettare la tabella di marcia e quindi di dover posticipare l’avvio della campagna aperta alla popolazione generale (a cominciare dagli over 80). Rischio ridimensionato ieri, i ritardi saranno contenuti, le consegne dei lotti attesi slitteranno di una settimana. Ma questi imprevisti diventano un vero problema quando c’è bisogno di procedere velocemente e non c’è la sicurezza delle 202 milioni di dosi assegnate all’Italia, quasi tutte ancora da produrre.
I medici di famiglia hanno quasi concluso l’accordo con il ministero della Salute: saranno loro a occuparsi dei pazienti più anziani e fragili, anche con vaccinazioni domiciliari. Li chiameranno per l’appuntamento cominciando dai 90enni. Andranno a prendere i flaconi alla Asl, pochi alla volta, per rispettare le regole di conservazione. L’adesione dei medici è volontaria.
Nel Lazio sono oltre 100 mila le dosi già iniettate, il 6% in persone di età superiore agli 80 anni. Oggi si comincia con i richiami che possono essere garantiti grazie all’accantonamento. Il 30% dei flaconi sono stati messi da parte proprio per non dover andare incontro a interruzioni. «Per le prossime due settimane non risultano difficoltà. Lunedì e martedì aspettiamo nuove consegne. Speriamo di non avere sorprese», dice l’assessore Alessio D’Amato.
Si confida che il commissario all’emergenza Arcuri riesca a far valere i diritti dell’Italia che aspettava da Pfizer BioNTech 8 milioni di dosi nel primo trimestre. Eppoi sono in arrivo i vaccini di Astrazeneca (approvazione il 29 gennaio) e più avanti quello monodose di Janssen.
La riduzione delle consegne della multinazionale potrebbe determinare per il Piemonte una riduzione tra 5 e 8 mila dosi. È stata data indicazione alle aziende sanitarie di fare magazzino accantonando il 20-25% del materiale. Antonio Rinaudo, responsabile del piano vaccinale, si dichiara mediamente allarmato dopo un contatto con la struttura di Arcuri. In Puglia sono state utilizzate il 73,4% delle dosi a disposizione. È stato parzialmente dato fondo alla «quota di riserva» del 30%. In Toscana il governatore Eugenio Giani conferma che il vaccino Pfizer è per operatori sanitari e ospiti Rsa, quello di Moderna per i servizi di emergenza. La Campania ha avuto rassicurazioni da Pfizer: spedizioni dal 25 gennaio. Di fronte al rischio di carenza, l’Ue non prende in considerazione la strategia britannica di somministrare la prima dose al più largo numero di persone possibile per dare una protezione parziale. L’Italia segue la linea ufficiale della doppia somministrazione e così hanno convenuto gli accademici tedeschi.
Fino a quando si potrebbe dilazionare la seconda dose per non compromettere l’efficacia della prima? L’infettivologo Donato Greco cita l’Oms che «ha dichiarato possibile un ritardo fino a 42 giorni» ma in situazioni straordinarie.
Il primato
Primi nell’Ue quanto a cittadini trattati, potremmo essere costretti a rallentare