Ricorso al Tar e contro-dossier La sfida di Moratti alla zona rossa
Da oggi restrizioni massime almeno fino al 31 gennaio La neo vicepresidente: «In altre regioni rischio superiore»
La Lombardia entra, mai così malvolentieri, in lockdown, il terzo dal marzo scorso. Retrocede in zona rossa con la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano fino (almeno) al 31 gennaio, quando i parametri saranno riesaminati. Richiesta che la Regione ha in realtà già fatto venerdì sera, con una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza in virtù di una classificazione che non rispecchierebbe «l’attuale andamento epidemiologico».
Alla nota tecnica spedita a Roma — un contro-dossier che per ora non ha sortito altro effetto se non la firma, ieri, dell’ordinanza che attribuisce alla regione la «maglia nera» nazionale — Palazzo Lombardia aggiungerà domattina la deposizione al Tar del Lazio di un ricorso contro il provvedimento del ministro, con richiesta di misura cautelare urgente. Tradotto: si chiede di annullare la delibera e, mentre il Tar decide, che ne siano subito sospesi gli effetti. È la prima «battaglia» della neo vicepresidente e assessora al Welfare Letizia Moratti, che ha chiesto a Speranza di «sospendere l’ordinanza con effetto immediato» perché «in altre regioni il rischio di contagiosità è palesemente superiore a quello lombardo». Come si legge nel contro-dossier, costruito su tre punti. Primo: l’indice Rt è stimato al 30 dicembre e non al 4-10 gennaio, quando «il trend è cambiato e i nuovi casi si sono stabilizzati». Secondo: con 133,3 casi per 100mila abitanti a settimana, la Lombardia è superata da molte regioni che non andranno in rosso (ha «un terzo dei casi del Veneto, la metà dell’Emilia Romagna», meno di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Marche). Terzo: rispetto alla saturazione delle terapie intensive la Lombardia «sta fornendo un dato di circa 1.200 posti letto» attivabili in tempi brevissimi, «ma la Regione è in grado di arrivare a oltre 1.800, come successo nella prima ondata. Utilizzando questo dato, la soglia del 30% non sarebbe superata».
E mentre nell’ultimo giorno di semi-libertà i milanesi si sono riversati nelle vie del centro e nei parchi, continua il dibattito sulla necessità di regole certe, con il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che contesta «la continua produzione normativa talvolta contraddittoria e poco comprensibile» e il sindaco di Milano Beppe Sala che torna a chiedere a governo e Regioni di «comunicare in modo univoco i dati sui quali vengono prese le decisioni».