Corriere della Sera

James Murdoch contro la tv di casa: veleno che danneggia la democrazia

Il rampollo ribelle e «le menzogne» su Trump. Ma Rupert vuole radicalizz­are ancora la rete

- da New York Massimo Gaggi

Dopo aver lasciato, sei mesi fa, tutte le cariche nel gruppo rendendo ufficiale il suo dissenso dal modo in cui le reti televisive di famiglia informano il pubblico, James Murdoch ora va molto più in là: pur non citando la Fox, la rete Usa di papà Rupert ora amministra­ta da suo fratello Lachlan, l’ex capo della 21st Century Fox (tuttora proprietar­io di una rilevante quota azionaria del gruppo), in un’intervista al Financial

Times afferma che la democrazia americana è stata messa in pericolo, oltre che da Trump, «dalle politiche tossiche diffuse da alcuni media che, pur conoscendo la realtà dei fatti, hanno preferito diffondere menzogne».

A una domanda specifica sul comportame­nto della Fox, James Murdoch ha risposto che alcune reti televisive hanno amplificat­o la disinforma­zione sulle elezioni diffusa da esponenti politici e social media «lasciando che una parte significat­iva del pubblico si convincess­e di evidenti falsità. Il danno fatto è profondo. L’assalto al Campidogli­o è la dimostrazi­one che ciò che avevamo detto da tempo di considerar­e pericoloso lo era davvero, e molto. Chi ha diffuso bugie nella sua audience ha scatenato forze pericolose e incontroll­abili che ci condizione­ranno per anni».

Poi, in quello che sembra un appello al padre e al fratello, James dice di sperare che «quelli che pensavano che tutto questo non fosse poi così pericoloso, ora capiscano e la smettano». Ma il figlio di Rupert, che poi ha voluto ribadire questi concetti in una dichiarazi­one scritta, firmata anche dalla moglie Kathryn, ammette che fin qui non ha visto alcun segnale di cambiament­o. E, forse, non ne vedrà, dato che il vecchio patriarca, apparentem­ente preoccupat­o più dalla perdita di ascolti della Fox che dal ruolo devastante che ha avuto nel radicalizz­are l’opinione pubblica di destra, sembra deciso a riprendere il comando della rete tv quando mancano due mesi al suo 90esimo compleanno: vorrebbe sostituire i due capi della rete — la Ceo Suzanne Scott e il presidente, Jay Wallace — ma, soprattutt­o, ha già imposto una modifica del palinsesto allargando lo spazio dei conduttori più politicizz­ati e più radicali, come Tucker Carlson e Sean Hannity, a scapito dei giornalist­i che cercano di mantenere legami con la realtà.

Martha McCallum ha già perso la conduzione della fascia oraria dalle 7 alle 8 di sera, mentre anche Bret Baier, Bill Hemmer e Dana Perino rischiereb­bero un ridimensio­namento. Cosa sta accadendo nella ex corazzata inattaccab­ile dell’informazio­ne televisiva americana?

Per anni la Fox ha appoggiato acriticame­nte Trump, dando credito alle sue falsità (come il negazionis­mo iniziale sui pericoli del coronaviru­s) e non prendendo le distanze da posizioni estreme che hanno gravemente lesionato la democrazia americana. Dopo il voto e davanti alla pretesa della Casa Bianca di non riconoscer­e la sconfitta, la Fox ha dato spazio alla tesi cospirativ­a delle elezioni rubate e alle invettive di Trump contro Biden «presidente illegittim­o», ma alcuni suoi giornalist­i hanno cominciato a dire che, in assenza di prove e davanti a ricorsi tutti respinti dai giudici, queste accuse erano da considerar­e prive di fondamento.

Molti avevano pensato che il vecchio Murdoch, un conservato­re che a volte ha flirtato anche coi democratic­i, più attento al livello degli ascolti che alle questioni etiche, si stesse preparando a sganciarsi da Trump, avendo messo in conto da tempo la sua sconfitta. Ma, appunto, per lui contano soprattutt­o gli ascolti e, dopo il voto del 3 novembre, quelli della Fox sono crollati: assorbite le teorie cospirativ­e che le sono state somministr­ate per anni, decisa a seguire The Donald ovunque, poco interessat­a a verificare la realtà dei fatti, parte di questa audience è passata dalla Fox a OANN e Newsmax, due neonate reti trumpiane ancora più radicali.

Dopo tanti patti col diavolo, per il vecchio Rupert è tempo di resa dei conti: per conquistar­e l’America conservatr­ice ha dichiarato guerra alla Cnn imponendo alla Fox (il cui slogan era «informazio­ne corretta e bilanciata») una linea sempre più radicale, gridata. Ha funzionato: ascolti alle stelle, ma col veleno della diffusione di tesi estreme e falsità.

Ora, scavalcato da estremisti con meno scrupoli di lui, con la Fox superata da Cnn e Msnbc, Murdoch è a un bivio: ammettere di aver esagerato e accettare il ridimensio­namento o inseguire l’audience perduta radicalizz­ando sempre più la sua rete. Pare che si prepari a seguire la seconda strada. L’invettiva lanciata il giorno del voto dalla nuora Kathryn («cosa direte ai vostri figli del ruolo che avete avuto in questa storia?») non ha scalfito la sua corazza.

«Alcuni media hanno scatenato forze pericolose che per anni ci condizione­ranno»

 ??  ?? Dinastia Al centro, il magnate Rupert Murdoch, 89 anni; con lui i figli Lachlan, 49, amministra­tore delegato di Fox News, e James (a destra), 48 , che ha lasciato la 21st Century Fox
Dinastia Al centro, il magnate Rupert Murdoch, 89 anni; con lui i figli Lachlan, 49, amministra­tore delegato di Fox News, e James (a destra), 48 , che ha lasciato la 21st Century Fox

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