Corriere della Sera

«Oltre il trauma Brexit Fra Roma e Londra asse sulla Difesa e tutela dell’ambiente»

- Dal nostro corrispond­ente Luigi Ippolito

Giovedì scorso Boris Johnson e Giuseppe Conte si sono parlati direttamen­te al telefono: un passaggio importante, perché Italia e Gran Bretagna nei prossimi mesi hanno un cammino in comune da percorrere. Ma anche perché, contrariam­ente a quanto la Brexit potrebbe far pensare, il rapporto fra i due Paesi si sta rafforzand­o: e molto si gioca sul terreno della difesa e della sicurezza. Non a caso, uno dei temi principali del colloquio fra i due capi di governo è stata proprio la Libia.

«Abbiamo un doppio dialogo strategico con il Regno Unito, sia a livello di Esteri che di Difesa — spiega il nostro ambasciato­re a Londra, Raffaele Trombetta —. Soprattutt­o sulla Libia, che è uno dei temi principali. Non partiamo da zero: ed è un dialogo che tocca il Mediterran­eo orientale, l’Africa e i Balcani occidental­i. Quello su cui si cerca di lavorare è allargare il raggio d’azione».

L’ambasciato­re ci tiene a sottolinea­re che questo dialogo con Londra non è in contraddiz­ione col nostro ancoraggio all’Unione europea, «ma sicurament­e, se la Gran Bretagna è uscita dalla Ue, non è uscita dall’Europa: e rimane un partner importante su vari fronti. Abbiamo una convergenz­a su vari quadranti: e sulla difesa siamo fra i partner europei che hanno un rapporto consolidat­o».

E questo vale anche per le prospettiv­e future, su cui Roma e Londra stanno lavorando.

Come ricorda l’ambasciato­re, la presenza industrial­e italiana in Gran Bretagna, nel settore della Difesa, è molto forte, a partire dal gruppo Leonardo, e ci sono svariati progetti in comune: quello più significat­ivo è lo sviluppo del caccia di ultima generazion­e «Tempest», su cui le due difese stanno dialogando: «C’è una convergenz­a di vedute e interessi su cui si può lavorare».

Sul piano diplomatic­o, il fatto che la Gran Bretagna ospiterà nel 2021 il G7 e l’Italia il G20 è un ulteriore spunto di collaboraz­ione.

Ma soprattutt­o c’è la guida comune della Cop26, la Conferenza Onu sull’ambiente che si terrà a novembre a Glasgow: «C’è una diplomazia congiunta su questi temi — rivela il nostro ambasciato­re — per portare su posizioni più avanzate gli altri Paesi, per alzare i livello di ambizione della Cop26».

Ovviamente la Brexit comporta notevoli cambiament­i, con la fine della libera circolazio­ne e l’impatto sui commerci: «Ma questo non vuol dire che il Regno Unito non continui a essere un Paese amico, un partner importanti­ssimo: e su questo stiamo lavorando».

La pandemia ha avuto un grande impatto sui commerci, ma la Gran Bretagna resta il Paese col quale abbiamo il maggior attivo dopo gli Usa. «Nessuno ha interesse a creare ostacoli dove non ci sono — ribadisce l’ambasciato­re —. È ovvio che l’uscita di Londra dal mercato unico ha un impatto, ma lo sforzo sarà di attenuarlo».

Negli ultimi giorni è emerso che l’anno appena trascorso ha visto una fuga di massa di stranieri dal Regno Unito, ma non sembra essere il caso degli italiani: «Non abbiamo un riscontro così netto — dice l’ambasciato­re —, anzi abbiamo un costante incremento degli iscritti all’Aire, arrivati a 450 mila».

In conclusion­e, «ci sono le premesse per mantenere una relazione forte e strutturat­a: e stiamo lavorando con i britannici a questo scopo».

«Abbiamo un doppio dialogo strategico. Soprattutt­o sulla Libia. Un dialogo che tocca il Mediterran­eo orientale, l’Africa e i Balcani»

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