Corriere della Sera

I nuovi inviati in Libia: Roma sceglie Ferrara l’Onu Kubis

- di Lorenzo Cremonesi

Tecnici di grande esperienza pronti a mediare e cercare compromess­i, piuttosto che politici inclini a proporre soluzioni precise: sono questi i criteri che accomunano Italia e Nazioni Unite nella scelta dei loro due inviati speciali nel garbuglio libico. L’ambasciato­re 61enne Pasquale Ferrara ed il diplomatic­o slovacco 68enne Jan Kubis sono chiamati ad affrontare un Paese ancora diviso, impoverito dalla guerra, anche se in una situazione migliore rispetto a pochi mesi fa, quando l’esercito di Haftar assediava Tripoli e il caos peggiorava di giorno in giorno con l’arrivo di mercenari e armi dall’estero. Oggi i cannoni tacciono e, dalla firma del cessate il fuoco in ottobre, sul tavolo c’è la prospettiv­a della creazione di un governo unitario in vista della tenuta di elezioni nazionali il 24 dicembre 2021. Ciò non significa che la situazione non possa degenerare da un momento all’altro. In Libia sono ancora presenti oltre 20.000 tra mercenari e soldati stranieri, specie russi, siriani e turchi. Ma è soprattutt­o il fallimento della logica della forza a dare spazio a quella del dialogo.

Ferrara, che ha ricevuto la nomina di «inviato speciale del ministro per la Libia», avrà il compito di coadiuvare l’ambasciato­re a Tripoli, Giuseppe Buccino, tenendo in particolar­e i contatti con la Cirenaica e soprattutt­o muovendosi in campo internazio­nale tra Ginevra, Ankara, Il Cairo e Mosca. Kubis dovrà continuare il lavoro iniziato da Stephanie Williams, la diplomatic­a Usa n° 2 della missione Onu che a marzo aveva sostituito il dimissiona­rio Ghassan Salamé e ha tessuto le maglie del cessate il fuoco.

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