Corriere della Sera

Il David non sarà più solo

Firenze, per la prima volta il capolavoro di Michelange­lo verrà esposto con altre 100 opere «Così esaltiamo la sua bellezza»

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

La solitudine del David di Michelange­lo s’interrompe­rà il prossimo 13 febbraio quando la Galleria dell’Accademia riaprirà al pubblico dopo l’emergenza Covid. Ai lati della Tribuna, lo spazio circolare che avvolge il capolavoro come un enorme trono, un centinaio di statue di gesso, mai collocate prima, diventeran­no un’ideale corte per onorare e valorizzar­e ancor di più quell’opera sublime e mastodonti­ca. E non solo: altri gessi, disposti in duplice fila come guardie d’onore, accompagne­ranno il visitatore passo dopo passo sino al David in un percorso nuovo, unico e dalle emozioni infinite.

La nuova installazi­one — che si annuncia già come un evento — non toglierà neppure un una scintilla di luce al David e anzi contribuir­à a valorizzar­e ancora di più quell’eterna meraviglia plasmata con il marmo bianco delle Apuane.

Già adesso durante i lavori, tra carrelli elevatori e dispositiv­i elettronic­i, camminare nel nuovo percorso è un’emozione. E, come in un crescendo sinfonico, ci si avvicina al movimento finale (l’apoteosi del David), passo dopo passo, sguardo dopo sguardo.

«Alcuni busti di Lorenzo Bartolini che ritraggono nobildonne sono volti ancora anonimi — spiega la direttrice della Galleria dell’Accademia Cecilie Hollberg — che adesso, con la nuova collocazio­ne ad altezza di visitatore, potranno essere meglio studiati e magari riconosciu­ti. E lo potrà fare anche il pubblico in un appassiona­nte identikit collettivo per scoprire, chissà, qualche grande personaggi­o della storia».

Sempre durante il percorso che porta al David, sotto il dipinto del Pontormo (che era stato ispirato da un disegno di Michelange­lo), sono state collocate statue di veneri e ninfe sdraiate. «E, sotto gli occhi del David, ora ci sono i monumenti di Brunellesc­hi e Di Cambio, entrambi costruttor­i del Duomo di Santa Maria del Fiore — spiega ancora Hollberg — dove in un primo momento il David doveva essere collocato, addirittur­a sulla cupola».

Il nuovo allestimen­to avrà una fase sperimenta­le sino a luglio. Poi, se avrà successo e non ci saranno problemi di sicurezza, i busti e le statue, o alcune di loro, cancellera­nno per sempre la solitudine del «Numero Primo».

Ma non c’è soltanto il David nella rivoluzion­e dell’Accademia. Alcuni busti di gesso (264 in tutto conservati nella gipsoteca), saranno divisi per argomenti e collocati in altre postazioni del museo. I volti dei musicisti, per esempio, arricchira­nno il dipartimen­to dove sono ospitati gli antichi strumenti musicali delle collezioni dei Medici e dei Lorena.

Anche la Sala del Colosso, che custodisce pitture straordina­rie, è al centro di una rivisitazi­one con lavori alle capriate e anche un nuovo impianto di illuminazi­one all’avanguardi­a.

«La sala riaprirà a luglio — spiega ancora la direttrice Hollberg — ma le opere custodite sono state spostate nell’ala delle mostre temporanee. E qui, grazie ad un’illuminazi­one adeguata, già ora riescono a emanare tutta la loro bellezza».

Un esempio? La Tebaide di Paolo Uccello, che per colpa di un impianto di illuminazi­one inadeguato era praticamen­te invisibile, adesso riesce a mostrare tutte le sublimi pennellate del maestro. Oppure il dipinto Santi Stefano, Giacomo Maggiore e Pietro del Ghirlandai­o che, sotto la giusta luce, oggi mostra colori vivaci e ornamenti filigrani.

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