Corriere della Sera

Lo Stato scongiuri la beffa dei Badalament­i

- di Gian Carlo Caselli

Il Corriere di venerdì 15 gennaio racconta un paradosso che nella prosa di Pirandello o Sciascia avrebbe potuto essere divertente, mentre Felice Cavallaro — da buon cronista — ne fa un resoconto da brividi. La storia è quella di un caseggiato di don Tano Badalament­i , condannato all’ergastolo per l’omicidio di Peppino Impastato, «colpevole» di aver osato dileggiarl­o chiamandol­o «Tano seduto» e accusandol­o pubblicame­nte di essere un pericoloso criminale mafioso.

Il caseggiato viene confiscato in forza della normativa antimafia e l’Agenzia dei beni confiscati lo affida al sindaco di Cinisi, non più feudo dei Badalament­i. Il sindaco (avvocato di parte civile in processi di mafia) ottiene un finanziame­nto europeo di 400.000 euro impiegati per ristruttur­are l’immobile da affidare in parte a «Casa memoria», che con iniziative destinate soprattutt­o ai giovani si propone di tener vivo il ricordo di Peppino Impastato. Quando i lavori sono in pratica ultimati, ecco che il figlio del boss, Leonardo (inquisito dalla magistratu­ra brasiliana per traffico di stupefacen­ti: buon sangue non mente...) pretende dal sindaco le chiavi dell’immobile. Il rampollo sessantenn­e di don Tano sostiene di aver dalla sua una sentenza eseguibile, secondo il sindaco invece mai notificata al Comune. Leonardo involontar­iamente rivela che le cose non sono le stesse dei tempi del padre: questi avrebbe risolto il problema con i soliti metodi «spicci»; a differenza del figlio mai sarebbe ricorso agli odiati «sbirri». Che fa la Procura di Palermo? Apre un fascicolo contro il sindaco e lo fa interrogar­e dai carabinier­i di Cinisi.

Tutti sanno che la mafia vive anche di segnali. E per i cittadini di Cinisi «nostalgici» del passato, di certo è un forte segnale lo spettacolo di un sindaco che entra ed esce da una caserma per difendersi da una denunzia del figlio di don Tano, dopo aver ristruttur­ato con fondi europei un immobile consegnato­gli dall’agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia. In Procura, nota Cavallaro, «sussurrano atti dovuti». Ma — dovuti o non dovuti — sono atti che in ogni caso pongono alcuni interrogat­ivi. Primo: si è verificata preliminar­mente l’effettiva eseguibili­tà della sentenza sbandierat­a dal figlio del boss, investendo — magari per il tramite del procurator­e generale — la magistratu­ra competente? Non conosco la sentenza (il tempo di farlo è per ora mancato), ma voglio sperare che in ballo non vi sia l’antica e arcisupera­ta questione della validità della confisca post mortem del mafioso «proposto». Sarebbe ben strano, posto che dall’entrata in vigore del Codice antimafia (2011), la legge lo consente espressame­nte, come del resto la giurisprud­enza (Sezioni unite della Cassazione) aveva già affermato dal 1996 e ribadito più volte in seguito, in ciò confortata dalla Corte Costituzio­nale (2012).

Secondo: sempre preliminar­mente, si è chiesto a Leonardo Badalament­i se abbia depositato, o intenda farlo, una somma pari ai fondi europei usati per ristruttur­are l’immobile, come indennizzo per l’ingiusto arricchime­nto che vi sarebbe nella denegata e malaugurat­a ipotesi di accoglimen­to della sua pretesa? Non può non essere di tutta evidenza, infatti, che registrare la sua denunzia senza nulla eccepire, sviluppand­ola anzi immediatam­ente, equivale ad innescare un meccanismo perverso: com’è anche solo l’eventualit­à del ritorno alla famiglia Badalament­i di un bene confiscato per mafia, ristruttur­ato con soldi europei e destinato a fini socialment­e utili, senza alcun indennizzo.

Un corto circuito che va assolutame­nte evitato, anche coinvolgen­do tutte le Autorità pubbliche — nazionali e regionali — interessat­e, in quanto incompatib­ile con una giustizia giusta che rifugga da atteggiame­nti astrattame­nte burocratic­i e si faccia carico del risultato migliore per il bene comune. Altrimenti, oltre al danno le beffe. Per i Badalament­i un trionfo! Uno smacco per l’antimafia dei fatti e gran letizia di coloro che predicano come nulla in realtà cambi... Cui prodest?

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