Corriere della Sera

«Vaccinare per categorie non per età anagrafica»

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Di figli a casa ne ho 4: uno fa l’ultimo anno delle superiori con tutte le difficoltà nel frequentar­e le lezioni online. Gli altri sono universita­ri. Alcune università sono aperte (ad esempio il Politecnic­o ha aperto le bibliotech­e a maggio), la Bicocca è chiusa ermeticame­nte, in Cattolica si può andare a studiare prenotando il posto in biblioteca e la Statale ha aperto la biblioteca e le aule studio in questi giorni. Eppure le aule sono grandi, gli studenti avrebbero potuto prenotare il posto per frequentar­e le lezioni, anche per gli esami ci si sarebbe potuti organizzar­e magari aumentando gli appelli, facendoli a porte chiuse. Poi mi chiedo come mai non si sia deciso di procedere con le vaccinazio­ni per categorie e non per fasce di età, per esempio: 1) operatori sanitari, 2) personale docente e non docente di tutti gli ordini e gradi e allenatori di tutte le squadre di tutti gli sport agonisti e non, 3) studenti dai 14 anni in su, 4) ristorator­i, cuochi, baristi, camerieri, negozianti, commessi, personale degli hotel, dei rifugi, delle palestre, dei supermerca­ti, estetisti, coloro che lavorano agli sportelli... In questo modo l’economia sarebbe ripartita. Agli anziani avrei chiesto ancora un po’ di pazienza nel fare il vaccino, ma convinta che tutelando le categorie sopra citate anche le altre ne ricaverebb­ero un beneficio (io compresa).

Silvia Colombo

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