«La rivoluzione della Renault parte con la R5 elettrica: punto su tecnologia e persone»
L’INTERVISTA LUCA DE MEO Il ceo: alleanza solida con Nissan e Mitsubishi. Brivio guiderà la F1
«L’Italia è un bacino di eccellenze, ingegneri, meccanici, figure professionali che hanno la Formula 1 nel loro Dna — esordisce così Luca de Meo, ceo del gruppo Renault — per questo ho scelto un italiano, Davide Brivio, come Racing director, il capo della nostra squadra corse».
Ma Brivio correva in moto?
«Certo è il campione del mondo uscente della Moto Gp, su Suzuki, sulle due ruote. Ma non conta se da questa parte le ruote sono quattro. È un eccellente professionista, conosce il sapore di una pista, l’importanza di avere un team affiatato, affidando a ognuno un preciso ruolo, sa organizzare in maniera il lavoro».
Che obiettivi avete per la prossima stagione?
«Fare meglio di quella passata, ossia conquistare più podi. La vera sfida arriverà per noi dopo il 2022 con il cambio del regolamento. La Formula 1 per Renault è la storia dell’Alpine, è al centro della nostra attività, da 43 anni partecipiamo al grande circo, le auto di serie vengono prodotte nella fabbrica di Dieppe, l’esempio della migliore manifattura industriale francese, quella da corsa tra Viry, in Francia ed Enstone, in Inghilterra. Alpine per noi significa sport, competizione, l’applicazione dell’eccellenza tecnologica di Renault, su strada ne vogliamo fare un brand solo a zero emissioni, ma sempre sportivo. Mi piace cercare l’anima di un marchio nelle radici della sua storia per proiettarlo nel futuro. E Alpine di storia ne ha tanta e di futuro anche».
Per questo ha deciso di recuperare la R5?
«Un aneddoto che mi è stato riferito pochi giorni fa rende bene l’idea: circa 30 anni fa Gianfranco Ferré diventava direttore creativo di Dior; lui architetto, straniero, entrava nella maison per riportare attenzione su uno dei marchi simbolo della moda francese. Appena insediato, cercò negli archivi i simboli più significativi del passato che raccontavano anche il panorama culturale di un Paese. La R5, all’inizio degli anni 70, fu una delle chiavi non solo del nostro successo ma di tutta l’industria automobilistica europea. Lanciò uno stile dinamico, pratico, dai contenuti moderni, come sarà la futura R5, completamente elettrica, super tecnologica, nello stesso tempo popolare, in quella fascia di mercato alla portata di molti. Avrà una piattaforma dedicata, già in fase di realizzazione, darà origine a una famiglia di modelli che attingeranno nel suo stile. Nell’attesa è in prossima uscita la Megane-E, in versione berlina 5 porte, elettrica».
Nella sua conferenza ha parlato di tre piattaforme.
«Certo, saranno utilizzate per i 24 modelli che presenteremo entro il 2025, piattaforme che condividiamo nell’ambito della nostra alleanza, del segmento B e C, disposte per poter realizzare vetture elettriche e ibride. Lavoriamo su auto che ci consentiranno di ottenere margini più importanti, considerando che vi è in atto una trasformazione che ci consente di fare un salto in avanti. Stiamo vivendo un passaggio come già avvenuto in tanti settori: le persone vivono all’interno dell’automobile molto tempo, desiderano le stesse comodità che trovano in ufficio, a casa, per cui connessione, informazioni, tutto ciò aumenta le possibilità di creare del valore aggiunto per i nostri clienti, attraverso tecnologia e servizi. Abbiamo intenzione di posizionarci tra i protagonisti di questa trasformazione».
I rapporti con i suoi alleati Nissan e Mitsubishi si sono stabilizzati?
«Le aziende sono fatte di persone: Makoto Uchida, ceo di Nissan e Takao Kato, ceo di Mitsubishi, non hanno potuto essere presenti alla mia conferenza per le problematiche legate alla pandemia in atto, così come io non posso recarmi in Giappone. Credo che dal loro messaggio video tutti abbiano capito che il nostro legame è intenso e collaborativo. La migliore risposta a tutte le dicerie che riguardano la nostra alleanza si trova nei numeri: l’80% dei nostri volumi sarà prodotto sulle piattaforme che abbiamo in comune. Condividiamo basi tecniche, motori e componenti e, se non è sufficiente, voglio ribadire che insieme saremo in grado di assemblare sette milioni di veicoli ogni anno sulle tre piattaforme comuni. Non vi è nessuna intenzione di prevaricare, siamo coscienti che ogni programma, ogni decisione deve avere un interesse comune».
Nella sua strategia Dacia che ruolo avrà?
«La Dacia Spring, che arriverà nei prossimi mesi, sarà la vettura elettrica più accessibile di tutto il mercato. Il marchio vivrà una profonda integrazione con Lada, senza sovrapporsi. Consolideranno la nostra presenza in Russia dove deteniamo il 30% di quota».
Su quali mercati puntate?
«In Europa puntiamo sul segmento C, troppo trascurato. Vogliamo rafforzarci ancora in America del Sud, in India e in Marocco e molti altri: Renault è presente con successo in piu di 130 Paesi».
E la Cina?
«Ci siamo presi una pausa di riflessione, in Cina si entra solo con prodotti con un vero contenuto di innovazione, una vera motivazione d’acquisto. Per ora ci accontentiamo di sviluppare il rapporto con Dongfeng e Jmev per le vetture elettriche, con Jinbei per i veicoli commerciali».
Mi piace cercare l’anima di un marchio nelle radici della sua storia
La Dacia Spring sarà la vettura elettrica più accessibile di tutto il mercato