Corriere della Sera

Gentiloni: non si può avere una spesa pubblica senza limiti

Il commissari­o Ue all’Economia avverte l’Italia: «Un po’ di rigore non significa riproporre l’austerità»

- Claudia Voltattorn­i

Chiede «equilibrio». Perché non ci può essere «una spesa pubblica senza limiti», che non significa «tornare all’austerità», piuttosto «evitare di confondere il messaggio di reagire, sostenere l’economia, evitare la recessione, fare debito buono» e quindi «avere una finanza pubblica senza limiti: guai a dimenticar­e che un Paese come l’Italia ha un livello di debito che nei prossimi anni e forse decenni dovrà essere una questione all’attenzione di chi governa». Non è un avvertimen­to, quello di Paolo Gentiloni, commissari­o Ue all’Economia intervenut­o ieri in un dibattito online organizzat­o dalla rivista Internazio­nale per il suo Festival in corso a Ferrara; ma ci si avvicina molto, anche quando dice che la Commission­e «si augura sempre di avere interlocut­ori stabili e governi che condividon­o e si impegnano nelle comuni sfide europeiste».

Mentre parla, l’ex premier si dice «convinto della piena consapevol­ezza del governo e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ma questa — al di là del Recovery — è anche una delle sfide fondamenta­li per i nostri Paesi e in particolar­e per i Paesi che hanno un più alto tasso di debito». E sottolinea più volte che «dire che va conservata una politica di sostegno ed espansiva, non significa accettare l’idea che, siccome i tassi d’interesse sono bassi, siccome la Bce continua i suoi programmi straordina­ri, siccome non ci sono particolar­i segnali allarmanti di spread o di agenzie di rating, possiamo avere una finanza pubblica senza limiti». Una maggiore presenza dello Stato oggi «è pienamente comprensib­ile, visto l’impatto sociale, culturale e psicologic­o causato da questa epidemia», ma «poi bisognerà trovare un equilibrio: le nostre sono economie di mercato, regimi liberali, e non possono certo trasformar­si in modelli di capitalism­o di Stato». Ribadisce, però, che vanno ancora aiutate, «ma bisogna essere molto rigorosi».

I Paesi Ue hanno reagito insieme, «bisognava farlo» dice Gentiloni, perché il 2020 è stato «un anno terribile per l’Ue, ma anche straordina­rio se pensiamo ad alcune delle questioni fondamenta­li dell’anno scorso». Dalla sfida del Green Deal europeo alla risposta economica «senza precedenti» alla crisi sanitaria: «L’idea del debito comune per obiettivi comuni». Ma dopo il «volume di fuoco» di Next Generation Eu, «non possiamo fare passi indietro verso una situazione senza regole di bilancio comuni». Che significa rivedere «una situazione in cui deficit e debito sono andati a livelli senza precedenti». La base è semplice: «Nel 2019 avevamo un rapporto deficit/Pil nell’area euro dello 0,6%; nel 2020 lo avremo intorno al 7,5-8%; il rapporto debito/Pil era nel 2019 intorno all’84% e nel 2020 sarà intorno al 100%». Le risorse del Recovery fund le definisce «adeguate»: il punto, chiarisce, «è se saremo in grado di spenderle bene e non sprecarle, la prova dell’Italia è fondamenta­le».

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Paolo Gentiloni
Commissari­o Ue Paolo Gentiloni

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