Il triplete di Marta, Lady G dello sci
Bassino domina il gigante di Kranjska Gora rifilando distacchi abissali alla concorrenza
Lady G a Kranjska Gora non scende sulla neve, semmai danza. Lady G doma quel pendio «da maschi» che il gelo ha trasformato in una lastra di ghiaccio: «Erano condizioni estreme e un po’ le temevo perché sul lucido ho sempre faticato. Invece ho avuto la conferma che ormai vado forte in ogni situazione». Lady G è Marta Bassino e «G» sta per
La piemontese nuovo pettorale rosso: «Ho vinto su un fondo duro, da maschio»
gigante, la disciplina che la ragazza di Borgo San Dalmazzo sta marchiando a fuoco e della quale è di nuovo leader grazie al controsorpasso a Federica Brignone: terzo successo nelle quattro prove portate a termine (la quinta, a Semmering, fu cancellata dopo la prima manche per il troppo vento) e un piccolo rimpianto ripensando alla scivolata nella gara-2 di Courchevel con il traguardo in vista: quel giorno non avrebbe vinto la Shiffrin, bensì l’azzurra. E sarebbe stato
Ma è giusto un rammarico marginale di fronte alla potenza di fuoco che la Bassino ora sa esprimere. «Lo scenario era tosto, però ho tenuto duro fino alla fine e sul piano tecnico ho sciato al meglio». Non ha vinto. Ha stravinto. Le ha stracciate tutte, a cominciare da Tessa Worley, che con una grande seconda manche pareva pronta a tornare a imporsi dopo un periodo complicato e a ricordare che lei è stata due volte iridata della specialità. Alla zampata della francese, Marta ha risposto con un ruggito: solo 5 centesimi concessi nella seconda frazione e 8 decimi di vantaggio, un’eternità, nel bilancio finale, su Tessa.
Le altre hanno incassato distacchi biblici, proprio come quelli che Deborah Compagnoni infliggeva alle rivali: 1’’48 la Gisin; 1’’58 la Vlhova, leader della classifica generale ma in gigante ancora a secco; 2’’10 la Brignone, che sconta i peccati di giornata con la perdita del pettorale rosso del primato; 2’’18 la Shiffrin, stavolta imprecisa e senza cambio di marcia. Pensate che Sofia
Goggia, andata troppo piano nella prima manche, ha chiuso 15ª a 4’’: certo, questo non è più il terreno di caccia dell’olimpionica della discesa, ma fu il gigante a rivelarla a fine 2016 e a darle, con il bronzo iridato 2017, la prima medaglia della carriera. Sempre a tempo, sempre decisa, soprattutto sciolta e leggera. Era questa, non la foga da panzer di una Vlhova, la chiave per domare la Podkoren, tracciato di solito frequentato dagli uomini del circo bianco: «Raramente — spiega Marta — troviamo condizioni così: il fondo era duro, si scivolava. È stata forse la gara più complicata della mia vita».
L’ha aiutata molto l’ottimo rapporto creatosi con Gianluca Petrulli, più di uno skiman, ma i conti adesso quadrano perché Marta è cambiata. «Ho vinto su tre tipi differenti di neve. Non soffro più le situazioni, questa solidità mi rende felice». È ancora giovane — 25 anni a fine febbraio —, ma il decollo è cosa fatta: in Slovenia ha centrato il quarto successo e il 15esimo podio. La Marta che si buttava via non c’è più: «La svolta l’anno scorso, quando ho imboccato un percorso di crescita». Stamane sarà di nuovo in gara contro tutte: stesso posto e, si spera, stesso risultato. «La pressione non la sento, la continuità è un turbo per il morale: ho consapevolezza, qualcosa che ora è dentro di me».