«Le classi sono posti sicuri se si rispettano le regole Non si deve bloccare tutto»
Villani: prima di tutto serve l’educazione sanitaria
Professor Alberto Villani, per il nuovo Dpcm il premier Draghi attendeva una risposta chiara da voi del Cts. Secondo lei che è il presidente della Società italiana di pediatria, meglio le scuole aperte o chiuse?
«Lascerei da parte le semplificazioni giornalistiche — risponde il componente del Comitato tecnico scientifico —. Il principio da seguire è uno soltanto: si deve decidere in base all’epidemiologia, all’andamento del virus. Là dove è alto il rischio per la popolazione, diventa alto pure per chi va a scuola. E bisogna intervenire, cioè chiudere gli istituti».
Adesso, poi, per colpa delle varianti, inglese, brasiliana, sudafricana, il virus sembra aggredire anche i più piccoli.
«Permettetemi di obiettare che quella che più temo in realtà è la variante umana, cioè i comportamenti delle persone. Il virus entra dove trova le porte aperte: assembramenti, gente che non usa la mascherina, che non si lava le mani. La scuola in sé è un posto sicuro: diventa insicuro se cessa l’attenzione».
Ma, sempre per semplificare, cosa direte al governo Draghi? Chiudere dove, quando?
«Direi che non ha senso mandare tutti in castigo, tutti dietro la lavagna. In castigo ci va chi non si è comportato bene. La politica, lo ripeto, deve decidere in base all’epidemiologia: se una zona diventa rossa, è naturale che chiuda tutto e chiudano perciò anche le scuole. Del resto, mi pare che già sindaci e presidenti di Regione stiano intervenendo modulando le misure e stabilendo la Dad solo là dove i contagi sono in aumento. Sia chiara una cosa, però: più di qualunque legge, di qualunque Dpcm, è importante
Come puoi fermare il contagio domestico se fai feste in casa? Poi il virus arriva anche a scuola
l’educazione civica, l’educazione sanitaria. Come puoi fermare il contagio domestico, che rimane il pericolo più grande, se ancora oggi senti parlare di party a domicilio a cui hanno preso parte più di trenta persone, tutte assembrate e senza mascherina? È chiaro che poi il virus te lo trovi anche a scuola».
Sarà per questo che a volte voi scienziati sembrate quasi guardare con timore alla didattica in presenza.
«Non scherziamo. Noi vorremmo la scuola a tempo pieno. La Società che presiedo ha scritto di recente una lettera aperta a Mario Draghi. Gli abbiamo chiesto di riformare la scuola: il più importante investimento per un Paese civile».
Un’idea in più per il Recovery plan.
«Il 50 per cento degli istituti scolastici risale a prima della nascita della Repubblica. Sono edifici vetusti. Investire nella scuola significherebbe renderla davvero un luogo sicuro. E in cui garantire a tutti, in maniera equa, il diritto di sviluppare le proprie potenzialità, offrendo la possibilità di praticare sport e ogni tipo di arte: dalla musica alla pittura, dal teatro alla danza».
Altro che Didattica a distanza.
«Appunto. Con la connessione che va e viene e in tante case nemmeno c’è».