Corriere della Sera

PIL SU E REDDITO A PICCO MA LA PANDEMIA SVELA I VERI CONTI DI DUBLINO

- Di Federico Fubini

Anno nero, lo sappiamo, il 2020. Non solo per la salute pubblica, anche per l’economia. Non c’è Paese occidental­e che non abbia registrato una caduta del prodotto interno lordo, un crollo del reddito e dei consumi e un aumento dei disoccupat­i. Con un’eccezione: anche in Irlanda il reddito nazionale è crollato, i consumi sono scesi, le persone senza lavoro sono aumentate; eppure il prodotto interno lordo (Pil) è decollato. Più 3% in piena pandemia, malgrado i lockdown. Questo risultato fa della piccola repubblica atlantica uno dei Paesi al mondo cresciuti più in fretta l’anno scorso, superato solo dalla Guyana, dal Bangladesh e dal Sudan del Sud. Nettamente meglio anche della Cina.

Una vera tigre celtica. Poco importa se ha passato l’ultimo anno in clausura totale (spesso) o comunque sempre severa. Possibile? Una seconda occhiata getta una luce diversa su quello che è successo. Il reddito nazionale lordo — ciò che gli irlandesi realmente guadagnano — crolla di nove miliardi e dunque del 3%: un risultato uguale alla recessione di tanti altri Paesi europei. Invece il prodotto interno lordo — che registra tutte le transazion­i con l’estero — esplode di altrettant­o. In altri termini l’economia sembra sempre più grande, mentre con Covid gli irlandesi sono diventati più poveri. La Commission­e europea spiega pudicament­e in un documento quel che è accaduto: il Pil di Dublino è «sospinto dalle esportazio­ni di aziende multinazio­nali specializz­ate in dispositiv­i medici, prodotti farmaceuti­ci e servizi digitali». Questi profitti delle aziende vincenti durante la pandemia — medicali, Big Pharma e Big Tech — però non creano reddito nel Paese perché probabilme­nte non sono reali. Non lo sono in Irlanda. Sono profitti maturati in gran parte nel resto d’Europa e trasferiti dalle multinazio­nali verso la repubblica celtica, perché lì quelle possono godere di aliquote fiscali in molti casi tendenti a zero. Quel Pil non è fatto di effettive esportazio­ni irlandesi, ma di entrate sottratte ai contribuen­ti di altre economie (Italia inclusa).

In effetti la bilancia dei trasferime­nti di capitali dal resto del mondo all’Irlanda mostra un rosso colossale (quasi il 3% del Pil), perché quei trasferime­nti di profitti risultano contabilme­nte con un segno meno. Questo è il dato che fotografa la dimensione dell’elusione di profitti tassabili ai danni del resto d’Europa: oltre 120 miliardi negli ultimi quattro anni. La pandemia è un disastro senza fine. Ma almeno ha il vantaggio di mettere a nudo tutto. Anche ciò che, fin qui, restava dissimulat­o nella contabilit­à delle nazioni.

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