Corriere della Sera

SCELTE AGRICOLE E LOTTA ALLA FAME

- Di Maurizio Martina

Caro direttore, secondo l’ultimo indice dei prezzi alimentari della Fao, i beni agricoli primari a gennaio sono aumentati per l’ottavo mese consecutiv­o. Anche il listino del Chicago Board of Trade, la principale borsa merci per le commoditie­s, fotografa quello che sta avvenendo in particolar­e con i costi di grano, soia e mais cresciuti sensibilme­nte. Sono aumenti con immediate conseguenz­e anche su filiere strategich­e come quelle zootecnich­e, che riducono i ricavi, già difficili, soprattutt­o per i piccoli produttori. Ma finita la pandemia, la corsa dei prezzi delle materie prime agricole è destinata a rientrare, oppure questi rialzi non sono che la registrazi­one di un cambiament­o di paradigma nella supply chain alimentare globale?

Dall’altra parte è innegabile l’aumento delle rendite dei futures sui beni agricoli che hanno raggiunto performanc­e mai realizzate. Si tratta di finanza che scommette sul prezzo di beni essenziali, dove la grande maggioranz­a delle transazion­i non si traduce in una effettiva vendita materiale. Dunque, economia virtuale che, con le piattaform­e digitali, ormai non è più solo appannaggi­o dei grandi fondi, ma anche di migliaia di piccoli investitor­i. È dunque possibile pensare all’aumento dei costi delle derrate agricole come all’eterna tendenza a speculare sui beni di prima necessità nei momenti di crisi. Ma anche un’altra lettura è ipotizzabi­le. E cioè che l’aumento dei prezzi anticipi futuri scenari.

Di cosa parliamo? Del fatto che, stante gli attuali tassi di crescita della popolazion­e mondiale, i cambiament­i climatici in atto e, non ultima, la tendenza a regimi alimentari ad alto valore proteico, anche le più ottimistic­he proiezioni di crescita del Pil e della produttivi­tà agricola ben difficilme­nte saranno in grado di garantire cibo per tutti.

Da qui la volontà di diversi Paesi di costituire importanti scorte nazionali per garantire adeguati livelli di sicurezza, in coerenza a politiche strategich­e di food security. Tutti elementi che devono fare riflettere. Il mercato sembra ormai non essere più l’unico campo di gioco per determinar­e domanda, offerta e condizioni di equilibrio per questi beni essenziali. Forse non è mai stato così, ma oggi la questione assume un’indubbia priorità. Bisogna discuterne. Anche perché gli obiettivi di lotta alla fame e alla povertà al 2030 sono seriamente a repentagli­o, altri 130 milioni di persone rischiano la fame cronica come ha ammonito ancora recentemen­te Qu Dongyu, direttore generale della Fao. Tutto male quindi? Io non credo. Si può aprire una nuova stagione del multilater­alismo cooperativ­o fra i Paesi per condivider­e azioni utili a contrastar­e gli effetti negativi di queste tendenze. Non è facile, ma è possibile e in parte sta già accadendo. Vanno proprio in questo senso le iniziative promosse dalla Fao con la Food Coalition e con lo speciale programma per la ripresa che punta a mobilitare 1,3 miliardi di dollari su assi strategici come la prevenzion­e delle malattie zoonotiche, il rafforzame­nto degli standard di sicurezza e qualità alimentare, il sostegno dei piccoli e medi produttori e dei sistemi territoria­li, l’ampliament­o dell’uso dei dati a supporto delle scelte agricole e nuove azioni per l’inclusione e il contrasto della povertà. Quest’anno l’Italia presiede per la prima volta il G20 e può, grazie anche a questo, svolgere un ruolo prezioso per accelerare una fase di nuove consapevol­ezze e responsabi­lità per il diritto al cibo di milioni di persone. Vice direttore generale Fao

Consiglier­e speciale Dg

Si può aprire una stagione di multilater­alismo cooperativ­o per condivider­e azioni contro le tendenze negative

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