«Sul set con mamma Sophia ho già vinto il mio premio»
Edoardo Ponti in gara ai Golden Globes: per lei la fatica non esiste
Questa notte la cerimonia dei Golden Globes, senza pubblico e sparpagliata fra New York e Los Angeles, svelerà i vincitori di un anno particolarmente problematico per il cinema, segnato dalle difficoltà della pandemia ma, per questo, forse più autentico, meno popolato da supereroi e più da eroi veri. Come Madame Rosa, la meravigliosa protagonista interpretata da Sophia Loren in Una vita davanti a sé, fra i candidati al Globo d’oro per il miglior film straniero, oltre che per la migliore canzone originale con Io sì, scritta da Diane Warren e cantata da Laura Pausini. Anche se Sophia non ha ricevuto alcuna nomination.
E da una decina di anni l’attrice ha rallentato la sua attività sul set. Quando ci torna è per essere diretta dal figlio Edoardo Ponti. È successo nel 2014 con il corto La voce umana e ora con questo adattamento di Ugo Chiti del romanzo di Romain Gary dallo stesso titolo. «Non è stato difficile convincerla perché la sua passione ha giocato a mio favore - spiega Ponti – Mia madre è un’artista e quando capisce di poter interpretare un personaggio così bello e complesso come Madame Rosa ci salta dentro con anima e cuore. E non esistono più età e stanchezza».
Eppure Edoardo non ha risparmiato nulla alla madre. «Per lei essere diretta da suo figlio non deve essere facile. Perché è un film complesso, dal punto di vista emotivo ma anche fisico, con la scena del ballo ad esempio, ma poi anche perché conoscendo il suo talento meglio di chiunque altro, mi fermo solo quando dico: questa è mia madre».
C’è una foto particolarmente toccante dei due sul set del film: Sophia Loren che guarda il suo ragazzo, il suo regista, i loro visi che si toccano. Madre e figlio che raccontano insieme una storia di cicatrici del passato e speranza nel futuro, di tolleranza e solidarietà. Quella della complicata e bellissima relazione di un’anziana ex prostituta, un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto (interpretata appunto da Sophia) che ospita nel suo piccolo appartamento una sorta di casa famiglia per bambini in difficoltà. Tra questi c’è un ragazzino migrante del Senegal di nome Momo (Ibrahima Gueye) che continua a mettersi nei guai: Una vita davanti a sé è la convinta affermazione che le differenze sono valore aggiunto e non conflitto.
Se vincesse, il film italiano potrebbe far bene anche all’Hollywood Foreign Press Association, che organizza i Golden Globes e che recentemente è stata oggetto di controversie per la mancanza di diversità all’interno della sua organizzazione. Edoardo Ponti però ai premi, Oscar compreso, non ci pensa. Non tanto per scaramanzia ma perché lui il suo premio l’ha già ottenuto: «Aver avuto la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile con mia madre. Quello è il mio premio, mettetevi nei miei panni».
Sophia Loren ne ha già ottenuti due di Oscar, uno memorabile, nel 1962 per La Ciociara. È stata la prima attrice a vincerlo per una interpretazione non in inglese. Il secondo, alla carriera, è arrivato nel 1991. Edoardo è praticamente nato sul set: «Ma il primo ricordo che ha a che fare col mestiere dei miei non è proprio sul set. Ero in auto, era di notte, mamma girava in notturna e dal finestrino ho visto questa città tutta illuminata. Era così magico. Per me il cinema è rappresentato da quella città nella notte immersa nella luce, una combinazione fra magia e autenticità».