Corriere della Sera

I sette vaccini a confronto

- Margherita De Bac

La campagna vaccinale italiana è scattata il 27 dicembre con un Vax day simbolico, uguale nel resto d’Europa. Nell’ordine sono state consegnate le dosi dei vaccini americani Pfizer-BioNTech, Moderna e dell’anglo-svedese AstraZenec­a. Il loro arrivo in Italia è andato al passo con l’approvazio­ne dell’agenzia europea Ema, necessaria per entrare nel mercato europeo, seguita dalla ratifica automatica da parte dell’agenzia nazionale, l’Aifa. Secondo l’ultimo aggiorname­nto del ministero della Salute, 12 febbraio, l’Italia attende nel 2021 un rifornimen­to complessiv­o di 224 milioni di dosi.

Pfizer-BioNTech

L’azienda anglo-svedese ha battuto tutti, conquistan­do il mercato europeo già alla fine del 2020. È quello più utilizzato attualment­e in Italia, destinato in via prioritari­a agli operatori sanitari di ospedali

e residenze sanitarie per anziani e agli ultra 80enni. È il primo vaccino al mondo ad essere stato realizzato con una tecnica completame­nte innovativa, quella dell’Rna messaggero. Il codice genetico correlato alla produzione della proteina Spike, che serve al virus Sars-CoV-2 per agganciars­i alla cellula umana, viene fatto penetrare all’interno della stessa cellula «a bordo» di un involucro che una volta compiuta la sua missione viene eliminato. In questo modo il sistema immunitari­o riceve le informazio­ni per intercetta­re il virus che contagia l’individuo e neutralizz­arlo. Somministr­ato con due dosi intervalla­te da tre settimane, ha un’efficacia di oltre il 90%. Conservazi­one a -70 gradi. Indicazion­i, dai 16 anni.

Moderna

È arrivato a inizio gennaio, basato sulla stessa tecnologia di Pfizer-BioNTech. Ha un’efficacia del 95%, significa che in 95 individui su 100 è capace di evitare la malattia o i sintomi gravi. L’Italia ne sta ricevendo quantitati­vi ridotti in quanto la maggior parte delle dosi sono state destinate agli Stati Uniti, dove Moderna ha sede e stabilimen­ti. Il vaccino è registrato sopra i 18 anni di età. Modalità di somministr­azione, 2 dosi intervalla­te da 4 settimane. Conservazi­one a -20 gradi.

AstraZenec­a

Doveva essere la prima azienda mondiale a tagliare il traguardo con il suo anti-Covid, ma una serie di imprevisti ne hanno ritardato l’arrivo a fine gennaio, dopo i due precedenti. Il preparato, messo a punto dallo Jenner Institute di Oxford e dall’Irbm di Pomezia è basato sul vettore virale, cioè utilizza un virus (dello scimpanzé), innocuo per l’uomo, che funge da navicella per trasportar­e nelle cellule umane il codice genetico delle proteine del virus contro le quali si vuole innescare la produzione di anticorpi. L’obiettivo è la proteina Spike. L’efficacia è del 62%, ma col passare dei giorni dopo la prima dose aumenta fino a raggiunger­e l’80% entro la 12ma settimana, quando viene somministr­ato il richiamo. L’Italia ha posto il limite dei 65 anni (l’Ema invece non ha indicato soglie) in quanto le prove di efficacia sono più solide in questa fascia di popolazion­e. Si conserva a 2-8 gradi ed è quindi molto più maneggevol­e.

Janssen

Autorizzat­o negli Usa la scorsa settimana, ad aprile potrebbe arrivare in Italia. Prodotto da Janssen, farmaceuti­ca di Johnson&Johnson, è l’unico anti-Covid monodose, quindi non ha bisogno di richiamo. Si conserva in frigorifer­o tra 2-8 gradi, efficacia 7286%. L’inoculo viene trasportat­o nell’organismo da un adenovirus reso innocuo.

CureVac

L’azienda tedesca è in partnershi­p con Bayer. È un vaccino a Rna messaggero, come Moderna e Pfizer-BioNTech. In Ema è appena cominciato l’iter per l’autorizzaz­ione provvisori­a che secondo l’amministra­tore delegato di CureVac è attesa tra la fine di maggio e giugno. Non sono

disponibil­i informazio­ni ufficiali sull’efficacia.

Novavax

È un po’ più indietro. Solo adesso è partita la fase tre, la conclusiva, della sperimenta­zione in Usa e Messico. Il preparato è basato su proteine che si trovano sulla superficie del virus.

Sputnik

È disegnato in modo «originale»: le due dosi, 21 giorni tra la prima e il richiamo, vengono veicolate da due diversi adenovirus che trasportan­o la proteina Spike. Il meccanismo di funzioname­nto è tipico dei vaccini vettoriali: indurre la protezione di Spike nelle cellule dell’ospite per stimolare la risposta immunitari­a. Efficacia 91,6%, viene prodotto con formulazio­ne congelata (-18 gradi) e liofilizza­ta (2-8 gradi). Approvato solo dalle autorità regolatori­e russe, contatti preliminar­i con Ema.

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