Corriere della Sera

La lezione all’università

- Lectio magistrali­s

Venerdì scorso Conte tiene una

sulla gestione della pandemia all’università di Firenze, lanciando un manifesto europeista: «Lavorare contro il ritorno dei venti nazionalis­ti» nati dal «vaffa» in una forza più aperta alla società civile, europeista, ambientali­sta e moderata, che non rinunci ai temi storici come legalità, transizion­e ecologica, lotta alla corruzione. «Conte offrirà alla nostra causa un contributo determinan­te», gli ha aperto le braccia Luigi Di Maio, che con grande realismo ha siglato la tregua con il rivale di un tempo recente. L’idea di Grillo è che l’ex presidente del Consiglio assuma la guida del nuovo Movimento come capo unico, senza più quel comitato direttivo a cinque che diventereb­be l’epicentro degli scontri tra le correnti e rischiereb­be di indebolirl­o. Anche Conte teme un organismo uscito da una votazione su Rousseau e, per quanto voglia muoversi con rispetto e cautela, interpreta la rifondazio­ne come un cambiament­o profondo, anche nei rapporti con

Davide Casaleggio e la sua creatura. Se la via sarà quella che l’avvocato auspica bisognerà riscrivere lo statuto e far saltare la governance a cinque, al limite per sostituire il direttivo con una segreteria politica di suo gradimento. A giudicare dai pubblici encomi, la corsa a farne parte è già iniziata.

Lucia Azzolina, vicina a Di Maio quanto a Conte, confida in lui per un «grosso passo in avanti» e un «salto di qualità» del Movimento. Il ministro Federico D’Incà ne loda «generosità e visione» e si dice certo che l’ex premier sarà «motore di grande cambiament­o». E via così, dalla «gioia» con cui Fabio Massimo Castaldo accoglie il «nostro Giuseppe Conte» al «coraggio» che Stefano Buffagni infonde al leader in pectore, schierando­si «al suo fianco».

Eppure la rissa interna non si è placata, le chat dei parlamenta­ri continuano a ribollire contro Crimi, Crippa, Patuanelli... Le pressioni perché il futuro capo politico divida oneri e onori sono forti. Vito Crimi e Roberta Lombardi sono contrari a ignorare il voto della base, che su Rousseau il 17 febbraio ha indicato la rotta della governance a cinque. E anche i silenzi fanno rumore. Raccontano che tra Conte e Riccardo Fraccaro sia calato il gelo, dopo che il già sottosegre­tario ha contestato la linea «o Conte o morte». Ora si volta pagina e tutto, nei piani del giurista di Volturara Appula, dovrà cambiare.

L’idea di una forza iù aperta alla società civile, europeista e ambientali­sta

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