Così scatta la chiusura delle scuole Ma è duello sulla zona arancione
Oggi si decide, in 12 regioni le lezioni già in parte sospese Bianchi: con i negozi aperti, si va anche in classe
A dare ufficialità alla decisione del governo è il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, uscendo dalla riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi: dalla settimana prossima le scuole saranno chiuse nelle zone rosse e cioè nelle Regioni ad alto rischio e anche nelle Province o nei Comuni che pur essendo in zona arancione o gialla hanno i parametri da zona rossa. Saranno chiuse tutte le scuole, anche quelle dei più piccoli, materne e primarie oltre ovviamente le medie e le superiori. Nelle aree dove il contagio è fuori controllo — dall’Umbria alla Basilicata e al Molise, dalla provincia di Brescia a quella di Pescara, sono già 12 le Regioni con una parte delle scuole chiuse — il calendario torna così indietro ad un anno fa quando il 5 marzo 2020 il lockdown portò al blocco dell’intero sistema scolastico.
Ma la cabina di regia del governo convocata ieri sera non è riuscita a sciogliere il nodo di cosa succede nelle regioni arancioni, dove a decidere le misure più drastiche potranno essere i governatori. Prima della firma del nuovo Dpcm che entrerà in vigore da sabato, c’è bisogno di un ulteriore approfondimento, per stabilire come potranno e dovranno avvenire le chiusure. Stamattina ci sarà una nuova riunione della cabina di regia e un ultimo confronto con i presidenti di Regione. Da chiarire è se ci sarà un automatismo o la discrezionalità che si è vista in questi ultimi mesi — e che ha portato a scelte molto diverse a parità di condizioni sanitarie — nelle
3 i milioni di studenti che stanno attualmente utilizzando la didattica a distanza a causa della situazione sanitaria in peggioramento
regioni che sono in arancione o addirittura in giallo.
La decisione del resto non è indolore. È vero che i numeri dei contagiati sono in crescita ormai da qualche settimana. E, come anticipato, il dossier dell’Iss «Focus sull’età evolutiva» che ha indotto il Cts a consigliare una stretta anche sulle scuole dei più piccoli, indica numeri di nuovo in aumento anche tra i più giovani (anche se inferiori all’ultimo picco di novembre). Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, alla prima prova su questo tema, è cauto: «Viviamo un momento difficile, il virus sta riprendendo quota per colpa delle varianti che toccano anche i nostri bambini», ma «con l’aiuto di tutti porteremo il Paese oltre questa emergenza», spiegava ieri mattina agli studenti dell’Università di Parma.
Ma ieri sera, con gli altri ministri, Bianchi ha insistito perché nel Dpcm sia scritto chiaramente che, se i negozi e le altre attività sono aperte, devono restare in presenza anche le scuole. «Ricordiamoci che la scuola non è un mondo a parte», non si stanca di ripetere ai suoi interlocutori. E lo ha detto anche ieri: se si devono chiudere le scuole per motivi sanitari, i governatori possono farlo solo se bloccano anche le altre attività, compresi negozi e centri commerciali. Insomma, è la linea di Bianchi, lasciare i ragazzi e i bambini a fare la Dad deve essere una misura inevitabile per la prevenzione. Strategia condivisa anche dai ministri Patuanelli, Franceschini, Bonetti e Speranza, ma che invece appare troppo rigida al leghista Giorgetti e a Gelmini di Forza Italia, che vorrebbero mantenere il testo del Dpcm com’è ora.
Dalle Regioni arrivano appelli preoccupati, di cui si fa portavoce il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia: «Non deve passare l’idea che chi la chiude ha l’anello al naso e chi la vuole tenere aperta è il mondo intellettuale. Non abbiamo una posizione precostituita, ma abbiamo l’obbligo di mettere in sicurezza i ragazzi e le loro famiglie». Tra i governatori c’è anche chi vorrebbe chiudere le scuole in zona arancione, ma soprattutto nessuno vuole inserire il parametro del numero dei contagi per abitanti (si è parlato di 250 per 100 mila per sette giorni) perché potrebbe penalizzare chi fa più tamponi. Chiudere le scuole dei più piccoli costringe il governo a ripensare a misure e congedi per i genitori, che non erano stati rinnovati negli ultimi Dpcm, visto che elementari e prima media erano in presenza comunque, anche nelle zone rosse. «Siamo al lavoro per ripristinare gli strumenti per sostenere le famiglie,come i congedi parentali straordinari retribuiti e lo smart working», spiega la ministra per la famiglia Elena Bonetti.
Dalla scuola arriva un sostanziale ok alle chiusure in zona rossa: «La didattica non va necessariamente interrotta — ha detto il capo di Anp Antonello Giannelli — ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, significa tenere aperte le scuole per una questione di facciata».
Confronto con le Regioni sulle chiusure: saranno automatiche o discrezionali?