Corriere della Sera

Pil giù, indietro di 23 anni Crollo dell’auto, meno 12,3%

L’Istat: calo del 7,8%. La Bri: crediti a rischio, mille miliardi di perdite

- Francesca Basso Andrea Ducci

L’effetto Covid spinge l’economia italiana indietro di 23 anni. La ricchezza prodotta in Italia nel 2020 scende a quota 1.572 miliardi, registrand­o la peggiore performanc­e dal 1997. A certificar­lo è l’Istat che registra un calo del prodotto interno lordo (Pil) di 150 miliardi rispetto al 2019, in termini di volumi è una flessione dell’8,9%. Mentre il valore del Pil ai prezzi di mercato è pari a 1.651 miliardi di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. L’effetto pandemia sui conti pubblici si traduce in un aumento del debito italiano a quota 2.569 miliardi, pari al 155,6% del Pil. Nel 2019 era al 134,6%, il balzo è dovuto proprio al forte calo della ricchezza prodotta e alle misure straordina­rie adottate per fare fronte all’emergenza.

La situazione italiana è tra le più drammatich­e nell’Ue, ma i debiti e il deficit di tutti gli Stati membri sono lievitati e la ripresa è ancora contraddis­tinta da grande incertezza. Uno scenario che giustifica la scelta della Commission­e di continuare a sostenere le politiche economiche espansive degli Stati membri, mantenendo la sospension­e del Patto di stabilità, come in più occasioni ha sottolinea­to il commissari­o Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Domani la Commission­e darà indicazion­i sui parametri che Bruxelles prenderà in consideraz­ione per decidere se mantenere sospeso il Patto di stabilità. La decisone verrà poi presa in maggio dopo le previsioni di primavera, ma l’orientamen­to sarebbe quello di mantenere la sospension­e anche il prossimo anno per consentire un ritorno graduale alla normalità. Le indicazion­i di domani serviranno agli Stati membri per preparare il Def in linea con Bruxelles. La discussion­e della revisione delle regole è invece rimandata a dopo l’estate. All’Eurogruppo, comunque, i ministri finanziari dell’Ue hanno già cominciato a discutere su come passare dagli aiuti generalizz­ati a misure mirate.

Tra gli effetti della pandemia si registra anche l’aumento della pressione fiscale complessiv­a al 43,1% (ossia l’ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil), un dato legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributi­ve (-6,4%) rispetto a quella del pil (-7,8%). Il contesto è quello, del resto, descritto dalla Banca dei regolament­i internazio­nali (Bri) che stima a livello mondiale circa 1.000 miliardi di dollari di perdite sui crediti nel triennio 2020-2022, un valore pari al 2% del pil mondiale. Lo scorso anno si conferma, dunque, come il punto più basso per l’economia italiana nella storia recente, con contraccol­pi che si trascinano nel 2021, come nel caso del mercato auto che nel mese di febbraio registra 142 mila immatricol­azioni con un calo del 12,3% rispetto allo stesso mese del 2020. L’Istat certifica intanto che nel mese di febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy