Pil giù, indietro di 23 anni Crollo dell’auto, meno 12,3%
L’Istat: calo del 7,8%. La Bri: crediti a rischio, mille miliardi di perdite
L’effetto Covid spinge l’economia italiana indietro di 23 anni. La ricchezza prodotta in Italia nel 2020 scende a quota 1.572 miliardi, registrando la peggiore performance dal 1997. A certificarlo è l’Istat che registra un calo del prodotto interno lordo (Pil) di 150 miliardi rispetto al 2019, in termini di volumi è una flessione dell’8,9%. Mentre il valore del Pil ai prezzi di mercato è pari a 1.651 miliardi di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. L’effetto pandemia sui conti pubblici si traduce in un aumento del debito italiano a quota 2.569 miliardi, pari al 155,6% del Pil. Nel 2019 era al 134,6%, il balzo è dovuto proprio al forte calo della ricchezza prodotta e alle misure straordinarie adottate per fare fronte all’emergenza.
La situazione italiana è tra le più drammatiche nell’Ue, ma i debiti e il deficit di tutti gli Stati membri sono lievitati e la ripresa è ancora contraddistinta da grande incertezza. Uno scenario che giustifica la scelta della Commissione di continuare a sostenere le politiche economiche espansive degli Stati membri, mantenendo la sospensione del Patto di stabilità, come in più occasioni ha sottolineato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Domani la Commissione darà indicazioni sui parametri che Bruxelles prenderà in considerazione per decidere se mantenere sospeso il Patto di stabilità. La decisone verrà poi presa in maggio dopo le previsioni di primavera, ma l’orientamento sarebbe quello di mantenere la sospensione anche il prossimo anno per consentire un ritorno graduale alla normalità. Le indicazioni di domani serviranno agli Stati membri per preparare il Def in linea con Bruxelles. La discussione della revisione delle regole è invece rimandata a dopo l’estate. All’Eurogruppo, comunque, i ministri finanziari dell’Ue hanno già cominciato a discutere su come passare dagli aiuti generalizzati a misure mirate.
Tra gli effetti della pandemia si registra anche l’aumento della pressione fiscale complessiva al 43,1% (ossia l’ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil), un dato legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del pil (-7,8%). Il contesto è quello, del resto, descritto dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) che stima a livello mondiale circa 1.000 miliardi di dollari di perdite sui crediti nel triennio 2020-2022, un valore pari al 2% del pil mondiale. Lo scorso anno si conferma, dunque, come il punto più basso per l’economia italiana nella storia recente, con contraccolpi che si trascinano nel 2021, come nel caso del mercato auto che nel mese di febbraio registra 142 mila immatricolazioni con un calo del 12,3% rispetto allo stesso mese del 2020. L’Istat certifica intanto che nel mese di febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua.