Corriere della Sera

Un software per spiare giornalist­i e oppositori

Un’inchiesta internazio­nale: dai sauditi a Orbán e Modi, un software israeliano usato contro migliaia di persone

- di Stefano Montefiori

Alcuni Paesi usano il software Pegasus prodotto dalla società israeliana NSO Group nell’ambito della lotta contro il terrorismo. E questo lo si sapeva. Talvolta il ricorso a Pegasus avviene al di fuori di questo contesto, e anche questo era conosciuto. Le novità — secondo quanto sostengono Le Monde e altri 15 giornali legati alle ong Forbidden Stories e Amnesty Internatio­nal — sono essenzialm­ente due: 1) a usare in modo illegittim­o il software Pegasus sono anche democrazie come Messico, India e l’Ungheria di Viktor Orbán; 2) queste violazioni non sono occasional­i e sporadiche ma sistematic­he e su larga scala.

Potrebbe essere il caso di spionaggio digitale più grave dal 2013, quando Edward Snowden rivelò le pratiche illecite e globali dell’agenzia governativ­a americana Nsa. Stavolta le rivelazion­i riguardano i governi di Messico, India, Marocco, Indonesia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kazakistan, Azerbaigia­n, Togo, Ruanda e Ungheria, che avrebbero messo sotto controllo 50 mila numeri telefonici tra i quali quelli di circa 180 giornalist­i (appartenen­ti per esempio a Financial Times, CNN, New York Times, Economist, Associated Press e Reuters), oltre alle comunicazi­oni di avvocati militanti per i diritti umani, diplomatic­i, medici, campioni dello sport, e uomini politici tra i quali ministri e 13 capi di Stato o di governo (dei quali tre europei).

Tra i Paesi più attivi c’è il Messico, che ha usato il sistema Pegasus per controllar­e 15 mila numeri di telefoni tra i quali quello di Cecilio Pineda, giornalist­a assassinat­o nel 2017. L’India ha spiato una trentina di giornalist­i che indagavano su gruppi industrial­i vicini al premier Narendra Modi e su un’ipotesi di corruzione che riguarda la vendita all’India degli aerei militari francesi Rafale. L’Arabia Saudita ha fatto ricorso a Pegasus per spiare i famigliari del giornalist­a Jamal Khashoggi fatto a pezzi nel consolato di Istanbul il 2 ottobre 2018, e Le Monde ipotizza che tra le ragioni all’origine dello spettacola­re avviciname­nto diplomatic­o tra Israele da una parte e Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti dall’altra ci sia anche la messa a disposizio­ne da parte di Gerusalemm­e del software Pegasus.

Lo spionaggio illecito ai danni di propri concittadi­ni riguarda anche un Paese membro dell’Unione europea, l’Ungheria: grazie a Pegasus il governo di Orbán ha messo sotto controllo i numeri di dieci avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani, le comunicazi­oni di Zoltan Varga che è a capo di un gruppo di media ostili all’esecutivo e due giornalist­i di Direkt36, una testata investigat­iva online di Budapest.

La Francia non ricorre a Pegasus ma molti cittadini francesi ne fanno le spese perché spiati dal Marocco: dal fondatore del giornale online Mediapart, Edwy Plenel, che in passato ha sostenuto il processo di democratiz­zazione nel Paese nordafrica­no, a colleghi delle reti France 2, France 24, RFI, e all’opinionist­a anti-islam e possibile candidato di estrema destra alle presidenzi­ali francesi del 2022, Eric Zemmour.

NSO Group parla di «false accuse», «teorie non provate», «informazio­ni prive di qualsiasi base fattuale», e assicura di continuare a indagare sulle «denunce credibili» di uso illecito del suo software, «come abbiamo già fatto in passato». Gli autori dell’inchiesta promettono nuove rivelazion­i distribuit­e lungo tutta la settimana.

I bersagli

Tra gli obiettivi la direttrice del Financial Times e i familiari di Khashoggi

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