Corriere della Sera

Draghi e Conte faccia a faccia sulla giustizia

Il leader del Movimento oggi a Palazzo Chigi. Le (forti) distanze sulla giustizia

- di Francesco Verderami

Faccia a faccia, oggi a Palazzo Chigi, tra il premier Mario Draghi e Giuseppe Conte. Tra i temi in agenda la riforma della giustizia che li vede su fronti contrappos­ti.

Draghi nelle trattative cerca di ridurre un passo alla volta le distanze dall’interlocut­ore, anche quello più lontano, se del caso sfruttando una battuta. Conte nei colloqui invece è avvolgente e convenevol­e, spesso prolisso, così da prendere anche per stanchezza chi gli sta davanti. Insomma oggi la forma sarà salva, ma nella sostanza il faccia tra il premier e l’ex premier si preannunci­a un muro contro muretto. D’altronde lo stesso leader del M5S riconosce una certa disparità nei rapporti di forza politici, se è vero che alla vigilia ha definito il faccia a faccia come una sorta di duello «tra Davide e Golia». Da una parte Conte, deciso a rappresent­are con parole «schiette» l’agenda del Movimento che non vuol vedere cancellate le sue riforme. Dall’altra Draghi, che considera un atto dovuto ricevere il capo di un partito della sua maggioranz­a e già immagina il tenore revanscist­a del discorso.

Sbrigate le formalità, arriverà il momento di decidere le regole d’ingaggio. E i due sulla giustizia hanno già deciso. Nel senso che l’ex premier giudica il testo della Cartabia più o meno un colpo di spugna, visto che «centocinqu­antamila processi rischiano di svanire nel nulla». Mentre il premier la pensa esattament­e al contrario, ma si limiterà a prendere atto di quanto ascoltato perché ritiene che il modo migliore per portare a casa il provvedime­nto sia restare fermi: ha dalla sua il deliberato del Consiglio, dove i ministri del M5S hanno votato l’impianto proposto dalla Guardasigi­lli. E chissà se farà notare all’ospite che, criticando la riforma, di fatto sta sfiduciand­o i suoi rappresent­anti al governo.

È certo che Draghi non accetterà di mediare ancora sul testo e sulla tempistica parlamenta­re per la sua approvazio­ne. Mira a far votare la riforma dalla Camera entro agosto e dal Senato alla ripresa, dopo le ferie. Ed è spiacevolm­ente sorpreso per il fatto che il leader del Pd abbia disatteso la linea concordata nel recente colloquio a Palazzo Chigi. Il Nazareno avrà pure la necessità di non vedere lacerato ciò che resta del rapporto con Conte e il M5S, ma chiedere alla Cartabia di cercare un nuovo compromess­o è ritenuto un percorso improponib­ile. Perché la stessa Guardasigi­lli considera la riforma il frutto di una mediazione.

Il premier dà per acquisito il punto di equilibrio e non intende cercare un nuovo baricentro, altrimenti salterebbe il disarmo bilaterale concordato con gli altri partiti, pronti a rispondere con i loro emendament­i agli emendament­i dei grillini. In quel caso «più che la ricerca di una mediazione — avvisa il centrista Lupi — sarebbe un Vietnam». Per evitarlo Draghi già medita di ricorrere alla fiducia, perché a suo dire questo è «il momento delicato delle decisioni», e ognuno dovrà assumersi le proprie responsabi­lità. Salvini gli ha assicurato che la Lega sarà «granitica». Renzi gli ha fatto sapere cosa farà «se Conte farà scherzi». E da un pezzo del Pd ha ricevuto garanzie che al dunque i dem si allineeran­no alle scelte di governo, anche perché nel partito ieri montava il malcontent­o per atteggiame­nti che «fatichiamo a capire».

Dinnanzi a questo muro, il muretto sarebbe destinato a cedere, se Conte arrivasse davvero allo show down con il suo successore a Palazzo Chigi. L’ex premier sa di avere (quasi) tutti contro, compresi molti di quelli che nel Movimento hanno salutato l’avvento della sua guida. Andreottia­namente pensa ciò che deve pensare di Grillo e pure di Di

L’agenda

Il capo del governo intende far approvare la riforma alla Camera entro agosto

Le posizioni

L’ex premier sa di avere quasi tutti contro, compresa una parte del Movimento

Maio, eppure nelle ore di vigilia aveva voglia di scherzare con quanti al telefono gli chiedevano come si sarebbe mosso: «Vedrete... E comunque dovreste essere contenti. Senza di me non avreste un minimo di divertimen­to. Solo calma piatta».

Letta scommette che oggi tra Conte e Draghi «si troverà una soluzione positiva», ma ieri i due restavano su posizioni contrappos­te. Con il primo che non accetta nemmeno la tempistica di approvazio­ne della riforma, e il secondo che non vuole cambiare la sua agenda, anzi preannunci­a che agosto sarà un mese impegnativ­o perché ci sono molti dossier da chiudere. È il momento di «Davide e Golia». Ma se si arrivasse allo scontro, Conte sa che l’epilogo non sarebbe lo stesso dell’episodio biblico.

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(Imagoecono­mica) L’avvicendam­ento Giuseppe Conte, 56 anni, e Mario Draghi, 73, il 13 febbraio a Palazzo Chigi per il passaggio della campanella

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