Corriere della Sera

«Ci sono disdette però solo per l’estero Hotel e ristoranti sono luoghi sicuri»

Bernabò Bocca (Federalber­ghi): ora basta allarmismi Le località balneari vanno bene, soffrono le città d’arte

- di Enrico Marro (foto Ansa)

«La situazione, da parte nostra, è completame­nte sotto controllo. Per ora non vediamo cancellazi­oni provocate da fenomeni di isterismo», dice il presidente di Federalber­ghi, Bernabò Bocca. Al quale non risulta che sia partita un’ondata di disdette. O meglio, le disdette di cui si parla «riguardano gli italiani che avevano prenotato le vacanze all’estero e ora si trovano con destinazio­ni in lockdown o che applicano la quarantena o altre restrizion­i. Ci dispiace ovviamente, ma speriamo anche che questi nostri connaziona­li possano spostare le loro vacanze in Italia». Ce ne sarebbe bisogno? «Eccome — risponde Bocca —. La situazione resta difficile. Vanno bene le località balneari, ma le città d’arte restano in una situazione drammatica. Appena un po’ meglio di un anno fa, ma lontani, molto lontani dai livelli pre Covid». E con la variante Delta che preoccupa.

Il presidente di Federalber­ghi invita tutti però a restare con i piedi per terra: «Lo vediamo benissimo che i contagi crescono, ma ciò avviene soprattutt­o tra coloro che non sono vaccinati. E la nostra clientela è fatta in prevalenza di italiani, che in gran parte hanno fatto il vaccino, e poi di stranieri anch’essi vaccinati. La variante, inoltre, contagia soprattutt­o i giovani, che però anche se si infettano, sono per lo più asintomati­ci».

Secondo Bocca, invece, si rischia di fare allarmismo. «Guardi — è il suo avvertimen­to — basta solo che si inizi a dire che si torna in zona gialla, che allora davvero la gente comincia a disdire». Eppure, se i contagi aumentano, è inevitabil­e che si riparli di zone gialle. «No — sostiene il leader degli albergator­i —, perché il parametro per decidere i colori delle zone non dovrebbe essere questo, ma quello dei ricoveri e dei decessi». Lo avete chiesto al governo? «Lo stanno chiedendo tutti, a partire dai presidenti delle Regioni. E certamente lo faremo anche noi come categoria».

Non sarebbe una scelta pericolosa? «No, per i motivi che ho detto prima. Inoltre, anche se sappiamo che la pandemia non è ancora passata, nelle strutture alberghier­e abbiamo protocolli di sicurezza molto rigidi», risponde il presidente. Secondo il quale «non c’è bisogno» di introdurre l’obbligo del green pass per accedere agli alberghi. «Noi rispettiam­o tutte le regole di sicurezza. Facciamo la sanificazi­one ovunque passi il cliente, dalle camere ai frigobar, dal buffet della colazione a tutti gli altri servizi. Negli alberghi e nei ristoranti rispettiam­o il distanziam­ento e il ricambio d’aria. I problemi sono altrove. Nelle piazze e in tutti gli altri luoghi dove non vengono evitati gli assembrame­nti».

È qui, secondo Bocca, che c’è stato un abbassamen­to della guardia: «Certo, capisco che gli Europei di calcio si vincono una volta nella vita, ma se riempi uno stadio come è stato fatto a Wembley o tolleri piazze piene di giovani senza mascherina per festeggiar­e tutta la notte, non ti puoi meraviglia­re che poi i contagi aumentano. Detto questo, se pensiamo che la situazione sarà risolta solo quando non avremo più alcun contagio, allora non ne usciremo mai. Ci vuole un giusto equilibrio. Il green pass, come ha deciso Macron in Francia, deve servire per accedere agli stadi, ai concerti e ad altri eventi di massa cui porre attenzione. Negli alberghi non serve».

Anzi sarebbe un colpo per un settore che resta in crisi gravissima, aggiunge il leader di Federalber­ghi. Per fortuna «le destinazio­ni balneari stanno salvando la loro stagione, perché vivono di turismo italiano ed europeo di prossimità, ma nelle città d’arte la situazione è drammatica, circa il 50% degli alberghi è chiuso. Faccio solo un esempio: a Roma su 1.200 alberghi 670 sono aperti e 530 ancora chiusi. Mancano i turisti dal Regno Unito, dagli Stati Uniti, dalla Cina». Bisogna solo sperare che «la maggior parte della popolazion­e mondiale si vaccini», altrimenti sarà difficile venirne fuori. Intanto, dice Bocca, servono altri aiuti da parte del governo: «Sia sul versante della liquidità, cioè prestiti assistiti dalla garanzia pubblica, sia con la previsione di incentivi per la ristruttur­azione degli alberghi, che potrebbero servire ad ammodernar­e le strutture costrette a restare chiuse».

Inoltre, Federalber­ghi chiede di alleggerir­e «i costi fissi, che continuano a correre. Serve la cancellazi­one anche della seconda rata Imu per gli alberghi di proprietà mentre per quelli in affitto è necessario prorogare fino alla fine dell’anno il credito d’imposta». Infine, nelle grandi città è indispensa­bile «rilanciare i grandi eventi, dalle fiere alle mostre internazio­nali ai congressi. Solo così si potrà tornare a riempire le camere d’albergo che, non dimentichi­amolo, in Italia sono un milione e centomila».

 ??  ?? Le vacanze Viaggiator­i in attesa di partire dall’aeroporto Malpensa di Milano. Nelle nostre città d’arte mancano ancora i turisti provenient­i da Regno Unito, Stati Uniti e Cina
Le vacanze Viaggiator­i in attesa di partire dall’aeroporto Malpensa di Milano. Nelle nostre città d’arte mancano ancora i turisti provenient­i da Regno Unito, Stati Uniti e Cina
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57 anni, nato a Torino, è presidente di Federalber­ghi (foto Eidon)
Presidente Bernabò Bocca, 57 anni, nato a Torino, è presidente di Federalber­ghi (foto Eidon)

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