«Retromarcia? No, solo aggiustamenti L’avvio della riforma sia più graduale»
Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia: flessibilità per i tempi dei processi
Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, ci dice perché volete cambiare la riforma Cartabia che avevate condiviso in Consiglio dei ministri?
«Non vogliamo cambiarla. Nell’ambito della proposta della ministra Cartabia, che condividiamo ancora e non vogliamo scardinare, pensiamo sia possibile fare proposte ulteriori per ammorbidire alcune asprezze».
Una marcia indietro dopo le critiche dei magistrati?
«Nessuna retromarcia. I magistrati, ma non solo loro, hanno manifestato preoccupazione su una soluzione che rischia di mettere in difficoltà alcune realtà giudiziarie».
Quindi rimettete in discussione la norma?
«No. Continuiamo a condividerne l’impostazione. Ci chiediamo se e come sia possibile combinarla con piccoli aggiustamenti e modifiche tecniche».
Quali modifiche?
«Si potrebbe provare a lavorare su un’entrata in vigore più morbida».
Volete ritardarne l’avvio?
«No, ma attualmente la norma prevede che per i reati commessi dal 1 gennaio 2020 entrino subito in vigore le nuove regole. Si potrebbe immaginare una norma transitoria che diluisca più nel tempo questa entrata in vigore, consentendo anche di verificare l’effettivo arrivo del personale aggiuntivo nelle sedi più in difficoltà».
Il punto chiave è l’improcedibilità dopo un tempo limite. State ripensando anche a questo?
«Stiamo riflettendo su una maggiore flessibilità. Perché i tempi previsti adesso sono due anni per l’Appello e un anno per la Cassazione. Cè una lista di reati per i quali è permesso al giudice, in base alla complessità del processo, allungarli a tre per l’Appello e uno e mezzo per la Cassazione. Ma molti reati ne restano esclusi. Stiamo pensando di allargare un po’ le maglie».
Allargare le maglie?
«Tecnicamente una soluzione è possibile. Si può operare in diversi modi. Ad esempio individuare più reati da introdurre in quella lista: non solo mafia, terrorismo e corruzione. Oppure..».
Oppure?
«Eliminare la lista. Rendere
Le preoccupazioni
«Per i magistrati si rischia di mettere in difficoltà alcune realtà giudiziarie»
più generica la norma e lasciar valutare al giudice la complessità del processo per il quale possa decidere l’allungamento dei tempi necessari alla sentenza. Infine...».
Non è tutto?
«C’è la questione del dies a quo. Del giorno dal quale iniziare a calcolare la lunghezza del processo».
Ovvero?
«Ora il calcolo parte da 90 giorni dopo il deposito della prima sentenza. Ma non tiene conto di ritardi e passaggi tecnici. Si potrebbe lavorare su questo».
Perché tanti dubbi dopo aver condiviso la proposta del ministro e non prima?
«Noi avevamo proposto una soluzione più flessibile. C’era la prescrizione processuale, ma c’era un primo step oltre il quale, se si sforavano i tempi, scattava uno sconto di pena, alla tedesca. E solo dopo un secondo step scattava l’improcedibilità. Il M5S si oppose. E ora si parte direttamente con l’improcedibilità. Ma nessun dubbio. L’impianto rimane inalterato».
La destra dice che la riforma non si tocca. Non pensate di creare tensioni?
«Ma neanche noi vogliamo toccarla. Sono solo piccoli aggiustamenti».
Ma li presenterete?
«Sì, sotto forma di emendamento, ma non per mettere bandierine. Con spirito costruttivo. Per evitare alla ministra Cartabia di affrontare mal di pancia all’interno della maggioranza».
Vogliamo presentare emendamenti, ma non per mettere bandierine Dovrà essere la ministra a valutarle Si spera di arrivare in aula con un pacchetto condiviso
Il confronto sarà in Aula?
«No, non è che ciascuno va per sé. Noi mettiamo queste soluzioni sul tavolo. Dovrà essere la ministra a valutarle. Si spera di arrivare in aula con un pacchetto condiviso».