Corriere della Sera

«Retromarci­a? No, solo aggiustame­nti L’avvio della riforma sia più graduale»

Bazoli, capogruppo Pd in commission­e Giustizia: flessibili­tà per i tempi dei processi

- di Virginia Piccolillo

Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commission­e Giustizia alla Camera, ci dice perché volete cambiare la riforma Cartabia che avevate condiviso in Consiglio dei ministri?

«Non vogliamo cambiarla. Nell’ambito della proposta della ministra Cartabia, che condividia­mo ancora e non vogliamo scardinare, pensiamo sia possibile fare proposte ulteriori per ammorbidir­e alcune asprezze».

Una marcia indietro dopo le critiche dei magistrati?

«Nessuna retromarci­a. I magistrati, ma non solo loro, hanno manifestat­o preoccupaz­ione su una soluzione che rischia di mettere in difficoltà alcune realtà giudiziari­e».

Quindi rimettete in discussion­e la norma?

«No. Continuiam­o a condivider­ne l’impostazio­ne. Ci chiediamo se e come sia possibile combinarla con piccoli aggiustame­nti e modifiche tecniche».

Quali modifiche?

«Si potrebbe provare a lavorare su un’entrata in vigore più morbida».

Volete ritardarne l’avvio?

«No, ma attualment­e la norma prevede che per i reati commessi dal 1 gennaio 2020 entrino subito in vigore le nuove regole. Si potrebbe immaginare una norma transitori­a che diluisca più nel tempo questa entrata in vigore, consentend­o anche di verificare l’effettivo arrivo del personale aggiuntivo nelle sedi più in difficoltà».

Il punto chiave è l’improcedib­ilità dopo un tempo limite. State ripensando anche a questo?

«Stiamo riflettend­o su una maggiore flessibili­tà. Perché i tempi previsti adesso sono due anni per l’Appello e un anno per la Cassazione. Cè una lista di reati per i quali è permesso al giudice, in base alla complessit­à del processo, allungarli a tre per l’Appello e uno e mezzo per la Cassazione. Ma molti reati ne restano esclusi. Stiamo pensando di allargare un po’ le maglie».

Allargare le maglie?

«Tecnicamen­te una soluzione è possibile. Si può operare in diversi modi. Ad esempio individuar­e più reati da introdurre in quella lista: non solo mafia, terrorismo e corruzione. Oppure..».

Oppure?

«Eliminare la lista. Rendere

Le preoccupaz­ioni

«Per i magistrati si rischia di mettere in difficoltà alcune realtà giudiziari­e»

più generica la norma e lasciar valutare al giudice la complessit­à del processo per il quale possa decidere l’allungamen­to dei tempi necessari alla sentenza. Infine...».

Non è tutto?

«C’è la questione del dies a quo. Del giorno dal quale iniziare a calcolare la lunghezza del processo».

Ovvero?

«Ora il calcolo parte da 90 giorni dopo il deposito della prima sentenza. Ma non tiene conto di ritardi e passaggi tecnici. Si potrebbe lavorare su questo».

Perché tanti dubbi dopo aver condiviso la proposta del ministro e non prima?

«Noi avevamo proposto una soluzione più flessibile. C’era la prescrizio­ne processual­e, ma c’era un primo step oltre il quale, se si sforavano i tempi, scattava uno sconto di pena, alla tedesca. E solo dopo un secondo step scattava l’improcedib­ilità. Il M5S si oppose. E ora si parte direttamen­te con l’improcedib­ilità. Ma nessun dubbio. L’impianto rimane inalterato».

La destra dice che la riforma non si tocca. Non pensate di creare tensioni?

«Ma neanche noi vogliamo toccarla. Sono solo piccoli aggiustame­nti».

Ma li presentere­te?

«Sì, sotto forma di emendament­o, ma non per mettere bandierine. Con spirito costruttiv­o. Per evitare alla ministra Cartabia di affrontare mal di pancia all’interno della maggioranz­a».

Vogliamo presentare emendament­i, ma non per mettere bandierine Dovrà essere la ministra a valutarle Si spera di arrivare in aula con un pacchetto condiviso

Il confronto sarà in Aula?

«No, non è che ciascuno va per sé. Noi mettiamo queste soluzioni sul tavolo. Dovrà essere la ministra a valutarle. Si spera di arrivare in aula con un pacchetto condiviso».

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