Corriere della Sera

«È come L’Aquila dopo il terremoto: siamo al Medioevo»

Altruismo e disperazio­ne nei villaggi più colpiti

- Irene Soave

Il cellulare del sindaco suona a vuoto: Schuld, sul confine tra Renania e Nord Reno-Vestfalia, visitato ieri per primo da Angela Merkel, è un villaggio così piccolo che il numero del Bürgermeis­ter Helmut Lussi è a disposizio­ne di tutti sul sito del comune. Accanto a un’altra informazio­ne che va aggiornata: popolazion­e, 730 abitanti. Ma 110 nel circondari­o, da mercoledì, sono morti.

Le bacheche Facebook locali, prima sonnacchio­se come le stradine del paese, brulicano ora di figli che cercano i genitori scomparsi — «Non perdiamo la speranza» — e profession­isti con bimbi piccoli che chiedono se qualcuno può ospitarli. Un pensionato, Michael Jahn, cerca il suo cane; un annuncio gemello mostra lo stesso cane galleggiar­e su un’asse di legno, e c’è almeno un lieto fine. È stato trovato un bambino di 4 anni di nome Theo, raggiunto dalla zia grazie ai social dopo un giorno. La sorellina Lea, neonata, è dispersa.

«Nessuno è stato avvertito per tempo, e nessuno pagherà», inveisce sconsolato (ma salvo) il pensionato Rolf Draht, bloccato a casa. I figli sono lontani, racconta al Corriere, «non so quando verranno a prendermi, l’autostrada è bloccata. Tutto è bloccato, non so se per ricostruir­e questa regione bastino gli anni che ho da vivere».

Andreas, un ricercator­e universita­rio a Düsseldorf, cerca notizie della sua casa e della tomba di famiglia a Iversheim, ex insediamen­to romano nel circondari­o di Bad Münsterfel­d, dove tutto è stato spazzato via. Si sfoga con noi in venti minuti di messaggi vocali: «Mi hanno mandato qualche foto i miei vicini, col cellulare, ma ora hanno smesso. L’elettricit­à è fuori uso. I danni alle infrastrut­ture sono peggio di quelli alle case: la nostra è ancora in piedi, mentre le condutture, i tralicci, le strade, sono da ricostruir­e. Siamo al Medioevo. Come all’Aquila dopo il terremoto. C’è solo disperazio­ne».

E altruismo. Le autorità di

Nessuno è stato avvertito per tempo, nessuno pagherà Tutto è bloccato Per ricostruir­e non so se bastino gli anni che ho da vivere» Rolf Draht, pensionato di Ahrweiler

Schuld, Ahrweiler, Bad Neuenahr, avvertono di non donare più vestiti: i magazzini traboccano di aiuti da tutta la Germania. Molti mettono a disposizio­ne stanze o piani delle loro cas. Ed è esaurito in poche ore il corso di calcio estivo offerto dai coniugi Thomas e Sylvia Wittenborg, nel prato dietro la loro casa illesa a Sinzig, venti minuti di macchina dal disastro. «Offriamo pomeriggi di gioco ai figli delle persone colpite o dei soccorrito­ri», spiega Sylvia. «Diamo anche un pranzo caldo, offerto: commuove vedere che nessun genitore può preparare ai figli un panino». Mario Klein, il titolare di una pensione, sulla stessa bacheca offre stanze «ai meno fortunati di noi» e in poche ore è al completo.

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