INVESTIMENTI PER LA SCUOLA (PENSANDO AI TEST INVALSI)
Caro direttore, ho letto i dati sulle conoscenze dei nostri studenti all’ultimo anno di scuola superiore, sconcertanti, ma non inattesi. Pare che il 50% ne sappia quanto un ragazzo di terza media e si attribuisce questo alla DAD. È evidente che questa abbia aggravato il livello di apprendimento, mi sarei aspettata, però, lacune sul programma degli ultimi due anni di scuola superiore, ma regredire alle scuole medie vuol dire avere buttato via l’intero percorso delle superiori. Mi viene istintivo collegare tutto ciò anche all’esito dell’ultimo concorso per docenti di cui avete dato notizia. Temo che i problemi della scuola italiana vadano bene oltre la DAD e non basterà una vaccinazione di massa contro il covid a risollevarla.
A chi sta a cuore la scuola italiana dico di non ridurre tutto alla terribile contingenza, che si vada più a fondo, perché i problemi sono vari e non tutti facilmente risolvibili.
Antonia Misiano
Cara signora Misiano,
Abbiamo letto tutti, direi quasi con dolore, i risultati così negativi di questa tornata di test Invalsi. Il responso, soprattutto nelle materie scientifiche e in alcune aree del Paese, è più che preoccupante. Dimostra che i tentativi di risalire la china rispetto ai livelli di preparazione di altri Paesi sono al momento falliti. Naturalmente
la didattica a distanza ha aggravato i problemi ma la situazione pre-covid non è che fosse tanto migliore. Penso che ci siano responsabilità pesanti non solo di chi ci governa ma della società italiana nel suo complesso. L’istruzione e la formazione non sono mai state, al di là degli slogan, al primo posto nell’agenda pubblica. L’abbiamo visto anche in quest’ultimo anno: non appena crescevano i contagi scattava, prima di ogni altra cosa, la gara a chiudere le scuole. Investimenti nell’istruzione, attenzione e considerazione per il capitale umano sono stati sempre oggetti sconosciuti. Abbiamo pochi laureati, un livello bassissimo di diplomati con competenze tecnico-scientifiche. È piaciuto molto di più il pezzo di carta che una vera crescita delle competenze. Non parliamo poi della formazione e della selezione degli insegnanti. Una scuola d’eccellenza ha bisogno di buoni programmi, ottime strutture ma soprattutto di insegnati di qualità. In quella italiana ce ne sono tanti ma molti altri vivono l’insegnamento come una scorciatoia, svalutando così il ruolo sociale e la stima dei docenti. Lo Stato ha solo pensato a concorsi per sanare le situazioni pregresse piuttosto che a scegliere i maestri e i prof migliori. Insegnanti con ottima preparazione e ben pagati sono una necessità. Così come genitori che non siano ogni giorno avvocati difensori dei figli a giustificazione del loro scarso impegno.
Ora nel Recovery plan ci sono tanti fondi stanziati per l’istruzione. Spero che vengano spesi tenendo bene in mente i risultati dei test Invalsi piuttosto che il consenso elettorale.