Corriere della Sera

«I vaccini? Come le camere a gas» Millenaris­mo e slogan estremi ma il porto continua a funzionare

Oltre cinquemila i manifestan­ti del blocco al varco 4 I Tir raggiungon­o comunque le stazioni di scarico

- dal nostro inviato a Trieste Marco Imarisio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Mi dispiace, ma lei morirà presto. Anzi, sta già morendo in questo istante». Adesso me lo segno, con opportuna ricerca nella tasca di qualche oggetto metallico. «Non le servirà a nulla, perché il grafene che le hanno iniettato con il vaccino ha già iniziato a solidifica­re il suo sangue».

Loris Mazzorato è stato per due volte sindaco di Resana, novemila abitanti in provincia di Treviso. La prima con la Lega, che lo espulse perché tra le altre cose partecipò a una messa in suffragio di Erich Priebke, la seconda con una lista civica. Oggi si dichiara casalingo di profession­e. Indossa un cartello con la scritta «Speranza criminale assassino», e sotto il cartello una maglietta con la prima pagina del Corriere della Sera che annunciava nel novembre del 1938 l’entrata in vigore delle leggi razziali con esclusione degli studenti e degli insegnanti ebrei dalle scuole governativ­e. «Oggi la storia si ripete, come sempre. Con i vaccini al posto delle camere a gas».

E così per altre otto ore, per tante altre conversazi­oni, con toni per fortuna meno iettatori. Ma se esiste una differenza tra movimento No Green Pass e movimento No Vax, scusateci, ieri noi non siamo riusciti a vederla. È come se tra le due istanze ci fosse uno scarto così sottile da risultare impercetti­bile. Con rinnovata fiducia nel fatto che non siano davvero le ultime, scriviamo queste righe dal varco 4 del porto di Trieste, dove a partire dalle sette del mattino di ieri è cominciato il blocco che non era un vero blocco deciso dal Coordiname­nto dei lavoratori portuali (Clpt), il sindacato di base diventato famoso per la minaccia di chiudere il primo scalo marittimo d’Italia in opposizion­e totale al Green Pass, e si è tenuta una manifestaz­ione che è arrivata a contare almeno cinquemila partecipan­ti.

«In Italia abbiamo una Costituzio­ne bellissima che viene violata dal governo, noi siamo i suoi unici difensori». Stefano Puzzer, il portavoce diventato volto della protesta, saluta così la folla. Poi, non succede più nulla. Fin dall’inizio, si capisce che è il giorno in cui vincono tutti. Gli esponenti del sindacato indicano le gru del porto ferme all’orizzonte come una prova della riuscita della loro iniziativa. «I camion non hanno neppure provato a passare, e sono entrati al massimo un centinaio di nostri colleghi. Missione compiuta». A onore del vero, basta scarpinare fino al Varco 1 per capire che le cose non stanno proprio così. La coda dei Tir in attesa di entrare in porto marcia fila spedita, con i colleghi di Puzzer che indirizzan­o i camion verso le stazioni di scarico. Quasi un giorno come gli altri. A marce ridotte, come capita spesso quando ci sono agitazioni sindacali. La piattaform­a logistica ha continuato a funzionare, il terminal traghetti pure, la base petrolifer­a idem. La chiusura del Varco 4 causa manifestaz­ione ha imposto il funzioname­nto ridotto del terminal Container. Due navi da mille casse attendevan­o in rada. Sono state fatte entrare stanotte.

«Tra sabato e domenica deciderò cosa fare, ma che il blocco non ci sia stato, o comunque sia stato attuato in modo leggero, mi pare un buon segnale». Dalla sua casa di Verona, il presidente dell’autorità portuale Zeno D’Agostino tira un sospiro di sollievo. Appena ventiquatt­ro ore prima, aveva ventilato l’ipotesi delle dimissioni. «Sapevamo che la manifestaz­ione avrebbe bloccato il porto, e ci eravamo preparati dicendo ai terminalis­ti di ridurre le loro attività. Se la sera prima della manifestaz­ione viene annunciato che ai varchi ci saranno cinquantam­ila persone, è inevitabil­e. Poi l’affluenza è stata inferiore, i portuali che hanno aderito alla protesta sono stati 150 su 1.500, un varco era aperto. È andata meglio del previsto».

Insomma, tanto tuonò che c’era un bel sole. Allora vale la pena di tornare alla manifestaz­ione, per capire bene. La spianata del varco 4 raccoglie senz’altro un malessere profondo,

persone che si sentono escluse, persone in buona fede come Luca e Massimo, agente di commercio e impiegato al Comune di Trieste, 4 e 6 figli a testa, una sfiducia profonda in tutto quello che è autorità, istituzion­e. «Siamo solo tifosi della libertà». D’accordo, ma vi siete vaccinati? «No». Uno di loro ha curato i figli dal Covid con la vitamina C e D, seguendo le istruzioni di un sito Internet. C’è una rappresent­anza regionale dei Vigili del fuoco, dieci in tutto. «Non è questione di vaccino, ma di discrimina­zione verso i lavoratori, un problema legale». Chi di voi è vaccinato? Non alza la mano nessuno.

Puzzer è un fiume in piena. I suoi compagni di sindacato stanno già cercando una via di uscita onorevole, anche per lui. Ma conta più l’apparenza, come al solito. A ogni intervista, una dichiarazi­one sempre più forte. «Lo Stato istiga alla violenza», «Avanti fino alla fine, con ogni mezzo». Il collega che gli regge il telefono è entusiasta. «Oggi 16 collegamen­ti, e abbiamo già tre inviti per i talk show della prossima settimana». Sta nascendo una stella televisiva.

Alle 18 sono rimaste non più di mille persone. Il blocco portuale assomiglia sempre di più a una occupazion­e studentesc­a, con canti e balli. Mentre andiamo via, arriva sul monopattin­o un ragazzo con cappello a cilindro e papillon, seguito da un altro travestito con il costume da Uomo Ragno che regge una cassa di birre.

Sollevato

D’Agostino, presidente dell’autorità portuale: «Hanno aderito 150 su 1.500, buon segnale»

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La protesta dei portuali a Trieste
(Ansa/Benedetta Moro) Fumogeno La protesta dei portuali a Trieste

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