I dipendenti agli ingressi senza disagi «Ma in smart working si fa di più» Brunetta: «Ci siamo preparati bene»
Debuttano i controlli nella Pubblica amministrazione Anche il ministro negli uffici con il certificato verde
ROMA Sono bastati davvero pochi secondi: verifica del Qr code, misurazione della temperatura, passaggio del badge, apertura del tornello. E via così: niente file, assenza di stress, tutto molto rapido e professionale. Il debutto del green pass ieri mattina non ha sconvolto la vita dell’impiegato ministeriale romano. La scena più o meno è stata la stessa ovunque. Da Palazzo Vidoni in Corso Vittorio, dove ci sono gli uffici del Dipartimento della funzione pubblica, fino a via XX Settembre, dove sorge la città sterminata del ministero dell’Economia e delle Finanze. E così pure negli uffici dell’Agenzia delle Entrate fino al Tribunale immenso di piazzale Clodio. Chi si aspettava scene fantozziane, con gomitate tra gli statali per arrivare primi all’ingresso, si è dovuto ricredere. Per una volta la Pubblica Amministrazione ha dato prova di pura efficienza.
«Cosa dicevano sempre di noi? Che passavamo il tempo a bere caffè e cappuccini fuori dall’ufficio, giusto? — ride Cristian Spera, 48 anni, delegato Uil Pa, da 21 in servizio all’Agenzia delle Entrate nella sede di Tor Cervara —. Ebbene, il paradosso adesso è che si dice che il ritorno degli statali in ufficio, dopo tanto smart working, farà crescere il Pil di negozi e ristoranti presenti in zona. Lo sostiene perfino il ministro Brunetta...».
A proposito di Brunetta. Ieri mattina ha voluto dare l’esempio. Poco dopo le 8, varcato il portone del ministero a bordo dell’auto di servizio, ne è uscito a piedi subito dopo con in mano il telefonino per farsi controllare il green pass. Un saluto ai cinque dipendenti che erano in fila davanti alla portineria e poi anche lui ha affrontato lo scanner che misura la temperatura e accerta la validità del documento verde. Così, il tornello si è aperto e Brunetta ha mostrato orgoglioso ai cronisti il cellulare con il suo Qr code: «Ci siamo preparati bene, vedrete che non ci saranno problemi».
In effetti, il bilancio del primo giorno sembra positivo. Nessun disagio ai tornelli. «Lo scaglionamento delle entrate, tra le 7.30 e le 10.30, ha dato gli effetti sperati — continua Cristian Spera —. Sono arrivato alle 8.15 e non ho trovato fila, addirittura c’erano tre controllori all’ingresso solo per me».
«Io ho mostrato il green pass al mio direttore e sono entrata senza problemi — racconta Carmela Maraboti, 56 anni, cancelliera della Ia Sezione Penale del Tribunale di Roma —. Era il primo giorno, d’accordo, ma ormai ho acquisito dimestichezza. Già quest’estate insieme a mio marito esibivamo il green pass in vacanza per poter mangiare al ristorante. Insomma, si tratta di un documento con cui abbiamo imparato a convivere. Non solo. Col green pass in tasca pensi che stai facendo del bene agli altri, che stai contribuendo alla salute del prossimo, di chi ti sta vicino. E poi è una porta aperta, ti fa entrare dappertutto...».
La cancelliera è entusiasta, ma anche Paolo Falcone, 38 anni, coordinatore regionale Cgil per l’Agenzia delle Entrate e lui stesso impiegato presso la Direzione provinciale dell’ente in via Ippolito Nievo, a Trastevere, sottolinea «il senso di responsabilità» e di «appartenenza a una comunità di persone» che c’è dietro al green pass. «Stamattina dopo essere entrato in ufficio alle 9 senza problemi — continua Falcone — mi sono messo a lavorare tranquillo alla mia scrivania, però senza la mascherina perché in stanza ormai sono da solo: l’età media dei dipendenti pubblici infatti è molto alta e quando la gente va in pensione non viene più sostituita».
«Quello che non capisco — aggiunge Andrea Barone, 48 anni, impiegato alla Direzione centrale tecnologia e innovazione di via Giorgione, delegato Flp (Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche) presso il Mef e le Agenzie fiscali — è il motivo per cui il decreto Brunetta non abbia previsto l’obbligo di green pass anche per l’utenza. Oggi infatti chiunque può accedere liberamente nei nostri uffici: per fortuna gli impiegati che lavorano agli sportelli sono già super tutelati, i nostri protocolli di sicurezza sono rigidissimi e il green pass alla fine è solo una seccatura in più. Piuttosto, mi auguro che lo smart working finita la fase dell’emergenza rimanga anche dopo come elemento di sistema. Perché, malgrado le maldicenze, i dipendenti pubblici durante la pandemia hanno lavorato bene, anzi di più».
«Purtroppo — conclude Cristian Spera, il delegato Uil Pa — il graduale rientro dallo smart working sta già provocando un aumento notevole del traffico cittadino. Ho calcolato che per arrivare in ufficio ora impiego tra i 10 e i 15 minuti in più. E sono anche sicuro di una cosa: dopo i complimenti di questi giorni, ricominceranno presto le critiche. Ci vedranno al bar a bere il cappuccino e diranno che siamo degli scansafatiche».