Corriere della Sera

La lite per Eitan, la nonna in Israele denuncia per furto la zia italiana

Il tentativo di ostacolare il ritorno del bimbo

- Di Davide Frattini DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

GERUSALEMM­E La giudice ha ascoltato i testimoni per tre giorni di fila la settimana scorsa, fino a notte fonda e anche il sabato sera alla fine del giorno di riposo sacro per gli ebrei. I legali hanno presentato le memorie giovedì, ora il tribunale si è dato una settimana per decidere. Una procedura accelerata perché la vita di Eitan possa tornare per quel che è possibile a una piccola stabilità quotidiana.

Così gli strateghi che consiglian­o la famiglia Peleg, lato materno, hanno ideato un’altra mossa che toglie alla battaglia per l’affidament­o del bambino qualsiasi possibilit­à di compromess­o o intesa, un ultimo colpo per provare a dirottare — o almeno a rinviare — dove e con chi il bimbo di sei anni vada a vivere.

La nonna Esther Cohen Peleg (tutti la chiamano Etty, è la madre di Tal morta nell’incidente sul Mottarone) ha sporto denuncia alla polizia di Tel Aviv contro Aya Biran: sostiene — racconta il telegiorna­le del Canale 12 — che la zia paterna avrebbe rubato gioielli, un tablet e macchine fotografic­he dall’appartamen­to dei genitori di Eitan (il padre Amit, anche lui scomparso nella strage del 23 maggio, è fratello di Aya) e che avrebbe usato il loro computer e i telefonini illegalmen­te. La accusa anche di aver utilizzato i soldi raccolti con il crowdfundi­ng in Italia per l’assistenza legale invece che per le cure psicologic­he a Eitan. L’obiettivo sembra chiaro: gli avvocati della famiglia Biran — che respingono la denuncia come infondata — si sono rivolti alla Corte per la famiglia a Tel Aviv e hanno chiesto che applichi la Convenzion­e de L’Aia e ciò che prevede sul sequestro di minori: Eitan è stato portato in Israele l’11 settembre dal nonno materno Shmuel, ex

marito di Esther, su un volo privato via Lugano senza avvertire e avere avuto il consenso di Aya che è tutrice legale del bimbo dopo una decisione del tribunale italiano.

Su questo punto — spiegano gli analisti locali — è difficile che la giudice Iris Ilotovich Segal non dia ragione ai Biran. Ecco allora la denuncia alla polizia contro Aya che rischiereb­be di non poter lasciare il Paese con un’indagine in corso, mentre tra le richieste al tribunale di Tel Aviv c’è il ritorno immediato di Eitan in Italia con lei.

I Peleg e i loro consulenti cercano di controllar­e la narrativa attorno alla storia. È stato il nonno Shmuel — indagato in Italia per sequestro di persona e interrogat­o anche dalla polizia israeliana — ad andare in tv per una lunga intervista in cui ha detto di aver portato via il nipote «dopo aver perso la fiducia nella giustizia italiana». Ancora più pesante la nonna Etty che uscita dal tribunale ha urlato: «L’Italia ha ucciso mio padre, mia figlia e l’altro mio nipote, adesso non può prendersi Eitan». In queste settimane il piccolo ha passato metà del tempo a casa del nonno — «è felice e non vuole andarsene» ha detto lui — e metà con Aya che è arrivata da Travacò Siccomario, provincia di Pavia — dove il bambino è cresciuto, è anche cittadino italiano — per partecipar­e alle udienze e stargli vicino. Prima di questa condivisio­ne il fratello di Aya era riuscito a vederlo una volta: i legali dei Biran avevano dichiarato che Eitan «era in buona salute» ma che era in atto «un lavaggio del cervello» da parte dei Peleg.

 ?? ?? Tutrice legale Aya Biran Nirko (al centro), zia paterna di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravviss­uto dell’incidente del Mottarone (Epa)
Tutrice legale Aya Biran Nirko (al centro), zia paterna di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravviss­uto dell’incidente del Mottarone (Epa)

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