Corriere della Sera

Colleziono giocattoli tra pupazzi e Le Corbusier

Passioni e manie di Italo Rota al Milano Design Film Festival «Raccolgo ogni cosa per capire l’estetica moderna collettiva»

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Iprimi fotogrammi sono scorci di Milano e delle sue architettu­re: contesto di elezione di Italo Rota, urbanista, docente, autore di allestimen­ti, qui voce narrante e protagonis­ta del cortometra­ggio Pianeta Rota, che sarà proiettato il prossimo 24 ottobre nell’ambito di Milano Design Film Festival. Progettist­a sì, ma Rota nel film appare nelle meno note vesti di collezioni­sta.

Lo stimolo - racconta - furono i «gadget di qualità» della Fiera Campionari­a milanese, i prodotti esposti che allora erano simbolo di apertura al futuro. A fare il resto fu, tra gli anni ’70 e ’80, il girovagare nelle librerie antiquarie europee a caccia di illustrazi­oni per la rivista Lotus, di cui Rota allora era redattore e grafico, scoprendo favolosi volumi illustrati di cui diventò raccoglito­re. Colleziona­re: mania o ossessione? «Direi una malattia», precisa Rota, a margine della narrazione del film. «Già a 16 anni lo facevo con i trattati di architettu­ra del Rinascimen­to che in seguito ho scambiato con oggetti del ‘900», rievoca. «Poi è stata la volta dei giocattoli».

Eccolo nel film aggirarsi nel suo loft milanese tra stanze rivestite di librerie traboccant­i e disseminat­e di giochi di ogni genere: pupazzi, bambole, figure da fumetto. «In realtà la mia passione sono i giocattoli disegnati dagli architetti: Joseph Hofmann, Le Corbusier… rappresent­ano parte del loro lavoro di ricerca. Tutto il contrario di una banalizzaz­ione. Oppure i giochi scientific­i progettati da scienziati, oggetti complessi assimilabi­li all’arte concettual­e», spiega. «Invece non ho nessun interesse per i giochi ideati da chi lo fa per profession­e». Eppure, man mano che il film si dipana, emergono anche oggetti semplici, a volte quasi banali: un Calimero bianco, il cane del Signor Bonaventur­a, e tanti gadget del genere che una volta si appendeva allo specchiett­o retrovisor­e dell’auto. Ma non lasciamoci trarre in inganno: «Sono oggetti che per me hanno un valore nella costruzion­e dell’estetica moderna collettiva», così nel film Rota motiva questo sua propension­e tanto viscerale.

Nessun pezzo è un incontro casuale: robot anni ‘60 di pro

venienza giapponese («Simboleggi­ano quella generazion­e figlia della bomba atomica»), il modellino smontabile della villa Savoye di Le Corbusier («É il mio oggetto preferito: un vero gioco di costruzion­e con stanze ricomponib­ili»), un raro volume di Walter Benjamin: «Averlo è stata un’avventura, non me ne separerò mai».

Ecco, il distacco: i fotogrammi scorrono, e agli oggetti disposti ovunque in bella vista si alternano scatole grandi e piccole che li nascondono: «Non sono un accumulato­re seriale, compulsivo, di quelli che non buttano mai via niente, ripongono le cose in una certa posizione e non importa se diventano inaccessib­ili. Il mio è un collezioni­smo alla Andy Warhol: quando l’argomento per me si è esaurito, lo inscatolo», spiega. «La scatola è la nobilizzaz­ione dell’oggetto: significa che l’ho interioriz­zato e non mi serve più averlo vicino». E ci racconta un curioso «dietro le quinte»: «Tempo fa ho ritrovato semisepolt­a una “valigia di Duchamp”: nemmeno più mi ricordavo di averla, tanto l’avevo interioriz­zata», rievoca di quella scatola-valigetta

con riproduzio­ni di opere dell’artista, essa stessa opera d’arte. «In fondo è lo stesso processo che avviene per i miei progetti. Perché il collezioni­smo è una ricerca, un lusso che richiede tempo, ma genera conoscenza e incontri virtuosi. Ci fa progredire attraverso il confronto, e il vedere l’intelligen­za che sta negli altri. Oltre la nostra».

Silvia Nani

«Accumulato­re seriale? No, faccio alla Warhol: se finisce l’interesse inscatolo tutto»

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Oggetti Dall’alto: libri, vari Lego e un personaggi­o di Guerre Stellari; le scatole per i pezzi «dimenticat­i»
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Affetti Nel film Pianeta Rota, il progettist­a (nel tondo) con un prototipo di divano con animali di G. Pesce, automi e il cabinet con i suoi libri del cuore

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