Corriere della Sera

GLI OBIETTIVI DI AZIONE: FORMULA URSULA CON DRAGHI

Le idee

- Di Carlo Calenda

Nessuno si domanda se il presidente del consiglio sia di destra o di sinistra. La politica trasfigura­ta da arte di governo a arte del rumore continua invece a «posizionar­si»

Caro direttore, esiste un disvalore comune tra populisti e sovranisti: la negazione dei doveri associati ai diritti. Da qui nascono il reddito di cittadinan­za, quota 100, i tamponi gratis, l’Alitalia pubblica (e morta), l’Ilva miracolosa­mente trasformat­a in un’acciaieria verde etc.

Allo Stato, presentato come entità separata e in molti casi nemica dei cittadini, si chiede tutto, ma non si dà nulla, a partire dal pagamento delle tasse. Massimo grado di libertà individual­e e massimo grado di intervento dello Stato. In questo «paese dei balocchi» la frase più utilizzata è «lo Stato deve». Questa favola ha vissuto un nuovo momento di gloria con la pandemia e la pioggia di soldi europei. Un supporto straordina­rio destinato a finire (l’intervento straordina­rio della BCE) o a rischio di non arrivare, stante i tempi di implementa­zione del Pnrr.

Nel tempo la crisi della politica è diventata crisi di tutta la classe dirigente. Sindacati che chiedono ogni cosa e sembrano solo interessat­i ad essere convocati a tavoli infiniti; media che mettono in scena ogni giorno la morte dell’informazio­ne trasformat­a in cronaca, dando spazio agli estremisti e presentand­o tutte le possibili teorie del complotto; magistratu­ra screditata da meccanismi di funzioname­nto malati e inchieste assurde; imprendito­ri che riescono raramente a diventare grandi protagonis­ti decisivi nello sviluppo del paese; cittadini che votano come fossero spettatori del Grande Fratello.

Questo sfascio è coperto da tonnellate di retorica, luoghi comuni, finti conflitti, alleanze improbabil­i, patti sul nulla e proposte irrealizza­bili.

Ci piace Draghi perché è il contrario di quello che votiamo, leggiamo sui giornali, scriviamo sui social e vediamo in TV. Nessuno si domanda se Draghi sia di destra o di sinistra. Sappiamo che ha una matrice liberal socialista, riformista e pragmatica; e tanto basta. La politica trasfigura­ta da arte di governo a arte del rumore continua invece imperterri­ta a «posizionar­si», spostando continuame­nte il confine tra destra e sinistra a suo uso e consumo. Un esempio: prima del ballottagg­io a Roma ero «il candidato della Lega», immediatam­ente dopo, quando servivano i voti presi dalla nostra lista, sono tornato ad essere parte del «campo largo» del centro sinistra.

Sappiamo già che alla prossima tornata elettorale tutto tornerà come prima. Ci chiederann­o di votare contro i fascisti o contro i traditori della patria. Siamo sempre lì.

Ci chiedono ossessivam­ente «dove si colloca Azione»? Il centro con Renzi, Brugnaro e Toti? Oppure il nuovo Ulivo, Calenda,

Letta, Conte, Grillo e Fratoianni. Nessuno dei due progetti ci appassiona. Dimentichi­amo un fatto: sovranisti e populisti sono cresciuti anche perché hanno fatto politica. Sono andati a prendersi i voti sul territorio, elaborando e presentand­o un nuovo (detestabil­e) pensiero politico. Popolari, socialdemo­cratici, liberali e verdi sono rimasti fermi a barcamenar­si tra incoerenza e impotenza. Vecchi, polverosi, intimiditi e senza mai un guizzo. L’arrocco perpetuo ha finito per sottomette­rli a populisti e sovranisti.

Azione farà un percorso diverso. Lo stesso che a Roma ha portato la nostra lista ad essere la prima nella città. Serietà, lavoro duro, idealismo e coraggio non sono valori naïf, di chi non riconosce che la politica è «sangue e merda», ma elementi necessari alla rifondazio­ne della politica quando la politica necessita di essere rifondata. E dunque basta alleanze folli, proposte inattuabil­i, evocazioni strumental­i del fascismo o della patria, tatticismi, mosse del cavallo.

A tutto questo polveroso arsenale contrappor­remmo un linguaggio diretto e un comportame­nto coerente per raccoglier­e i consensi che servono a staccare socialdemo­cratici, popolari e liberali dall’abbraccio mortale con populisti e sovranisti. L’obiettivo è quello di arrivare alla stessa coalizione che sostiene la Commission­e europea, possibilme­nte con Draghi ancora presidente del Consiglio dopo il ‘23. Sappiamo che è una sfida culturale prima che politica e come tale impervia e lunga. Le nostre porte sono aperte a chi, dentro la politica e dalla società civile, vorrà unirsi a questo progetto. Ma da questa posizione non ci muoveremo. Se vale la pena fare politica, politica deve essere.

Dove ci collochiam­o? La nostra strategia Tutti ce lo chiedono. Il Staccare popolari, liberali centro oppure il nuovo e socialdemo­cratici Ulivo? Nessuno dei due dall’abbraccio mortale progetti ci appassiona con populisti e sovranisti

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