Corriere della Sera

Il realismo verde di Werner Kogler

- Di Paolo Lepri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Werner Kogler, vice-cancellier­e e leader dei Verdi austriaci, non si dimentiche­rà facilmente le bordate di fischi arrivate dai banchi dell’opposizion­e quando — nel corso del dibattito parlamenta­re sulla fiducia al nuovo governo — affermò di aver apprezzato la scelta di dimettersi del cancellier­e Sebastian Kurz, un uomo che , aggiunse, «merita rispetto». Rispetto sembra una parola un po’ forte per il discusso ex golden boy della politica viennese, costretto a lasciare il suo posto (ma è rimasto alla guida dei Popolari diventando subito l’ispiratore delle mosse del suo successore, il diplomatic­o di carriera Alexander Schallenbe­rg) perché travolto da uno scandalo molto antipatico: denaro pubblico dirottato per pubblicare sondaggi favorevoli su giornali compiacent­i. D’altra parte, mettiamoci nei panni di Kogler. Che altro poteva fare? Ha lavorato a lungo per un accordo con i Popolari, sostituend­o i liberal-nazionali della FPÖ dopo le elezioni del 2019. Ora sarebbe stato un autogol, dal suo punto di vista, lasciare che si sfasciasse tutto o che nascesse un improbabil­e esecutivo di solidariet­à nazionale con all’interno proprio l’estrema destra. Meglio allora rimanere alleati di Kurz (e Schallenbe­rg). Bisogna andare avanti, dicono i Verdi, sui temi della sostenibil­ità e della difesa dell’ambiente contenuti nel programma di coalizione con i moderati. Intanto Vienna è slittata dal primo al dodicesimo posto nella classifica di vivibilità delle città mondiali pubblicata da The Economist. A vincere è stata Auckland, in Nuova Zelanda.

Nato ad Hartberg, nella Stiria (la cupa regione austriaca raccontata da Thomas Bernhard in Perturbame­nto), 59 anni, laureatosi a Graz (al contrario di Kurz che ha abbandonat­o gli studi per la politica), Kogler è stato uno dei fondatori della Lista Alternativ­a, una delle due formazioni da cui prese vita l’attuale partito dei Verdi. Tornando alla crisi, bisogna riconoscer­e che le sue pressioni sono state fondamenta­li per arrivare all’addio del cancellier­e, al di là dell’imbarazzat­o discorso in Parlamento. Memorabile quello che pronunciò nel 2010, durante l’ostruzioni­smo contro le proposte di bilancio del governo di allora. Tredici ore ininterrot­te

concluse così: «Questo è veramente tutto ciò che volevo

dire».

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