Il realismo verde di Werner Kogler
Werner Kogler, vice-cancelliere e leader dei Verdi austriaci, non si dimenticherà facilmente le bordate di fischi arrivate dai banchi dell’opposizione quando — nel corso del dibattito parlamentare sulla fiducia al nuovo governo — affermò di aver apprezzato la scelta di dimettersi del cancelliere Sebastian Kurz, un uomo che , aggiunse, «merita rispetto». Rispetto sembra una parola un po’ forte per il discusso ex golden boy della politica viennese, costretto a lasciare il suo posto (ma è rimasto alla guida dei Popolari diventando subito l’ispiratore delle mosse del suo successore, il diplomatico di carriera Alexander Schallenberg) perché travolto da uno scandalo molto antipatico: denaro pubblico dirottato per pubblicare sondaggi favorevoli su giornali compiacenti. D’altra parte, mettiamoci nei panni di Kogler. Che altro poteva fare? Ha lavorato a lungo per un accordo con i Popolari, sostituendo i liberal-nazionali della FPÖ dopo le elezioni del 2019. Ora sarebbe stato un autogol, dal suo punto di vista, lasciare che si sfasciasse tutto o che nascesse un improbabile esecutivo di solidarietà nazionale con all’interno proprio l’estrema destra. Meglio allora rimanere alleati di Kurz (e Schallenberg). Bisogna andare avanti, dicono i Verdi, sui temi della sostenibilità e della difesa dell’ambiente contenuti nel programma di coalizione con i moderati. Intanto Vienna è slittata dal primo al dodicesimo posto nella classifica di vivibilità delle città mondiali pubblicata da The Economist. A vincere è stata Auckland, in Nuova Zelanda.
Nato ad Hartberg, nella Stiria (la cupa regione austriaca raccontata da Thomas Bernhard in Perturbamento), 59 anni, laureatosi a Graz (al contrario di Kurz che ha abbandonato gli studi per la politica), Kogler è stato uno dei fondatori della Lista Alternativa, una delle due formazioni da cui prese vita l’attuale partito dei Verdi. Tornando alla crisi, bisogna riconoscere che le sue pressioni sono state fondamentali per arrivare all’addio del cancelliere, al di là dell’imbarazzato discorso in Parlamento. Memorabile quello che pronunciò nel 2010, durante l’ostruzionismo contro le proposte di bilancio del governo di allora. Tredici ore ininterrotte
concluse così: «Questo è veramente tutto ciò che volevo
dire».