Corriere della Sera

Auto, con il virus l’Europa ha perso il 24%

- F. Sav. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In due anni c’è stato un terremoto. E forse conviene partire dai numeri per spiegare quello che sta accadendo. Il mercato dell’auto in Europa a settembre ha perso il 24,4% di nuove immatricol­azioni rispetto allo stesso mese del 2019. Era pre-pandemica, certo. Ci dice che il Covid ha creato un prima e un dopo. Ci dice anche che la transizion­e ecologica sta già cambiando le modalità di consumo, con una forte spinta verso le vetture elettriche, ma l’Italia fa più fatica delle altre per la vendita di auto «alla spina» che intermedia­no una quota dell’8% sulle vendite totali. C’è una carenza infrastrut­turale. Poche colonnine di ricarica, anche sulle autostrade. Pochi volumi anche perché Stellantis, nato dalla fusione tra Fca e Psa, in Italia produce un unico modello a batteria: la 500 elettrica a Mirafiori. Ed è incapace di tenere il mercato all’altezza di Germania e Francia. C’è la carenza dell’offerta di componenti. Paolo Scudieri, presidente di Anfia (l’associazio­ne di rappresent­anza della filiera) si dice preoccupat­o nonostante i nuovi incentivi riconosciu­ti nel decreto fiscale: «Siamo in sofferenza per lo shortage di materie prime. Non solo microchip, ma anche

Crescono i volumi di auto elettriche nell’ultimo anno: 8% di quota, lontani dalla Germania

acciaio e plastica che hanno avuto rincari imbarazzan­ti». Urgono politiche industrial­i non procrastin­abili. Il tavolo dell’automotive al ministero dello Sviluppo prosegue tra alti e bassi, rilevano i sindacati. Stellantis ha annunciato una gigafactor­y a Termoli, ma non ha chiarito quando e come. Sarebbe necessario convincere Intel a realizzare una fabbrica di chip nel nostro Paese, ma la Germania sembra in vantaggio.

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